Giove Pluvio non ha un numero attaccato sulla schiena, ma intanto s’è divertito a rimescolare le carte in un Giro che continua a regalare sorprese. E a prevedere tanti di quei scenari che capire quale sarà quello “vincente” è impresa ardua. Dalla “piazza dei Miracoli” l’unica certezza che arriva è che la lotta è destinata a protrarsi ancora a lungo, con la UAE che potrà decidere le sorti del Giro tanto nel bene, quanto nel male. Perché avere 4 corridori nei primi 7 della generale a metà corsa è qualcosa di cui a fatica si ha memoria.
- Del Toro non sfigura: ma la UAE viaggia a 4 punte...
- Tiberi, ora si può fare: Antonio è maturo al punto giusto
- L'orgoglio di Roglic, il tempismo di Simon Yates
Del Toro non sfigura: ma la UAE viaggia a 4 punte…
La crono da Lucca e Pisa non ha sconvolto tanti equilibri, ma in qualche misura ha detto che un vero padrone questo Giro ancora non ce l’ha. Anche se Isaac Del Toro s’è difeso bene, tanto che domani ripartirà alla volta di Casteluovo ne’ Monti con la maglia rosa sulle spalle. Non una cosa scontata, alla vigilia della ripartenza: il messicano a cronometro ha tanto da imparare, e avendo trovato tanta pioggia lungo il percorso avrebbe potuto anche deragliare.
Alla fine ha limitato i danni: una quarantina di secondi concessi ad Ayuso, più avvezzo alle prove contro il tempo, un minuto abbondante a Roglic, che come ci si poteva immaginare è subito rientrato in classifica, risalendo in quinta posizione. Del Toro ha giocato in difesa, ma la tattica ha pagato dividendi: l’UAE può contare su due capitani “alla pari”, più McNulty e Adam Yates capaci di agire da battitori liberi, qualora se ne avvertisse la necessità. Insomma, resta la squadra da battere. Ma anche quella che potrebbe perdere tutto, perché la concorrenza è vigile e insidiosa.
Tiberi, ora si può fare: Antonio è maturo al punto giusto
La prima minaccia ha il volto di Antonio Tiberi. Che a cronometro è andato più o meno come pensava di dover andare: 40 secondi pagati a Roglic (un pedaggio sostenibile), una ventina ad Ayuso e un terzo posto che profuma di speranza.
Perché Tiberi ha tutte le carte in regola per poter ambire realmente a fare qualcosa di importante: la UAE sarà pure il croupier, la squadra deputata a dare le carte, ma Antonio è senza dubbio quello meglio messo una volta che s’è seduto al tavolo.
Se la condizione andrà di pari passo con le aspettative, nei prossimi giorni troverà sotto ai piedi il terreno ideale per potersi lanciare all’attacco, magari provando anche a sfruttare il lavoro altrui. Una cosa intanto è certa: era dai tempi di Nibali che l’Italia non aveva un corridore in grado di poter ambire seriamente alla maglia rosa, con la sola eccezione di Damiano Caruso (oggi gregario di lusso di Tiberi in salita) nel 2021. Non sarà semplice, ma la porta resta più che aperta.
L’orgoglio di Roglic, il tempismo di Simon Yates
La pioggia ha dato una bella mano a Simon Yates, che ha potuto correre buona parte della crono sull’asciutto e ha sfruttato alla perfezione l’opportunità, tanto da risalire fino alla quarta posizione in classifica. Il gemello di Adam puntava a un buon risultato e adesso ha l’occasione per dimostrare a se stesso di valerlo per davvero, con la top 5 divenuta più di una possibilità.
La stessa che s’è voluto dare Primoz Roglic, caduto nella ricognizione della crono ma capace comunque di far mulinare le gambe, tanto che nessuno tra i big di classifica ha saputo far meglio di lui. Il segnale mandato dallo sloveno è stato chiaro: 53 secondi di ritardo da Ayuso non sono pochi, ma nemmeno tanti, anche se preoccupa semmai il fatto che la Red Bull Bora Hansgrohe si ritroverà a giocare sempre in inferiorità numerica sulle montagne, con la UAE che potrà giocare a “isolare” il principale rivale. Però Roglic ha risposto con il piglio del fuoriclasse, lasciando intendere di non volersi arrendere di fronte a niente.
Pensiero che proveranno a condividere i delusi di giornata, vale a dire Ciccone, Carapaz e Bernal: quest’ultimo, vittima di una scivolata nella prima parte della corsa, ha perso almeno una quarantina di secondi, che in classifica faranno tutta la differenza del mondo. Domani intanto si riparte, destinazione Emilia, con una tappa molto complessa dove si scalerà il San Pellegrino in Alpe, una delle salite più dure del Giro, posta lontana dal traguardo ma destinata a farsi sentire nelle gambe di tutti. Con la UAE chiamata a gestire la prima tappa col “doppio capitano” da cima a fondo.