Il direttore di gara più longevo di Italia, Daniele Orsato, si racconta parlando della sua vita, l’associazione arbitrale, il VAR, i suoi calciatori preferiti e il suo errore più grande. Come la FIFA e la UEFA lo hanno spinto a proseguire e diventare l’arbitro più anziano di Italia tra direzioni di Mondiali ed Europei e il rapporto con Ibrahimovic e Maggio.
- Dal sogno di diventare elettricista ad essere l'arbitro più longevo
- Orsato non smette dopo il Mondiale
- Orsato: "Il calcio è cambiato, ora tutto più tecnologico"
- Orsato racconta i suoi calciatori preferiti: Maggio, Zanetti, Ibra
- Orsato e l'aneddoto incredibile con Ibrahimovic in campo
- Orsato e il suo più grande errore arbitrale
- Orsato e quella macchia sul giallo a Pjanic
Dal sogno di diventare elettricista ad essere l’arbitro più longevo
Dalle scuole professionali al il sogno di diventare elettricista, poi la scommessa più grande: la carriera come arbitro di calcio arrivato ai massimi livelli internazionali. Per lui la prossima stagione di Serie A potrebbe essere la ultima stagione da arbitro. Una carriera cominciata dall’età di 16 anni quando un collega lo sfidò a provare l’avventura arbitrale: da lì è iniziata una vera e propria “esperienza di vita” come riferisce Orsato in una intervista al Corriere del Veneto.
Orsato non smette dopo il Mondiale
Qatar-Ecuador (gara inaugurale), Argentina-Messico, e la prestigiosa semifinale Argentina-Croazia. Queste le partite arbitrate da Orsato al Mondiale, prima di chiudere anche il campionato di Serie A 2022/23: “Ero convito che il Mondiale in Qatar fosse stata la mia ultima esperienza sul terreno di gioco e invece sono orgoglioso che la mia Associazione, l’Uefa e la Fifa mi abbiano spinto a continuare. Mi hanno detto che sono un punto di riferimento per i giovani per farli capire che per arrivare in alto servono sacrifici. Non so quando finirà la mia carriera, ma sono pronto ad affrontare quel momento”.
Orsato: “Il calcio è cambiato, ora tutto più tecnologico”
Come il calcio sia cambiato è tangibile sotto l’occhio di tutti ma anche il mondo arbitrale oggi ha assunto nuove linee guida nel rapporto con i calciatori in campo e alle prese con nuove norme e regolamenti: “Sono partito con le bandierine dei guardalinee in legno e ora abbiamo quelle elettroniche, gli auricolari e il Var. Il mio idolo era Agnolin. Oggi prendere per la maglietta Maradona o i giocatori per le braccia come fece lui non è più consentito, ma lui sapeva come farsi rispettare in campo”.
Orsato racconta i suoi calciatori preferiti: Maggio, Zanetti, Ibra
Un arbitro sul campo non deve far trasparire emozioni e garantire l’imparzialità, ma anche un direttore di gara ha il proprio calciatore preferito e quello di Orsato è stato Cristian Maggio (vicentino come lui): “Lo conosco da tanti anni, ha fatto la mia stessa scuola. Lui è il simbolo del rispetto e dell’educazione. Ho sempre stimato anche Javier Zanetti, un campione a cui l’errore arbitrale non è mai interessato perché era conscio che fa parte del gioco”.
Orsato e l’aneddoto incredibile con Ibrahimovic in campo
Non solo i tifosi, anche gli arbitri si possono emozionare guardando in campo i campioni dal vivo. E’ il caso di Daniele Orsato che racconta un incredibile aneddoto con Ibra in campo: “Quando lo guardavo in campo perdevo la concentrazione. In un Lazio-Inter del 2009 durante un contropiede sollevò al cielo il piede portandosi avanti la palla con il tacco. Con quella mossa scavalcò gli ultimi due difensori, tirò in porta e segnò. Restai di sasso. In un Inter-Fiorentina invece dopo avergli assegnato una punizione mi disse: “guarda che gol faccio adesso”. Posizionò la sfera e tirò una cannonata che entrò in rete. Poi si girò e mi disse sorridendo: hai visto cosa ho fatto? Restai senza parole”
Orsato e il suo più grande errore arbitrale
Dopo 274 gare tra serie A, Champions League, Europei e Mondiali ed essersi creato una playlist fidata da ascoltare prima dell’inizio di ogni partita si avvicina la fine della carriera di Orsato: “Sono pronto a diventare allenatore degli arbitri e mettere a disposizione tutto ciò che ho imparato”.
Il 47enne fischietto veneto ha poi voluto ricordare, oltre ai momenti di gioia, anche il suo più grande errore. Ma non è il famoso rosso mai estratto a Pjanic: “Nella mia terza partita di serie A, un Sampdoria-Atalanta, diedi un calcio di rigore d’istinto. Sugli sviluppi di un cross il pallone finì sullo stomaco e non sul braccio di un giocatore nerazzurro, ma io inizialmente vidi il contrario. Lui mi fece vedere lo stampo del pallone, ma un arbitro deve difendere le proprie decisioni e io difesi la mia anche se era sbagliata”.
Orsato e quella macchia sul giallo a Pjanic
Per tutti, però, la vera macchia nella carriera di Orsato è proprio quella decisione su Pjanic in Inter-Juve del 2018, quando non cacciò il cartellino rosso per il play bianconero dopo il duro intervento su Rafinha: per i tifosi del Napoli (e non solo) fu la fine di un sogno. “Quell’errore ci è costato lo scudetto”. Daniele Orsato successivamente ammise le sue colpe a Novantesimo minuto su Rai2 (nel 2021).
“Il fallo di Pjanic su Rafinha in Inter-Juve del 2018? Non serve andarlo a rivedere tre anni dopo, sicuramente è un errore”, disse Orsato, replicando alla moviola dell’ex arbitro Tiziano Pieri. Spiegò Orsato: “La vicinanza non mi ha portato a vedere quello che poi ha mostrato la tv. L’ho vista in modo diverso, è stato un contrasto in volo e l’ho valutato male. Il VAR non è potuto intervenire per cui resta l’errore”. Orsato per anni non ha più arbitrato l’Inter dopo quella gara.