Alla fine tutto è andato secondo previsioni: la festa di Milano per il titolo numero 31, i rimpianti di Bologna per una finale che ha preso la via di casa Olimpia quando tutto a un certo punto lasciava presagire un epilogo diverso. Ma i valori, quelli emersi sul campo, non hanno lasciato spazio a tante recriminazioni: troppo più lunga, profonda e (forse) talentuosa l’EA7 per pensare di poter lasciare strada a una Virtus che pure ha venduto cara la pelle, dovendo però scontrarsi prima o poi con i propri limiti. Quei limiti che per lunghi tratti della stagione Luca Banchi ha mirabilmente nascosto, ma che nei momenti decisivi della serie (e in generale della stagione) sono venuti fuori senza troppi fronzoli.
- La rivincita di Messina: alla fine la stagione l'ha salvata
- Mirotic, ma non solo: ecco i veri obiettivi di Milano
- Bologna, c'è un roster da ricostruire (e ringiovanire)
- L'accusa di Banchi: "Noi, penalizzati in tutta la serie"
La rivincita di Messina: alla fine la stagione l’ha salvata
Ha vinto Milano, ed è un sollievo anche per Ettore Messina. Che sulla graticola c’è stato per buona parte del cammino, pur nutrendo la viva speranza che il finale sarebbe stato degno della storia e del blasone del club. Quanto sono lontane adesso le polemiche di fine 2023, con le dimissioni annunciate e poi ritirate all’istante, condite anzi dall’annuncio del prolungamento dell’accordo nelle vesti di President of Basketball Operations.
Difficile che qualcuno possa rimuovere Ettore dalla poltrona: i conti alla fine li ha fatti tornare, anche se per qualcuno lo scudetto era l’obiettivo base, il minimo sindacale per “salvare” la stagione. Che per Milano ha raccontato tante tribolazioni: il balletto sul play prima, gli infortuni di Mirotic e Shields poi, la mancata qualificazione alla post season in Eurolega e pure le sconfitte (nette) in Supercoppa e Coppa Italia. Restava lo scudetto con ancora di salvataggio e l’Olimpia ha saputo sfruttare l’occasione. Anche perché chi era stato chiamato per fare la differenza nel frattempo ha deciso di entrare in scena.
Mirotic, ma non solo: ecco i veri obiettivi di Milano
Nikola Mirotic era il colpo col quale Milano aveva deciso di mandare un messaggio al resto del continente. Ma in Europa l’ex Barcellona ha fatto flop (anche per colpe non sue), mentre in Italia s’è ritrovato al momento opportuno. Giusto attribuirgli il titolo di MVP delle LBA Finals: quanto fatto nelle due serate milanesi è stato qualcosa che a queste latitudini si vede raramente, due prove di puro talento per ribadire al mondo intero che, se il fisico regge, Mirotic sa essere devastante contro qualsiasi difesa. Il montenegrino ha preso per mano la squadra al momento opportuno e l’ha portata verso un comodo abbrivio.
Il fatto che però l’Olimpia vada verso una mezza rivoluzione di mercato (in arrivo il gigante Nebo e il playmaker Dimitrijevic) testimonia che molte cose dovranno cambiare per far rendere al meglio un concentrato di talento indiscusso (si pensi a Shields, Hall e Napier) con pretoriani scelti (Melli su tutti) e onesti gregari che sanno il fatto loro (Flaccadori docet). Se poi dovesse tornare anche Danilo Gallinari, allora l’asticella si alzerà ancora di più.
Bologna, c’è un roster da ricostruire (e ringiovanire)
La Virtus non esce ridimensionata dalla finale persa (la terza consecutiva: paradossalmente Bologna ha vinto quella nella quale partiva più sfavorita nel pronostico, ovvero la prima delle 4 messe in fila), ma di sicuro quanto visto nella serie dimostra che il gap con Milano c’è.
Shengelia ha toppato gara 4, seppur prima ha fatto cose che non sempre si vedono a queste latitudini. Belinelli sconta le 38 primavere e non può essere sempre e solo l’uomo che risolve problemi, mentre Lundberg e Cordinier hanno dimostrato di meritare fiducia, ma di non poter risolvere da soli certe questioni. A livello di roster, si sapeva che l’Olimpia fosse superiore: aver buttato via gara 1 al supplementare ha reso il cammino della Virtus troppo impervio e ha finito per offrire all’EA7 il modo per volgere le cose a proprio favore.
L’accusa di Banchi: “Noi, penalizzati in tutta la serie”
Luca Banchi in questa annata ha dato un volto a una Virtus uscita con le ossa rotte dalla vicenda Scariolo. E in coda alla serie che ha assegnato lo scudetto ha ammesso di essersi sentito un po’ vessato dagli arbitraggi, sebbene fosse il primo a sapere che più di così era difficile fare. “Siamo stati penalizzati un po’ in tutta la serie, ma ci siamo battuti con grande orgoglio e possiamo dire di uscire a testa alta. Non si possono misurare il talento, la dedizione e il sacrificio soltanto in presenza delle vittorie: ai miei ragazzi dirò sempre grazie per essere riusciti a farmi vivere una stagione lunghissima, che pare essere durata 10 anni anziché 9 mesi”.
Parole che qualcuno interpreta come un segnale di addio (in Europa c’è la fila per prendere Banchi), ma la Virtus sarà comunque chiamata a fare scelte importanti: il rinnovo della sponsorizzazione Segafredo è il segnale che c’è voglia di continuare a competere. Anche se colmare il gap con Milano diventerà sempre più complicato.