Solo un fuoriclasse poteva vincere una tappa per veri fuoriclasse. E Wout Van Aert sembrava quasi essersi dato appuntamento con la storia: in Piazza del Campo è il fiammingo a ritrovare le sensazioni perdute, e soprattutto quella vittoria che mancava dallo scorso agosto, quando alla Vuelta mieteva e batteva come più desiderava. Ma dopo una primavera lunga e infausta, a Siena il capitano della Visma ha ritrovato la magia perduta: una vittoria di cuore, astuzia e grande determinazione, ottenuta davanti ai propri familiari (giunti apposta per sostenerlo), il modo migliore per chiudere una pagina complicata della propria carriera.
- Del Toro "spacca" la UAE: Ayuso ha il primo "nemico" in casa
- Roglic cade (ancora) sul più bello. E ringrazia Pellizzari
- Ciccone e Tiberi, avanti tutta. Bernal sta tornando grande
Del Toro “spacca” la UAE: Ayuso ha il primo “nemico” in casa
Ma la Gubbio-Siena è stata molto di più: Van Aert l’ha resa speciale, ma Isaac Del Toro ha fatto debitamente il suo per renderla storica. Perché mai prima d’ora un messicano aveva vestito la maglia rosa: i corridori latini ormai sono una realtà conclamata, come dimostrano le recenti affermazioni di Richard Carapaz (2019) ed Egan Bernal (2021), anche loro splendidi protagonisti di una tappa che non ha tradito affatto le attese.
Ma quel che ha fatto Del Toro ha spiazzato tutti, anche in casa UAE Team Emirates XRG: a pagarne le conseguenze, ironia della sorte, è stato il capitano designato del team con base emiratina, vale a dire Juan Ayuso, che ha pagato oltre un minuto di ritardo dal compagno di squadra, che adesso rischia seriamente di soffiargli i gradi di “primo” capitano. Perché in fondo nessuno in casa UAE aveva fatto mistero di voler giocare a più punte: Ayuso la carta migliore del mazzo, poi Del Toro e poi pure Adam Yates, che tutto sommato avrebbe licenza di chiedere spazio e considerazione (nono nella generale a 2’ da Del Toro).
Insomma, ce ne sarebbero di motivi per pensare che quanto visto sugli sterrati sia tutto sommato “normale”: Del Toro ha interpretato a meraviglia la tappa, beffato solo nel finale da un Van Aert che ha spinto il cuore oltre l’ostacolo. Ayuso ha i suoi motivi per essere arrabbiato: sarà un giorno di riposo “movimentato”, perché in qualche modo dovranno essere chiariti vari punti. La strada però ha detto che al momento Del Toro è superiore, e su questo c’è poco da disquisire.
Roglic cade (ancora) sul più bello. E ringrazia Pellizzari
Ce ne sarebbero di cose da dire invece sull’ennesima giornataccia di Primoz Roglic, caduto sullo sterrato in una carambola che ha coinvolto anche Pidcock, grande favorito di giornata. Lo sloveno ha pagato un dazio pesantissimo, ritrovandosi di colpo a oltre due minuti dalla vetta della classifica generale. “Per noi adesso cambia tutto, perché prima eravamo in una posizione perfetta, mentre ora ci tocca inseguire”, hanno spiegato dal quartier generale Red Bull Bora Hansgrohe.
“Intanto vediamo come sto: la botta è stata forte, ma se non c’è niente di rotto mi vedrete combattere ancora”. Parole che Roglic ha pronunciato chissà quante altre volte in carriera, pensando alle innumerevoli cadute che ne hanno costellato il cammino. E non ci fosse stato un monumentale Giulio Pellizzari a guidarlo negli ultimi 40 chilometri, le perdite avrebbero potuto avere ben altre sembianze. Roglic però è il grande sconfitto di giornata, e contro i giovani della UAE potrebbe faticare a rientrare in gioco per la maglia rosa.
Ciccone e Tiberi, avanti tutta. Bernal sta tornando grande
Maglia rosa che diventa invece un obiettivo concreto per almeno un paio di italiani. Che sugli sterrati senesi hanno dimostrato di saper cavalcare l’onda: stoico al solito Giulio Ciccone, che ha lavorato benissimo con la Lidl Trek ed è arrivato al traguardo con il gruppo degli uomini di classifica. Ma anche Antonio Tiberi ha dimostrato di essere perfettamente allineato al piano studiato alla vigilia del Giro: il leader della Bahrain Victorious è terzo nella generale e sempre più convinto dei propri mezzi.
L’altra pagina bella di giornata l’ha regalata Egan Bernal: il colombiano è sulla via del pieno recupero fisico e psichico dopo l’incidente terribile di tre anni fa e l’ha dimostrato cercando di restare incollato allo scatenato Del Toro finché le gambe gliel’hanno consentito. Avrà la crono dalla sua, e con salite meno impegnative potrebbe diventare un fattore. Anche perché la Ineos ha dimostrato di avere la squadra in grado di sostenerlo nello sforzo profuso.
Insomma, è un Giro bellissimo perché incerto e pieno di ribaltoni: domani il riposo servirà a rimettere assieme tanti pezzi. Ma soprattutto, a delineare strategie e obiettivi in casa UAE. Che anche senza Pogacar è comunque la vera mattatrice della corsa.