Da Monza all’inseguimento di un trio di rapinatori (di cui uno minorenne) nel giro di qualche ora appena, in una domenica sera straordinaria come può essere solo la celebrazione della Ferrari nell’autodromo in occasione del Gp d’Italia: l’iperbole appare a tratti fantasiose, quasi inverosimile. Eppure Carlos Sainz, sul podio dietro a Max Verstappen, poco prima si è visto scippare il suo Richard Mille dal valore di 350mila euro in pieno centro a Milano.
Ha inseguito e fermato gli autori del furto, anche grazie ai suoi accompagnatori, all’intervento dei presenti finendo nei video filmati da turisti russi presenti che hanno poi pubblicato in Rete i contenuti.
- Sainz: la rapina dell'orologio nella ricostruzione agli atti
- Il post per chiudere la vicenda: le polemiche scaturite
- Tutti dietro alla banda, turisti compresi
- Vip nel mirino, social indignati
- La replica del sindaco Sala
Sainz: la rapina dell’orologio nella ricostruzione agli atti
Secondo quanto emerso, e riportato dal Corriere della Sera, uno dei tre rapinatori – il più piccolo, ancora minorenne, s’è scoperto ieri con l’esame osseo – indossava un cappellino McLaren, per beffa o forse anche solo per camuffarsi da autentico appassionato e ingannare il pilota della Ferrari, reduce dal lungo week-end di motori.
Il pilota ha fatto mettere a verbale ogni suo movimento, dall’arrivo a bordo della Ferrari Sf 90 in via Manzoni all’inseguimento. Quando si è visto accerchiare dai tre, ha creduto fossero ammiratori, tifosi della Ferrari. Ovvio, dopo l’exploit di Monza:
“Ho pensato fossero fan, che volessero un autografo o una foto”.
Invece avevano intenzioni ben diverse. “Improvvisamente uno dei tre mi ha afferrato con un braccio la spalla sinistra, bloccandomi, mentre con l’altro mi ha preso violentemente l’avambraccio sinistro”. Lo strattone fa sparire il Richard Mille, modello «Alexander Zverev», con cassa grigia e cinturino in tessuto rosso. Sul polso del pilota resta un segno. Il ferrarista sale sul suv dell’amico manager e riesce a raggiungere in via Montenapoleone il primo della banda.
Scende e lo rincorre a piedi, supportato da due passanti che lo aiutano a fermarlo. Due cittadini, resosi conto dell’accaduto, acciuffano il secondo (con in tasca il bottino) in via Verri. Il terzo lotta con il manager ed è fermato dalla Volante della Polizia che nel frattempo interviene.
Carlos Sainz ai box, a Monza
Il post per chiudere la vicenda: le polemiche scaturite
Sainz derubrica l’episodio di domenica sera a «spiacevole incidente» sui social, mentre non è dello stesso avviso la pm che sta seguendo il caso e che avrebbe valutato una pista assai diversa: secondo Silvia Bonardi della procura di Milano, però, il colpo era stato pianificato nel dettaglio: l’assalto è stato fulmineo, la direzione di fuga studiata, il passaggio del bottino di mano in mano collaudato.
Senza documenti, né dimora, gli autori del furto (rei confessi) dicono di essere marocchini, e di essere arrivati da Marsiglia proprio domenica, poche ore prima. Dopo il loro arresto – riporta l’agenzia ANSA – due dei tre giovani, uno di 19 e l’altro di 20 anni, di origini marocchine, interrogati dalla gip Sofia Fioretta, non hanno potuto fare altro che ammettere le proprie responsabilità: hanno strappato dal polso del campione
“con violenza, – scrive la pm Silvia Bonardi nel capo di imputazione – l’orologio marca Richard Mille, del valore di Euro 315.000,00”, ma hanno negato di aver pianificato il furto, come si sostiene nella richiesta di convalida e di custodia cautelare in carcere.
Tutti dietro alla banda, turisti compresi
Inoltre, pur rispondendo alle domande della giudice, non hanno fornito alcuna indicazione o indizio in merito all’ipotesi di una ‘regia’ dietro la rapina di domenica sera avvenuta all’esterno dell’Armani hotel e di altre simili che sono avvenute negli ultimi tempi. Hanno invece ammesso di aver accerchiato Sainz, mentre stava entrando nell’albergo di Via Manzoni dopo il Gran Premio di Monza, ma sono stati inseguiti dal pilota, dal suo manager e da un uomo del suo staff.
Per cercare di fuggire, si sono sfilati le cinture e le hanno usate per allontanarli scagliandole contro il campione di F1 e alcuni passanti, hanno cercato di sferrare pugni ma sono stati bloccati e portati a San Vittore. Mentre due sono in cella, il terzo giovane, inizialmente identificato per un 18enne, è risultato avere 16 anni ed è quindi stato scarcerato e portato in un Cpa senza nemmeno essere sottoposto a interrogatorio.
Fonte: ANSA
Sainz celebra la pole position sul circuito di Monza del Gp d’Italia
Vip nel mirino, social indignati
Un episodio che si somma agli ultimi denunciati da personaggi pubblici e, dunque, inevitabilmente divenuti centrali, condivisi e commentati sui social a partire da quel che hanno riferito Costanza Caracciolo e Bobo Vieri, oppure il commento netto della moglie del calciatore dell’Inter Sensi, Giulia Amodio.
“Milano indegna, ho paura a crescere i miei figli qui”, uno dei passaggi più forti delle sue riflessioni sullo stato in cui versa la metropoli lombarda.
La replica del sindaco Sala
“Ogni cosa che succede a Milano è enfatizzata all’ennesima potenza, ciò nonostante c’è da lavorare. Ormai non credo che sia un tema di percezione della realtà, la sicurezza è un problema, bisogna e continueremo a lavorare”, ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
A chi gli ha chiesto se Milano oggi sia meno sicura rispetto al passato, Sala ha risposto che “è il mondo che è meno sicuro rispetto al passato. Basta vedere cosa succede in tutte le città del mondo”.