“La parola disfatta la condivido ma devo dire che nella conferenza finale di Spalletti e Gravina non ho sentito parole di mea culpa, solo alibi e nessuna autocritica”. Quando parla Giovanni Cobolli Gigli sai già che non sarà un’intervista banale. Abituato a dire pane al pane e vino al vino l’ex presidente della Juventus si confessa in esclusiva a Virgilio Sport dopo il flop dell’Italia a Euro2024.
Cobolli, che idea si è fatta dopo questo fallimento?
“Premetto che il disastro non si è visto solo con la Svizzera ma anche prima, per me già si era capito tutto dopo la sofferta vittoria contro l’Albania alla prima giornata. Si vedeva che funzionava poco o niente, mancavano orgoglio e ambizione però è stata una sorpresa”
Come si spiega un simile flop?
“Tutti avevamo fiducia in Spalletti ma deve essere successo qualcosa con i giocatori, nei vari ritiri s’è rotto qualcosa. Ho l’impressione che la squadra non lo capisse, che i suoi metodi non siano stati accettati ma lo spettacolo dell’Italia è stato davvero avvilente”.
Spalletti doveva dimettersi?
“Mi dispiace per lui, lo avevo apprezzato moltissimo a Napoli, sia per il gioco e lo scudetto sia per come se n’era uscito da signore nei confronti di De Laurentiis. D’altronde il mestiere di ct è diverso da quello dell’allenatore, anche Sacchi in Nazionale non riuscì mai ad esportare il modello-Milan. Spalletti mi è sembrato frastornato, i giocatori non lo capivano e va messa in discussione anche la preparazione atletica, mi sarei aspettato una maggiore autocritica da parte sua. Da questa esperienza esce ridimensionato, si è lasciato prendere dallo sconforto”.
Chi meriterebbe di prendere il suo posto?
“Io dico Ranieri. Lui ha chiuso con i club ed ha lasciato aperta una porta per le nazionali. Ha detto “nazionali” per rispetto e fair-play ma è chiaro che si riferiva all’Italia. Per me è la figura adatta a farsi capire dai giocatori. Se a settembre-ottobre le cose dovessero continuare ad andar male…”
Spalletti vuol ripartire dai giovani come Calafiori
“Può essere una strada anche se i giovani migliori della A sono stranieri, penso a quelli della Juve come Soulè. Di certo hanno più gamba ma manca il tempo per plasmarli e per adattarli agli schemi”.
Per la Figc è colpa anche dei club che sono imbottiti di stranieri anche a livello giovanile
“Non c’è soluzione, è vero che gli stranieri sono tanti ma i club scelgono la soluzione più conveniente e non possono essere loro a risolvere i problemi della Nazionale”