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Bonucci e la causa alla Juventus, la moglie Martina Maccari rompe il silenzio sui social

Anche lei ha deciso di esporsi, a suo modo, per esprimere sofferenza e disillusione rispetto alla separazione dalla Juventus del marito, già al centro di un rapporto difficile con mister Allegri

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Martina Maccari conosce e sa valorizzare le parole. Forse anche per la sua capacità, indubbiamente profonda e non banale, di saper decifrare gli avvenimenti che ha attraverso in questi anni, con e insieme a suo marito Leonardo Bonucci e ai loro figli che quanto ha scritto risulta tumultuoso, sofferto.

Ma anche denso dello stupore mischiato alla rabbia di chi avverte decisioni subite, quali inevitabili e altrettanto ingiuste.

Juve, la causa di Bonucci e il post della moglie Martina

Bonucci ha deciso di intentare causa alla Juventus, ed è noto. Mentre sua moglie Martina ha affidato ai social la sua personale riflessione su quel che è stato e che ne ha ricavato.

“Cosa ci rimane quindi? Nemmeno un squallido, ultimo abbraccio. È in una mattina di pioggia torinese che dovevo venirti a guardare. Perché guardarti mi fa credere che per un momento, forse, tu possa sentirmi. 13 anni. Per tredici lunghi anni Tu ed Io siamo state Amiche. E Tu lo sai. Di quelle che una è più grande e una è più piccola, una è amata da tutti e l’altra deve invece faticare per trovare il suo spazio. Amiche trascinate per passione, anche all’antagonismo. Amiche che non si scelgono ma che la vita avvicina, chissà per quale strano disegno… Tu ed Io abbiamo condiviso la passione per lo stesso uomo, e tu (adesso posso confessarlo) hai sempre vinto”.

Quando argomenta, si tratta di tirare le somme di questo binomio che ha condizionato, segnato, imposto per 13 anni alla sua vita un percorso. Una breve parentesi al Milan, quando Bonucci ruppe con Allegri (anche allora mister) per poi rientrare a Torino sponda Juventus con l’intenzione di chiudere così la carriera, senza alcun dubbio a suo dire.

Come fu anche per Alessandro Del Piero, che prese la via australiana con la famiglia per chiudere la sua esperienza, il suo ciclo alla Juventus.

La rottura e un anno difficile

Una stagione di rinnovata fiducia e che, in questi ultimi mesi, ha debitamente esibito le debolezze su cui ci si è soffermati per approfondire, tentare di capire e di apprendere qualche possibile fuga di notizie su un rapporto che da certo stava diventando instabile. E non solo per via delle vicende giudiziarie che hanno travolto, e modificato il club.

Con Bonucci si è consumato anche una rottura dolorosa, di certo poco in linea con quello stile che aveva imposto la Juve dell’Avvocato :

“Sei stata Tu, sempre, il primo pensiero, Tu quella della priorità, ed Io quella del tempo che rimane. Sei sempre stata quella che c’è anche quando non la vedi… Proprio come le Amiche che ti fanno sentire sempre un po’ in ombra, ma che alla fine ti fanno sentire protetta. Quelle che sai di essere seconda ma dopo una prima irraggiungibile. Quelle che la guardi e trovi sempre l’ispirazione giusta. Anche quando le cose vanno male Lei è in grado di passare la giusta ispirazione e Tu, sei lì a stupirti ogni volta”.

L’accordo mancato e la delusione

Quanto osserva Maccari, in questo testo che ricorre a un escamotage per sottolineare i sentimenti da metabolizzare, oltre alle implicazioni derivanti da questa separazione tormentata tra Bonucci e la Juventus, diventa più esplicito alludendo a una sorta di patto tradito. O un accordo mancato:

“Pensavo che nonostante la vita ed i meccanismi normali del corso del tempo che conosciamo benissimo, avremmo continuato a riconoscerci. Pensavo saremmo state fedeli per sempre ad una storia che parla di vita, di dare e prendere, di sacrificio e riconoscenza, di lavoro e amore, una storia di vita che parlava di un patto di cura. Oltre il moderno tritacarne, pensavo avremmo continuato a curarci l’una con l’altra. Mi dispiace tanto. Non cambierò strada incontrandoti. Ai patti io tengo fede. Perdendo tanto, rinunciando anche a quello che per tanti anni ci siamo contese. Buona Vita”.

Un “Buona vita” che non esclude che la causa prosegua nelle aule di tribunale e che, per quanto sia comunque una ragione di conflitto, di sofferenza, ciò possa tradursi in una fine meno deludente.

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