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Calciomercato Sampdoria, dietrofront su Mina, il bomber accusato di violenza sessuale

I liguri avevano pensato al 27enne attaccante, attualmente svincolato. Ma i problemi giudiziari ancora in essere hanno fatto arrabbiare i tifosi

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Già due sconfitte in quattro partite: il cammino della Sampdoria in Serie B non è partito nel verso giusto. Così i liguri hanno pensato di poter attingere dal mercato degli svincolati per offrire qualche risorsa in più dalla quale pescare al tecnico Andrea Pirlo. La scelta era ricaduta sul ventisettenne spagnolo Santi Mina, elemento ritenuto utile dal punto di vista tecnico. Ma che a quanto pare a Genova non metterà mai piede. Il motivo? L’accusa di violenza sessuale piombatagli addosso nel dicembre 2019 che ha suscitato la veemente reazione del tifo blucerchiato che ha contestato apertamente l’operazione finendo per convincere anche la dirigenza doriana.

No alla violenza sessuale, sì all’abuso: Mina condannato

Ma andiamo con ordine. Santi Mina nel dicembre 2019 fu rinviato a giudizio assieme al compagno di squadra dell’epoca David Gualdar a seguito della chiusura delle indagini su una violenza sessuale denunciata due anni prima da una giovane donna della cittadina andalusa di Mojácar.

Il processo ebbe inizio a marzo 2022 presso il tribunale di Almería e si concluse con un nulla di fatto per l’accusa di violenza sessuale mantenendo però il reato di abuso per il quale il calciatore ricevette come condanna quattro anni di carcere oltre ad una multa di 50.000 euro da versare nelle casse della vittima come risarcimento civile. Mina si è difeso presentando ricorso ma nel frattempo la sua attività professionale ha subito una brusca interruzione.

Il Celta Vigo lo mette fuori rosa fino all’avventura araba

Dopo la sentenza di primo grado il Celta Vigo, club che deteneva i diritti alle prestazioni dell’attaccante, lo ha sospeso da qualsiasi attività. L’Europa intera ha chiuso le porte a Santi Mina, in una storia che ricorda quella più recente di Manolo Portanova nei confronti del quale la Reggiana, che lo ha poi tesserato, ha mantenuto un atteggiamento più garantista.

Dopo l’epurazione da parte del club galiziano, Mina ha provato a giocare in Arabia tra le fila dell’Al Shabab segnando anche 7 reti in 31 apparizioni. Ma la situazione spinosa, ancora non risolta, ha fatto sì che nessun club importante del Vecchio Continente si avvicinasse a lui in una carriera ormai di fatto rovinata.

Il tifo blucerchiato si schiera contro: salta l’operazione

Almeno finché non è arrivata la chiamata della Sampdoria che ha riacceso un barlume di speranza per il giocatore. Barlume poi quasi immediatamente spentosi data la reazione del tifo blucerchiato che ha reputato non idoneo l’attaccante ad indossare la maglia della loro squadra del cuore.

Il pensiero dei supporter di fede doriana può essere sintetizzato nel post pubblicato da Christian Tuttino, figlio di Paolo, centrocampista che ha giocato in Liguria dal 1975 al 1979: “Non ho mai criticato la società per un acquisto, soprattutto prima di vederlo sul campo. Ma andare a tesserare un calciatore, già condannato per uno dei reati peggiori di cui si possa macchiare un uomo, pur in attesa di appello, mi sembra un grave errore”. Il messaggio dei tifosi è arrivato anche a Radrizzani che ha condiviso l’idea. Santi Mina alla Sampdoria non si farà.

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