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Elenoire Casalegno: "L'Italia ha l'energia. Barella il migliore"

Attrice, conduttrice, opinionista televisiva: Elenoire Casalegno racconta i suoi Europei in esclusiva a Virgilio Sport, con un ricordo speciale di Raimondo Vianello

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“Ho visto una bella squadra in Italia-Turchia. Una squadra agguerrita, con una buona personalità. I nostri atleti avevano voglia di divertirsi, nonostante la Turchia non fosse una squadra semplice: non ci davano spazio al centrocampo”. Predilige, da sempre, la chiarezza Elenoire Casalegno quando c’è da collocarsi, schierarsi e assumere una posizione, anche contro. D’altronde non ha mai esibito che la sua intelligenza e una certa propensione ad affermarla, mantenendosi equilibrata, priva di aggressività e con una indubbia consapevolezza delle sue qualità dialettiche. Così è stata la sua carriera televisiva, dopo gli esordi, i ruoli sempre più parlanti, sempre più volti a mostrare le proprietà linguistiche e una naturale propensione all’analisi che in talk show e nei salotti televisivi hanno offerto prova e del suo indubbio acume e dell’altrettante propensione a bucare quel fronte del video, che l’ha proiettata dalla leggerezza di Pressing alla cruda cronaca di Segreti e delitti, passando per il GF Vip. Interista da sempre, appassionata di calcio e di sport senza mai cedere a iperboli fittizie, Elenoire Casalegno fa il punto su questa Nazionale con Virgilio Sport, rivelando una inedita stima nei confronti del leader di questo gruppo, Roberto Mancini. E condividendo con il pubblico un ricordo meraviglioso e inedito di Raimondo Vianello.

Abbiamo iniziato bene.
Diciamo che la prima partita dell’Italia agli Europei non è sempre andata benissimo, c’è una sorta di maledizione. Invece questa volta abbiamo cambiato una malasorte che ci perseguitava da troppo tempo.

Oggi invece, come andrà con la Svizzera?
Non do per scontato nulla, quando pensi che le partite siano più semplici succede che poi si rivelano complicate. L’importante è che ci sia quell’energia, quel pensiero e quella voglia di combattere fino in fondo che ho visto in Italia-Turchia.

Chi ti è piaciuto di più in campo?
Da interista ti dico Barella, però abbiamo davvero una bella rosa di giocatori. Immobile, Insigne, sono tutti gran bei giocatori.

E Mancini?
Mi piace molto come allenatore e anche come uomo: ha un bel modo di fare, è determinato e mai fuori luogo. Secondo me sa gestire bene la squadra. Mi ha fatto molto piacere vedere quando è sceso dal pullman insieme a Vialli.

Quali sono le altre Nazionali che temi di più?
Ci sono squadre molto forti, dall’Inghilterra al Portogallo, compreso la Francia e la Spagna. Sono tutte belle agguerrite, per questo non sarà certo una passeggiata di salute.

È anche il primo europeo post Covid.
Infatti l’emozione più grande è stata proprio quella di sentire le voci e i cori allo stadio. Sembrava quasi surreale, dato che eravamo ormai abituati a dei silenzi assordanti: stadi vuoti in cui si sentiva il rintocco della palla o la voce dell’allenatore a bordo campo. Sentire di nuovo il tifo allo stadio mi ha emozionata e penso sia stato così anche per i giocatori.

Facciamo un passo indietro: che ricordi hai dell’Italia Campione del Mondo nel 2006?
Non ho ricordi particolari, se non la felicità. Ogni volta che l’Italia vince, ci sentiamo tutti un po’ più italiani. I mondiali non li ho mai visti da sola, sempre in compagnia con gli amici. L’estate, il clima ti porta a stare all’aperto, in mezzo alla gente. Infatti i prossimi Mondiali che si svolgeranno in inverno saranno un’anomalia per noi. Pensare di guardare le partite d’inverno, fa molto strano.

