Quanto accaduto a Montreal ha palesato i limiti di una Ferrari magnifica, ma ancora poco affidabile e con dei limiti evidenti scaturiti dalle componenti che hanno compromesso la resa di questa vettura che aveva accarezzato, nelle prime tre gare del Mondiale, la gloriosa storia della scuderia di Maranello.
Oltre all’analisi, quel che ha destato una certa attenzione sono state le affermazioni post gara del team manager Mattia Binotto, che ha esplicitato alcuni aspetti e interventi quasi inaspettati, coraggiosi da parte della squadra. Un dettaglio inserito quasi in maniera trascurata, tra le dichiarazioni rilasciate, e che riguarda l’ala posteriore della vettura guidata da Charles Leclerc.
- L'ala posteriore di Leclerc: il retroscena
- Il dubbio su Sainz e la sua monoposto
- La strategia della Ferrari lo ha penalizzato?
L’ala posteriore di Leclerc: il retroscena
L’ala posteriore che è stata montata sulla F1-75 del pilota monegasco era destinata al prossimo GP di Gran Bretagna, a Silverstone. Senza addentrarci in aspetti troppo tecnici, dalle immagini l’ala posteriore non era più squadrata, ma tondeggiante per ridurre la sezione frontale e la resistenza.
Insomma, la Ferrari ha tentato di anticipare e mettere in pista la migliore vettura in grado di competere con la Red Bull che – strategia a parte – ha dimostrato maggiore efficienza.
Il dubbio su Sainz e la sua monoposto
La domanda sorge spontanea, alla luce di ciò. Perché l’ala posteriore inviata in extremis per Leclerc non è stata montata sulla monoposto di Sainz? Non avrebbe sancito un ritorno alla vittoria e interrotto finalmente la sequenza di “avrei voluto” per lo spagnolo?
“Non era possibile montare quell’ala su Carlos – ha spiegato Binotto – perché il rischio sarebbe stato troppo elevato per lo spagnolo. Chiarisco e spiego cosa intendo: se la mettevamo in qualifica a Sainz e andava a sbattere nel muretto dell’ultima curva, non avremmo avuto scorte. Dovendo cambiare tipo di ala sarebbe stato penalizzato e non avremmo avuto in seconda fila. Un rischio troppo grosso, perché è un’ala che abbiamo prodotto per l’Inghilterra. Il primo esemplare pronto lo abbiamo spedito in Canada all’ultimo minuto”.
“Charles, invece, ha potuto fare una qualifica più accorta perché, scattando dall’ultima fila per i cambi di motore, sapeva di non dover prendere alcun rischio. E se avesse anche dovuto sostituire l’ala, al più sarebbe partito non in fondo dalla griglia, ma dalla pit lane, per cui non sarebbe stato un grande dramma. La scelta, quindi era scontata…”.
La strategia della Ferrari lo ha penalizzato?
Con queste risposte sembrerebbe sempre una questione di strategia, il dubbio legittimamente rimane considerando le innegabili difficoltà che la Ferrari ha dimostrato di avere ancora in Canada e che hanno dilatato la distanza in classifica rispetto ai bibitari.