Tutto inalterato, come da previsione. Perché due giorni di montagne durissime alle spalle e altri due (ancora più duri) davanti hanno consigliato al gruppo di prendersela comoda: quasi 14 i minuti di ritardo dei big della generale da Nico Denz, il funambolo della Red Bull Bora Hansgrohe che una volta di più ha dimostrato di avere un feeling tutto speciale con il Giro, dove aveva vinto già due tappe nel 2023 sui traguardi di Rivoli e Cassano Masnago. Oggi però nessuno ha voluto dannarsi l’anima e tantomeno strapparsi le vesti per spendere inutilmente le energie. Da domani, con l’arrivo al Champoluc dopo 5.000 metri di dislivello, la musica tornerà a suonare per gli uomini di classifica.
- Matxin (UAE) sconsolato: "Ayuso è stato davvero sfortunato"
- Del Toro senza una pedina chiave. Ma chi saprà approfittarne?
- Alleanze, strategie o "tutti contro tutti": Giro, che gran finale!
Matxin (UAE) sconsolato: “Ayuso è stato davvero sfortunato”
L’unica vera variabile che potrebbe incidere sulla corsa per la maglia rosa riguarda l’ennesima defezione in casa UAE Team Emirates XRG, con Juan Ayuso che ha dovuto alzare bandiera bianca dopo un Giro (per lui) nefasto come pochi. A sentenziare il ritiro è stata una puntura di un calabrone, che di fatto gli ha chiuso tutta l’arcata sopraccigliare destra, tanto che dopo aver tentato per una ventina di chilometri di ripartire e provare a capire come poter affrontare la corsa ha desistito, consapevole che venivano meno le condizioni di sicurezza per proseguire il Giro.
L’ha spiegato perfettamente il diesse del team mediorientale, Joxean Fernandez Matxin: “Juan aveva un occhio completamente chiuso, non riusciva a vedere e in un simile frangente era troppo pericoloso correre in gruppo. Ha provato a valutare le proprie condizioni in un contesto di corsa, ma ha desistito e credo che nessuno possa fargliene una colpa. C’ha provato, ma non sussistevano i requisiti minimi di sicurezza.
È stato sfortunato: la caduta nella tappa Gubbio-Siena prima, la puntura di calabrone ieri proprio nelle ultime rampe della giornata, quando aveva deciso di uscire di classifica per diventare poi una pedina importante per Del Toro. Purtroppo quest’anno va così, ma restiamo padroni del nostro destino”.
Del Toro senza una pedina chiave. Ma chi saprà approfittarne?
Isaac Del Toro alla vigilia dei due tapponi che decideranno la corsa rosa viaggia a 41 secondi di vantaggio su Richard Carapaz e 56 su Simon Yates, ma sulle rame tremende delle ultime salite sarà un po’ più solo. Avrà Rafa Majka, Brandon McNulty e Adam Yates come ultimi scudieri, ma Ayuso gli avrebbe fatto tanto comodo. E l’assenza del catalano aumenterà l’incertezza intorno alle possibilità che il messicano possa completare l’opera e salvare la propria maglia rosa fin sul Sestriere, arrivo di tappa di sabato.
Per i rivali, il ritiro di Ayuso rappresenta certo una notizia non di secondo conto: Carapaz domani avrà l’occasione della vita, perché soprattutto se dovesse tentare l’attacco sul Col de Joux, salita di 15 km dove si scollinerà ai -20 dall’arrivo, stavolta potrebbe davvero far saltare il banco. Non come ha provato a fare sul Mortirolo e poi su Le Motte, perché il percorso della tappa in quel frangente ha finito per consentire a Del Toro di avere il terreno sotto ai piedi per recuperare i 40 secondi lasciati inizialmente lungo la strada.
Alleanze, strategie o “tutti contro tutti”: Giro, che gran finale!
Cosa potrà accadere domani? Sulla carta, l’ecuadoriano potrebbe sfruttare la maggiore attitudine a esaltarsi su salite tanto impervie, pensando comunque che sabato il Colle delle Finestre sarà giudice ultimo del Giro. Yates non potrà giocare troppo in difesa, tutti gli altri (Gee e Caruso in primis, ma occhio a Bernal e Pellizzari) dovranno inventare qualcosa da lontano.
Alleanze? Difficile escluderle, ma oggettivamente ognuno sembra destinato a fare corsa per sé. Per questo il ritiro di Ayuso ha un peso specifico: era un uomo in più per Del Toro, che si sentirà un po’ più solo sulle rampe che potrebbero ribaltare un Giro che anche senza nomi altisonanti (e con i grandi favoriti persi per strada tra cadute, punture e quant’altro) riesce comunque a mantenersi incerto e appassionante fino all’ultimo. Per Mauro Vegni, che ha annunciato l’addio al termine dell’edizione corrente, un finale comunque col botto.