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Basket NBA, LeBron James compie 39 anni: l'uomo che ha "fermato" il tempo non ha ancora finito il lavoro

LeBron James festeggia 39 anni nella stagione in cui viaggia a 25 punti di media a partita, puntando a mettersi al dito il quinto anello. E sognando di giocare con Bronny

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per le statistiche avrebbe dovuto essere sotto terra da un bel po’ (parole sue). Gli déi del basket, però, per lui avevano in serbo dell’altro. Ad esempio erigerlo a monumento vivente, perché di atleti come LeBron Raymone James in giro per la galassia se ne vedono pochini. Il degno erede dei Micheal Jordan e Kobe Bryant, giocatori che come il “prescelto” di Akron hanno saputo stimolare la fantasia degli appassionati e portare la pallacanestro a un livello superiore. Icone senza tempo che pure, nel caso di LeBron, il tempo sembrano averlo “intrappolato”, quasi “rapito”, in una sorta di instant classic che invero fa pare del presente, e chissà per quanto ancora andrà avanti.

A 39 anni macina record ogni giorno che passa

Le 39 candeline sulle quale LeBron soffia in queste ore stridono con i numeri che ogni sera manda a referto. Chiaro che in NBA un atleta di questo calibro non s’era ancora visto: a un anno esatto dall’ingresso ufficiale nel mondo degli anta, quando il 99% dei colleghi è già sbarbato in qualche resort o comunque lontano dai riflettori dei parquet NBA, lui continua a sfornare numeri che ne esaltano non soltanto la classe (indiscussa), ma che ne valorizzano la cura maniacale dei dettagli, con quel corpo scolpito da fare invidia a schiere di 20enni.

LeBron è come un vino che più invecchia e più diventa buono: nella sua 21esima stagione nella lega viaggia a 25.1 punti a partita (18esimo assoluto), 7.6 rimbalzi (il 30esimo) e 7.4 assist (nono assoluto), tirando col 53,9% dal campo nei 34 minuti a serata in cui coach Darvin Ham lo tiene in campo. E poche settimane fa ha alzato il primo In-Season Tournament della storia NBA, tanto per mettere la firma su un altro record, dopo che a fine novembre ha abbattuto il muro dei 39.000 punti realizzati in carriera e dopo che ha una striscia aperta di 1.180 gare nelle quali ha segnato almeno 10 punti a partita.

LeBron, il leader anche fuori dal campo

Quando il 30 dicembre 1984 nacque ad Akron, probabilmente soltanto mamma Gloria sapeva quale fosse il padre. Un mistero che aleggia ancora oggi, sebbene non è dato sapere se LeBron sappia realmente da chi abbia ereditato i geni. Chiunque esso sia, una sterminata platea di appassionati gliene sarà grata eternamente. Perché James ha saputo portare l’NBA in un’altra dimensione, raccogliendo il testimone da MJ e poi da Bryant, col quale ha condiviso il primo decennio di carriera.

Se i record ottenuti sul campo li conoscono tutti (4 titoli NBA, 4 titoli di MVP delle Finals, 4 titoli di MVP della regular season, due medaglie d’oro olimpiche e un mondiale con Team USA), quelli fuori magari sono meno noti, ma non meno rilevanti. Anzi, forse rifulgono ancor più di luce propria pensando a quanto LeBron abbia saputo fare per tanti bambini e tante famiglie che faticano ad arrivare a fine mese.

Ha creato una fondazione, la LeBron James Family Foundation, e ad Akron dal 2018 c’è pure una scuola, la “I Promise School”, dove ogni studente può studiare gratuitamente. Sostiene numerosi associazioni di beneficienza, è attento ai problemi delle minoranze e non s’è mai tirato indietro quando c’è stato da far sentire la propria voce, anche nelle questioni razziali e contro alcune politiche restrittive nei confronti delle minoranze. Ha saputo trasportare il suo essere leader in campo anche fuori dall’arena, divenendo un punto di riferimento per milioni di persone, col basket che è diventato il pretesto per aprire gli occhi sui veri problemi dell’America.

L’ultimo grande desiderio: giocare in NBA con Bronny

LeBron, come tutti i grandi personaggi che fanno parte della cultura a stelle e strisce, spesso e volentieri sa essere anche divisivo. Ma rimane una certezza in un mondo costellato da precarietà e ingiustizia. Qualcuno ha prefigurato per lui un futuro in politica: c’è chi è pronto a scommettere che un giorno correrà anche per la Casa Bianca, ipotesi che nel 2018 non scartò a priori, quando però si era in piena era Trump (di cui è nemico giurato).

Per ora però il mondo si accontenta di vederlo dispensare ancora palloni e scuotere la retina, sperando che non arrivi mai il giorno in cui i riflettori si spegneranno anche per lui. Che spera di vedere esaudito un ultimo grande desiderio: condividere lo spogliatoio con il figlio Bronny, che sogna di diventare un giocatore NBA, anche se dopo il grande spavento del luglio scorso (quando fu vittima di un improvviso arresto cardiaco durante un allenamento) la prospettiva oggi è un po’ più lontana (intanto s’è rimesso in forma e ha esordito in NCAA, poi più avanti si vedrà).

Dovesse riuscirci, LeBron diventerebbe oltremodo una leggenda del gioco. Ci sarebbe poi la voglia di mettersi un altro anello al dito (4 sono pochi, pensando alle 9 finali disputate), ma quella è un’altra storia. E dopotutto sono anche le sconfitte a fare grande un giocatore. Anche su questo, nessuno sarà mai con LeBron Raymone James.

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