“Il suo cuore non batteva più, se n’era andato ma l’abbiamo ripreso”: fanno impressione le parole di uno scosso Morten Boesen, responsabile medico della Danimarca, che ha assistito in prima persona Christian Eriksen nei drammatici momenti seguiti al malore in campo durante la partita contro la Finlandia.
Dopo il sollievo per le condizioni del giocatore, inevitabilmente tifosi e appassionati si interrogano sul futuro della carriera del centrocampista dell‘Inter dopo quanto avvenuto in campo.
Sanjay Sharma, professore di cardiologia sportiva, ex medico di Eriksen nei suoi anni al Tottenham, è pessimista: “Questo ragazzo ha avuto test normali fino al 2019, quindi come si spiega questo arresto cardiaco? Dovremo capire. Non so se giocherà mai più a calcio. Senza mezzi termini, di fatto è come morto, anche se per pochi minuti, ma è morto e il medico gli permetterebbe di morire ancora? La risposta è no”.
“La buona notizia è che vivrà, la cattiva notizia è che stava arrivando alla fine della sua carriera, quindi che giocherà un’altra partita di calcio a livello professionistico non lo posso dire. Nel Regno Unito non giocherebbe. Saremmo molto severi al riguardo“.
Daniele Andreini, responsabile della Cardiologia dello Sport al Centro Cardiologico Monzino di Milano alla Gazzetta dello Sport non si sbilancia: “Tornare in campo? Difficile dirlo in questo momento. Un arresto cardiaco, se di questo si tratta, solitamente non avviene in un cuore sano. Di base spesso c’è una cardiopatia organica alla base delle aritmie. Occorre ricostruire la sequenza degli eventi, ma spesso in questi casi c’è una causa rilevante che pregiudica il ritorno all’attività”.
“Siamo di fronte a un arresto che potrebbe essere dovuto magari a un’aritmia ventricolare, a una tachicardia sostenuta. Questo può succedere, nonostante i controlli. E in Italia i controlli sono severi, più che in altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti”.
Il dottor Roberto Corsetti, specialista di cardiologia e medicina dello sport, ha espresso il suo parere negativo a Il Giornale: “Temo che sia molto difficile e complicato che Eriksen possa tornare a giocare. Un cuore sano non va in fibrillazione ventricolare e non accusa aritmie maligne tanto gravi da poter essere fatali. Siamo di fronte a una cardiopatia, come fu purtroppo per altri atleti deceduti in passato, i calciatori Curi, Morosini, Foé e Astori o il cestista Vendemini”.
Vincenzo Ieracitano, specialista nell’emergenza e nella chirurgia d’urgenza, a Repubblica resta possibilista: “Eriksen aveva certamente fatto tutte le visite in Italia e lo screening che viene fatto qui non è comune a tutte le parti del mondo. Ma in un determinato momento della vita possono esserci manifestazioni simili senza preavviso. Gli accertamenti ora qualcosa dimostreranno”.
“Il ritorno in campo? Penso che se da tutti gli accertamenti non si rileva nulla, sì. Ora è molto prematuro dirlo, ma penso al portiere Casillas, tornato ad allenarsi dopo più di un caso”.