È meglio specificare subito che il cosiddetto ‘Caso D’Onofrio’, ovvero l’arresto dell’ormai ex procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri, avvenuto lo scorso 12 novembre sulla base di un’inchiesta della Dda di Milano per presunto spaccio internazionale di sostanze stupefacenti, vede la classe arbitrale come parte lesa. Il designatore della Can A e B Gianluca Rocchi e la sua folta squadra che settimanalmente riempie i campi di Serie A e B (senza dimenticare i tanti fischietti che corrono sui campi delle categorie inferiori) nulla c’entrano con questo inquietante fattaccio, che tanto ha fatto arrabbiare i vertici del calcio italiano. Gli arbitri non avevano insomma proprio bisogno di questo brutto temporale che sovrasterà le loro incolpevoli teste in un momento già difficile per il movimento, alle prese con i lunghi assestamenti del protocollo Var e in generale con un delicato ricambio generazionale.
- Arbitri, il caso D'Onofrio s'allarga: commissariata la sezione di Cinisello Balsamo
- D'Onofrio, l'Aia e il mistero della benemerenza del 2022
- Caso D'Onofrio, la procura della Figc al lavoro sulle carte dell'inchiesta
Arbitri, il caso D’Onofrio s’allarga: commissariata la sezione di Cinisello Balsamo
La realtà, però, è che il caso si sta allargando sempre di più e che la domanda più assillante per gli appassionati, ma soprattutto per chi vive la vicenda dall’interno, leggi il presidente della Figc Gabriele Gravina, il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò, questi ultimi due già alle prese da settimane con il non meno delicato caso dei presunti abusi a carico delle azzurre della ginnastica ritmica, è sapere se davvero in seno all’Aia sia stato fatto tutto il possibile per prevenire che la carriera arbitrale di D’Onofrio passasse di promozione in promozione, nonostante un “curriculum” non immacolato già al momento del suo insediamento a capo della Procura.
In tal senso sinistra suona la notizia dell’imminente commissariamento della sezione arbitri di Cinisello Balsamo, ovvero quella alla quale era iscritto D’Onofrio. La decisione è arrivata dopo che è emerso come il presidente della sezione, Giuseppe Esposito, sarebbe stato messo a conoscenza già nei mesi scorsi da parte di un membro della sezione, di alcune “notizie e circostanze” sullo stesso D’Onofrio, che nel marzo 2020 era stato arrestato dalla Guardia di Finanza al casello di Lainate perché “trovato con la divisa militare (…) circolava per la Lombardia per effettuare consegne di sostanza stupefacente”.
D’Onofrio, l’Aia e il mistero della benemerenza del 2022
La carriera arbitrale di D’Onofrio nel 2020 era già in pieno svolgimento (il suo ingresso nella Commissione disciplinare risale al 2013, sotto la presidenza Nicchi), ma a non tornare ai piani alti calcistici è perché il cosiddetto “Rambo” sia stato poi promosso a capo della Procura nel marzo del 2021, un anno dopo l’arresto. Possibile che Esposito abbia tenuto per sé quelle informazioni anche quando venne a conoscenza che l’Aia, ignara del tutto, aveva deciso di far salire altre posizioni in gerarchia a D’Onofrio? Il tutto senza dimenticare la scottante questione della benemerenza, conferita a D’Onofrio il 30 marzo scorso, mentre era agli arresti domiciliari, titolo conferibile solo a chi non abbia “riportato condanna penale passata in giudicato per reato non colposo a pene detentive superiori a un anno ovvero a pene che comportino l’interdizione dai pubblici uffici superiore ad un anno”.
Per il momento Esposito pagherà per tutti perché il comitato d’urgenza dell’Aia lo farà decadere già domenica, per decisione del presidente dell’Aia Alfredo Trentalange, ma non è affatto certo che la sua testa sarà l’unica a cadere in tempi brevi. Lo stesso Trentalange sembra però al sicuro, e non solo per il momento, sia perché ovviamente ignaro del tutto, sia perché l’Aia si è già dichiarata “tradita” da quanto avvenuto, concetto ribadito anche nella riunione d’urgenza avvenuta giovedì 17 via Zoom, nella quale il presidente e il vice Baglioni hanno effettuato un lungo e addolorato monologo nel quale hanno garantito sul sostegno della Federazione.
Caso D’Onofrio, la procura della Figc al lavoro sulle carte dell’inchiesta
Del resto l’Associazione ha già dovuto assorbire il duro colpo della sottrazione degli organi di giustizia domestica, che dal 1° gennaio passeranno alla Figc e all’Aia questa viene già ritenuta una “punizione” sufficiente.
La procura federale sta comunque già studiando le carte dell’inchiesta penale per capire l’eventuale sussistenza di elementi per la giustizia sportiva, ipotesi che al momento sarebbe esclusa. Non altrettanto si può dire per la riapertura di alcune delle tante indagini (ben 110 fascicoli) che D’Onofrio aveva aperto durante la propria carriera di capo procuratore. Tra questi ci sarebbero anche alcune dismissioni in seno alla Can che hanno fatto clamore, come quella dell’ex arbitro Piero Giacomelli, che ha già espresso a mezzo stampa il proprio sconcerto accusando D’Onofrio di aver abusato dei propri poteri da procuratore decidendo sulle carriere di diversi arbitri.