Il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri Alfredo Trentalange è finito nell’occhio del ciclone dopo il caso del procuratore arbitrale Rosario D’Onofrio, arrestato lo scorso novembre per narcotraffico.
Il capo dei direttori di gara, che nei giorni scorsi era già stato richiamato dal ministro dello Sport Abodi, è accusato dalla Procura della Federcalcio, che dopo aver letto le carte della direzione distrettuale antimafia sul caso D’Onofrio ha rilevato “comportamenti disciplinarmente rilevanti” da parte di Trentalange.
- Caso D'Onofrio, di cosa è accusato Trentalange
- Caso D'Onofrio: cosa rischia Trentalange
- Caso D'Onofrio, Trentalange: "Non mi dimetto"
Caso D’Onofrio, di cosa è accusato Trentalange
Secondo la Procura, vi sono diverse ipotesi di violazione disciplinare da parte di Trentalange: la mancata verifica dei requisiti professionali e morali di D’Onofrio, con cui avrebbe avuto un rapporto consolidato, l’aver contattato telefonicamente il vice presidente della commissione disciplinare nazionale Santoni per difendere il procuratore arbitrale, i mancati controlli per le pochissime riunioni in presenza di D’Onofrio.
Infine, nelle motivazioni si legge come Trentalange abbia “nel corso del Consiglio Federale del 15 novembre 2022, nel quale si discuteva il caso ‘D’Onofrio’, dinanzi a tutte le Componenti partecipanti, reso dichiarazioni non veridiche, perché smentite dalle indagini espletate da questa Procura e dai verbali di dichiarazioni univocamente rese da più appartenenti all’Ordinamento federale in ordine alla avvenuta acquisizione di un curriculum di Rosario D’Onofrio prima della sua nomina a Procuratore Aia, ai titoli di studio e professionali posseduti da quest’ultimo ed alle presunte, ma inesistenti, autocertificazioni rese dal medesimo”.
Caso D’Onofrio: cosa rischia Trentalange
Il presidente della Figc Gravina sottoporrà la questione al Consiglio Federale del 19 dicembre, dove è stato inserito il punto “situazione Aia: provvedimenti conseguenti“. Trentalange rischia ora il deferimento, mentre l’Aia potrebbe essere commissariata per ridare serenità agli arbitri.
Caso D’Onofrio, Trentalange: “Non mi dimetto”
Il numero uno degli arbitri tira però dritto per la sua strada e si difende da tutte le accuse: “Ho preso atto con stupore e amarezza del contenuto della comunicazione inerente la chiusura dell’istruttoria della Procura Federale relativamente al caso D’Onofrio anche se è bene precisare che non si tratta di un deferimento a mio carico”.
“In tal senso ho chiesto di essere sentito con estrema sollecitudine dal Procuratore, Dott. Giuseppe Chinè, non solo a mia tutela ma soprattutto nell’interesse di tutta l’Associazione Italiana Arbitri. Tengo a chiarire che non ho nessuna intenzione di dimettermi“, ha spiegato in una nota.