Per Iga Swiatek la questione doping è ormai chiusa. La polacca, ex numero 1 al mondo della classifica WTA, è convinta di aver già pagato un prezzo sufficientemente alto per la “leggerezza” costatale un mese di sospensione da parte dell’ITIA: la positività alla trimetazidina che l’ha costretta a rinunciare ai tornei di Seul, Pechino e Wuhan, circostanza che ha poi consentito alla rivale bielorussa Aryna Sabalenka di spodestarla dalla vetta del ranking.
- United Cup, Swiatek in campo con la Polonia
- Il caso doping che ha coinvolto la numero 1 WTA
- Swiatek è certa: niente ricorso WADA come per Sinner
United Cup, Swiatek in campo con la Polonia
Swiatek, impegnata in queste ore a Sydney con la Nazionale della Polonia per le fasi preliminari della United Cup, si è ritrovata al centro delle attenzioni non solo e non tanto per questioni di carattere sportivo, quanto soprattutto per vie delle sue disavventure sul fronte doping. Una situazione, in qualche modo, già vissuta dal suo omologo al maschile, Jannik Sinner. Solo che, a differenza del rosso di San Candido, la polacca è convinta che la sua vicenda non sarà portata all’attenzione del TAS.
Il caso doping che ha coinvolto la numero 1 WTA
Per quanto accertato dall’ITIA, la sua positività è riconoducibile alla contaminazione di un farmaco regolare e consentito a base di melatonina, venduto in Polonia senza bisogno di prescrizione medica e assunto per favorire il sonno, condizionato dai problemi di jet-lag. È stata un’anomalia del farmaco a determinare la positività e dunque Swiatek è stata sanzionata per l’assunzione accidentale, la minore delle colpe accertabili. La sua squalifica è stata definitivamente scontata lo scorso 4 dicembre.
Swiatek è certa: niente ricorso WADA come per Sinner
Capitolo chiuso, insomma? Sì, per Swiatek: “Non credo che ci sia alcuna ragione per cui la WADA possa fare ricorso, non ho giocato tre tornei e sono stata ufficialmente sospesa per molto tempo. E ho perso anche il numero uno per questo“, ha sottolineato la campionessa dell’Est in conferenza stampa. “So anche come funziona la procedura, ho fornito tutte le prove possibili. Onestamente, non credo ci sia molto altro da dire o da fare. Secondo noi non avrebbe molto senso fare ricorso, ma immagino che nel complesso tutto questo processo a volte sia stato piuttosto astratto e difficile da capire“.