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Basket, John Holland costretto a scappare da un’altra guerra: dopo Kazan, la fuga da Tel Aviv

Da una guerra a un’altra guerra. La vita recente di John Holland ha avuto un filo conduttore amaro: prima il conflitto rosso-ucraino, poi quello israelo-palestinese. Cosa è successo al giocatore di basket

Pubblicato:

Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Da una guerra a un’altra guerra. Da una bomba a un’altra bomba. Che strana la vita, specialmente quella di John Holland. Attaccata con una furia ceca dalla malasorte, che s’è avvinghiata alle calcagna del nativo del Bronx, che a 35 anni da compiere il prossimo 6 novembre si trova di nuovo immischiato in una storia più grande di lui.

Perché c’è evidentemente un filo che collega Kazan e Tel Aviv, le città dove la guardia uscita dall’Università di Boston aveva deciso di spendere gli ultimi anni di un’onesta carriera in giro per l’Europa, con una rimpatriata in NBA sull’asse Celtics (appena una presenza) e Cavaliers (25 volte sul parquet nell’ultima stagione di LeBron a Cleveland, cioè 2017-18).

Guerra israelo-palestinese e sport

La guerra è un peccato originale. Sempre. A prescindere. Non risparmia nessuno. Stiamo purtroppo annoverando numerosi casi in cui anche gli sportivi in attività sono chiamati a fare i conti con il recente conflitto israelo-palestinese: storie trasversali, che abbracciano numerose discipline e che rischiano di arginare il corso della stessa attività professionale.

Dal portoghese del Maccabi, Kikko Bondoso alla drammatica testimonianza di Gabriel Burstein, che vive al confine con l’orrore.

Dal commosso messaggio di Mariano Bareiro, fuggito dalla guerra all’odissea del nazionale boliviano scappato dall’orrore.

A questi racconti intensi e drammatici a un tempo, si aggiunge ora quello di John Holland

La guerra in Ucraina e l’Unics Kazan

Quando scoppiò la guerra in Ucraina, John militava nell’Unics Kazan, e fu costretto a cambiare squadra proprio per via dei ban imposti dalle federazioni internazionali alle squadre russe (andò in Turchia, al Bursaspor).

Adesso, appena poche settimane dopo essere sbarcato all’Hapoel Tel Aviv, ecco la nuova doccia fredda: lo scoppio del conflitto in territorio israeliano potrebbe nuovamente obbligare Holland a cambiare campionato. Anche perché stavolta, a differenza di quel che accadde 18 mesi fa, la guerra non è quella di cui si legge nei giornali e che si poteva poi toccare con mano nel carrello della spesa (come successo al popolo russo). Stavolta la guerra è reale: le bombe, il giocatore statunitense, le sente per davvero.

Senti le bombe e hai paura di sapere

Lo ha raccontato in un messaggio postato su Instagram, col quale ha espresso tutta la propria preoccupazione per un conflitto che potrebbe realmente sfociare in qualcosa di mai visto prima.

Questa è la seconda guerra in cui mi ritrovo. Ero in Russa quando hanno invaso l’Ucraina, ma è stato un po’ diverso, perché non sentivi sirene o cose del genere, a parte constatare il calo del prezzo del rublo. Qui invece sento proprio le bombe ed è qualcosa di pazzesco. Le senti e hai paura di sapere quando arriverà la prossima, e soprattutto dove potrà cadere.

Holland ha spiegato anche come la popolazione locale sia stata istruita in caso di attacco prolungato da parte di Hamas.

Abbiamo ricevuto molti avvisi per andare al rifugio. Le strade chiaramente sono vuote, non passa nessuno perché nessuno esce di casa. È una situazione inquietante e no, non sto mentendo.

Il permesso di abbandonare il Paese

L’Hapoel e tutte le formazioni israeliane dei vari campionati professionistici, hanno dato il permesso ai loro giocatori di abbandonare il Paese, con la promessa di incontrarsi fuori dai confini nazionali.

Il Maccabi, impegnato in Eurolega (stasera avrebbe dovuto affrontare l’Olimpia Milano al Forum), ha già provveduto a spostare tutta la squadra e il relativo staff di tecnici e collaboratori a Cipro, e sta valutando dove disputare le gare interne (il Partizan di Belgrado s’è proposto per mettere a disposizione della squadra israeliana strutture di allenamento e impianto di gioco).

L’Hapoel probabilmente farà altrettanto, anche perché è impegnata in EuroCup (giocherà martedì sera al Taliercio di Venezia) e sta valutando dove spostarsi per poter proseguire almeno la stagione europea.

La carriera di John Holland

John Holland è arrivato all’Hapoel lo scorso luglio, reduce da una stagione vissuta alla Stella Rossa dove ha disputato in Eurolega 10 minuti di media a partita a 3.6 punti (4.6 nella Lega ABA).

La sua carriera, dopo una buona avventura NCAA con i Boston Terriers, è subito proseguita in Europa in una sorta di tour dei maggiori campionati continentali: ha giocato a Roanne e Gravelines (Francia), Siviglia (spagna), Besiktas e Bursaspor (Turchia), Hapoel Gerusalemme e Tel Aviv (Israele) e Stella Rossa (Serbia).

Il ritorno a Portorico e l’Nba

In mezzo c’ha messo anche un ritorno alle origini, cioè a Porto Rico (la terra dove è nata la madre), indossando le maglie di Santeros de Aguada, San Miguel Beermen e Cariduros de Fajardo, e pure una puntata verso Est, cioè in Cina, con i Beijeng Ducks.

La sua carriera in NBA è stata abbastanza lunga se si considera il tempo in cui i suoi “diritti” sono appartenuti a una franchigia (prima San Antonio, poi Boston, poi Cleveland e infine di nuovo San Antonio), ma ha raccontato per lo più di esperienze in G-League con le maglie dei Canton Charge (oggi Cleveland Charge), la squadra di sviluppo di Cavaliers, e gli Austin Spurs.

Palmares e bacheca

In carriera ha vinto un campionato e una coppa serba (con la Stella Rossa) e una coppa d’Israele con l’Hapoel Gerusalemme nel 2020.

Con la nazionale portoricana ha preso parte ad alcune edizioni dei campionati americani, ma mai nelle rassegne internazionali. Adesso però John vuole capire che cosa ne sarà del suo futuro a breve scadenza: probabile che già in queste ore possa abbandonare Israele al pari dei suoi compagni di squadra, senza sapere però che cosa riserverà loro l’avvenire.

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