Tyson Fury ha lanciato il sasso, Oleksandr Usyk l’ha raccolto e sua volta rispedito al mittente. Fa parte del gioco delle parti: al carattere guascone del Gipsy King si contrappone quello piuttosto calmo e compassato del “Gatto di Sinferopoli”, ma quando c’è da alzare la voce anche Usyk sa quello che deve dire. E l’ha fatto rispondendo alle provocazioni di Fury, che in vista dell’attesissima rivincita in programma sabato sera a Riyadh ha recapitato un messaggio forte e chiaro al re delle principali cinture dei pesi massimi.
- Usyk sicuro: "Ho trovato la "mia" perfezione"
- Una vittoria per l'Ucraina: "Penso agli amici al fronte"
- Salto nel futuro: l'AI al posto dei giudici (ma è una prova)
Usyk sicuro: “Ho trovato la “mia” perfezione”
Fury non c’è andato per il sottile, ma Usyk ha risposto per le rime. “Il coniglio volerà in aria, poi le parole che riecheggeranno nell’arena saranno “Ancora…”. Vorrei schiaffeggiarlo fino a fargli diventare le guance rosse. Ma poi mi ricordo che devo stare calmo, almeno fino a sabato sera”.
Meglio tenere le energie per quando torneranno utili, e sotto questo punto di vista l’ucraino sembra sapere perfettamente quello che deve fare. “In questi mesi con il mio team abbiamo lavorato su tanti aspetti, cercando di capire dove migliorare e individuando nuovi punti deboli del mio avversario. Onestamente non so a che livello sia lui, e a onor del vero non so nemmeno io a che livello posso dire di essere arrivato. So di essermi preparato bene, ma per sapere se tutto questo funzionerà bisognerà aspettare di vedere cosa succederà sul ring. So di aver trovato la giusta concentrazione e anche il mio equilibrio: la perfezione esiste, e sento di averla raggiunta. Ma dovrò dimostrarlo una volta che sarò sul quadrato”.
Una vittoria per l’Ucraina: “Penso agli amici al fronte”
Quello tra Usyk e Fury è certamente il match più atteso dell’anno, in grado di ridisegnare i confini del pugilato ad alto livello. Una rivalità, quella tra i due pesi massimi, che mancava da troppo tempo nella categoria per eccellenza. “Stiamo vivendo il nostro tempo, e tutte le emozioni raccolte ce le porteremo dietro per il resto dei nostri giorni”, aggiunge Usyk.
“Quando saremo vecchi, Tyson mi ha promesso che verrà in Ucraina nel mio ranch a bere birra insieme ame. E sarà allora che gli ricorderò quanto è stato bello batterlo due volte nello stesso anno”.
Fiducia cieca nei propri mezzi, ma con la testa sempre rivolta a quel che accade sul fronte di guerra. “Ho tanti amici che combattono in prima linea contro i soldati russi. Mi hanno raccontato che a maggio, quando ci fu il primo incontro con Fury, durante una comunicazione “speciale” vennero informati della mia vittoria e tutti esultarono, come se in quel momento i pensieri legati alla guerra fossero spariti. Ecco, spero di poter dar loro un motivo per ricevere un’altra comunicazione “speciale”: sarebbe la soddisfazione più grande, una gioia da condividere con tutto il mio popolo”.
Salto nel futuro: l’AI al posto dei giudici (ma è una prova)
Il match di Riyadh, che in Italia verrà trasmesso da Dazn (l’incontro dovrebbe cominciare dopo le 23,30), vivrà anche il primo capitolo di una nuova era: grazie a un apposito software pensato dall’AI, l’intelligenza artificiale, verrà effettuato una sorta di “conteggio automatico” dei punti, sebbene soltanto a titolo di dimostrazione. Perché saranno comunque i cartellini dei tre giudici a decretare il vincitore della sfida (o a sancire l’eventuale parità), ma il nuovo metodo di conteggio potrebbe rappresentare una sorta di salto in avanti e aprire la strada a un nuovo modo di concepire i verdetti negli incontri di pugilato, affidando a una “macchina” il compito di stabilire chi sia realmente il vincitore.
Il tutto, chiaramente, finalizzato a evitare verdetti “dubbi” o peggio ancora condizionati da possibili casi di combine, una piaga che ha finito per mettere alla porta la boxe anche dalle competizioni olimpiche. A Riyadh il nuovo metodo sarà soltanto sperimentale, ma se dovesse funzionare potrebbe realmente aprire le porte a una rivoluzione che a quel punto sarebbe difficile da fermare.