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Il pugno di Imane Khelif ad Angela Carini: sangue sui pantaloncini nel racconto del giornalista del Teleghraph

C’è un momento dell’incontro tra Khelif e Carini ripreso da distanza ravvicinatissima. L'algerina colpisce l'italiana: Oliver Brown parla di colpo fortissimo e di sangue. Il filmato finisce su X

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Redazione

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Angela Carini è salita sul ring, c’è rimasta poco più di quaranta secondi, poi s’è diretta verso il suo angolo e ha detto basta. Un diretto di Imane Khelif a lambirle il naso ha fatto emergere tutto. Dolore e paura, sicuramente. L’esordio di Carini si conclude con il ritiro della pugile azzurra ed è occasione per fomentare un dibattito che, da qualche giorno ha fatto da aperitivo e da antipasto al match. S’è parlato tanto: la stessa Carini, il Direttore tecnico Emanuele Renzini.

Le parole di Clemente Russo

Ha parlato e scritto la politica, l’hanno fatto pugili ed ex pugili (Irma Testa chiede il test del Dna: “Se al Cio va bene che si misuri solo il livello del testosterone a noi non rimane che accettarlo. Non capisco perché l’Iba fa il test sul Dna e il Cio no”. Clemente Russo l’abbiamo sentito in esclusiva) e parecchi altri hanno detto la loro.

La sensazione è che l’azzurra si sia trovata a gestire una situazione psicologicamente importante già prima di cominciare a boxare. Quanto abbia inciso tutto il resto? In qualche modo l’ha fatto. Per un istante proviamo a svincolarci. Torniamo al match.

C’era del sangue sui pantaloncini

C’è un momento dell’incontro che parla da solo: un destro ripreso da distanza ravvicinatissima. Khelif colpisce Carini, il giornalista Oliver Brown è lì e riprende per postare. Il filmato finisce su X. Scrive Brown: “C’era del sangue sui pantaloncini (di Angela, ndr).

È la boxe: oddio, sarebbe un possibile epilogo di qualunque incontro di pugilato. Il problema è che per molti s’è trattato d’altro. Per qualcuno una sfida impari. C’è chi ha detto: una donna contro un uomo. Ma cosa sappiamo di Imane Khelif?

Chi è Imane Khelif

Nasce il 2 maggio 1999, 25 anni appena compiuti, dal 2024 ambasciatrice nazionale dell’Unicef. 14 incontri disputati per un bilancio di 9 vittorie e 5 sconfitte. Chi dice che non è imbattibile – lo ha ripetuto anche Renzini – ha ragione.

Cresce a Tiaret, Algeria, e passa dal calcio al pugilato nonostante la disapprovazione della famiglia. Lavori umilissimi per garantirsi un minimo di formazione e di istruzione, nel 2018 i primi mondiali di boxe.

Nuova Delhi, si piazza 17esima ed esce al primo turno. Fuori al primo turno anche l’anno dopo: mondiali in Russia, chiude 33esima. Parigi è la seconda Olimpiade: c’era già a Tokyo, battuta ai quarti di finale dall’irlandese Kellie Harrington. Nel 2022 la svolta: arriva in finale mondiale ma è ancora un’irlandese a negarle l’ultima gioia. Oro a Amy Broadhurst.

La squalifica al Mondiale del 2023

Nel 2023 la mazzata: stavolta le viene impedito di combattere la finale, squalificata per alti livelli di testosterone. Da cosa dipendono? E perché a Parigi è stata ammessa?

Non è un trans: le informazioni che si hanno su di lei dicono altro. Intersex: l’Istituto Superiore di Sanità indica in questo modo ” le varianti innate nelle caratteristiche del sesso: possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo”.

L’iperandroginismo e il Cio

Khelif soffre di iperandrogenismo femminile: il corpo produce ormoni maschili in eccesso, ivi incluso il testosterone.

È regolarmente in gara a Parigi dopo che il Cio non ha evidenziato incompatibilità rispetto alla sua presenza e anche Khelif rientra nel novero delle atlete che rispettano i requisiti di iscrizione.

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