Ma tu sei più da tifo con amici oppure da partita a casa, in tranquillità?
Dipende, mi capita di vederle sia da sola che con gli amici. Di certo i derby non li voglio vedere con i milanisti, dato che ho un sacco di amici che tifano Milan. Gli Europei e i Mondiali invece uniscono tutti sotto la stessa bandiera, per cui non ci sono questi problemi.

Oltre allo sport guardato, parliamo anche di sport praticato.
Da ragazza ho giocato a livello agonistico a pallavolo. Chiaramente con il mio lavoro diventano difficili da gestire gli sport di squadra: hai dei giorni e degli orari prestabiliti, spesso incompatibili con la mia attività. Adesso, con la bella stagione e il bel tempo, tendo ad allenarmi all’aperto andando a correre o utilizzando il TRX. In questo periodo mi piacerebbe anche molto tornare sul campo da tennis, dove spesso giocavo da ragazza.

A calcio invece?
Da bambina mi piaceva giocare a calcio, soltanto che i maschi non mi volevano mai far giocare con loro.

Nulla di nuovo se pensiamo alla polemica che c’è stata di recente tra Aurora Leone e la Nazionale Cantanti.
In questo caso preferisco non intervenire dato che non ero presente e non ho veramente ben capito cosa si successo e le versioni date sono discordanti. Piuttosto che aprire bocca e dire qualcosa di inesatto, preferisco stare in silenzio. Anche io da bambina volevo giocare con i maschi, ma è chiaro che la fisicità maschile è diversa da quella femminile. Se adesso mi chiedessero di andare a fare una partita con dieci maschi direi di no, perché sono sicura che mi farei male. Quelle poche volte che da bambina mi facevano giocare, tiravo calci a tutti oltre che al pallone.

Ti facevi notare.
Decisamente. E mi sapevo anche difendere. Anche se adesso, ripeto, non scenderei mai in campo con degli uomini. La forza è differente, compreso la struttura fisica. Non è una questione di migliore o inferiore, è semplicemente differente. E poi gli uomini, quando giocano a calcio anche a livello amatoriale, non capiscono più niente. Basta che gli dai un pallone ed è come se stessero giocando la finale dei mondiali.

Per non parlare poi – a volte – di quanto i genitori prendano su serio le partitelle dei figli.
Lo trovo veramente assurdo. In passato mi è capitato, accompagnando delle amiche che hanno figli che giocano a calcio, di assistere a scene davvero allucinanti. Si carica il bambino di una responsabilità che non dovrebbe avere. Un bambino dovrebbe giocare per il gusto di giocare, divertirsi e sfogarsi. Non perché deve eccellere ed essere per forza il più bravo. Se i genitori continuano ad esagerare, creano sicuramente delle problematiche laddove il figlio non riuscisse. Dovrebbe tutto esser fatto con molta più spontaneità e naturalezza, poi se uno ha le qualità e le doti, prima o poi emergeranno.

Diversi anni fa hai condotto “Pressing” insieme a Raimondo Vianello: che ricordi hai di lui e di quegli anni?
Sono stata molto fortunata a lavorare al fianco di un mostro sacro come Raimondo Vianello. La meraviglia di Vianello è che non prendeva seriamente il calcio, ma lo trattava con leggerezza e ironia, come dovrebbe essere. Del resto parliamo pur sempre di un gioco, e lui lo aveva capito. Raimondo aveva un’ironia molto inglese, a tratti macabra, che non tutti comprendevano. Non era semplice, era per menti fini. È stato sicuramente unico: non credo che oggi ci sia un erede di Raimondo e mai ci sarà. Anzi, penso che non abbia neanche ricevuto ciò che avrebbe meritato dopo il suo addio. Tra me e lui era tutto spontaneo e naturale, non avevamo neanche gli autori. Lui mi dava carta bianca: mi permetteva di dire qualunque cosa e all’epoca – diciamo – ero molto vivace. (ride)

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