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I Mondiali di Massimo Oddo: “Punto su Marocco e Musiala. Ecco l’unico di cui ci ricorderemo”

Campione del Mondo nel 2006 con l'Italia, l'ex difensore e oggi allenatore racconta a Virgilio Sport la sua Coppa del Mondo. Vede favorito il Brasile ma punta sull'esplosione di qualche nazionale africana. L'assenza dell'Italia è dovuta a limiti progettuali, i ricordi della sua vittoria Mondiale sono indelebili

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Massimo Oddo, campione del mondo con l’Italia nel 2006, sta seguendo i Mondiali in Qatar nei limiti degli impegni: crede che il livello complessivo delle Nazionali si sia alzato, l’assenza dell’Italia è figlia della disorganizzazione perché “quasi tutti i Paesi ci hanno superato in termini di strutture di infrastrutture”.

Chi vincerà questa Coppa del Mondo: il Brasile ha qualcosa in più, subito dopo c’è la Francia. Di chi ci ricorderemo davvero? Solo di uno. Occhio a Pedri e Musiala, se la Germania dovesse avanzare punto su di lui. La chiosa sull’emozione sportiva più grande: l’entrata da vincitori al Circo Massimo nel 2006. Indimenticabile.

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Massimo Oddo, allenatore in attesa di una chiamata

Massimo Oddo attende una nuova sfida dopo aver sfiorato la promozione in Serie B con il Padova, battuto nella finale playoff della stagione 2021/2022 dal Palermo di Brunori. Nel frattempo, sta commentando le gare della Champions League per Amazon Prime con una platea di ex calciatori di cui fanno parte anche Ezequiel Lavezzi e Alessandro Nesta.

L’ex calciatore, da allenatore ha già dimostrato di avere leadership e competenze tali da regalare e regalarsi il salto in Serie A alla guida del Pescara nel 2016.

Massimo Oddo e i Mondiali in Qatar

Dieci anni prima aveva festeggiato la vittoria del Mondiale in Germania con l’Italia. Quel Mondiale a cui gli azzurri non stanno prendendo parte per la seconda volta consecutiva e che Oddo sta seguendo con attenzione e curiosità.

Oddo, sta seguendo i Mondiali in Qatar?

“Grossomodo sì, nei limiti dei miei impegni e degli orari mattutini delle partite. Ho visto, ad esempio, quelle in cui sono arrivate le sorprese finora più eclatanti, quelle delle vittorie dell’Arabia Saudita sull’Argentina e del Giappone sulla Germania, ma francamente faccio fatica a definirle fino in fondo così. Sono state vittorie frutto di capacità e organizzazione. L’Arabia Saudita ha avuto fortuna, certo, ma ho dietro sono stati straordinari con una linea a 5 che sembrava tirata col righello. Non esistono più le squadre materasso, il livello si è alzato. Ci sono giocatori forti e allenatori preparati in tutte le Nazionali”.

Come e dove sta seguendo le partite?

“Da solo a casa. Non riesco a guardarle tutte, ma quelle della sera raramente le perdo. Manca quella convivialità che si vive quando scende in campo la tua Nazionale. C’è l’interesse per osservare il lavoro dei commissari tecnici, i giocatori, ma anche in termini di aggiornamento è difficile farlo da lontano e senza la possibilità di vedere come viene tradotto in campo quello che viene fatto in allenamento”.

Cosa ne pensa dell’assenza dell’Italia?

“Il calcio sta evolvendo. Come abbiamo visto in questi Mondiali, le Nazionali che venivano considerate ‘piccole’ sono adesso estremamente organizzate e se non le affronti al massimo, nel migliore dei modi, rischi di perdere. Come è successo all’Italia contro la Macedonia del Nord”.

Di chi sono le responsabilità dell’esclusione degli azzurri?

“Dalle vittorie si impara poco, dalle sconfitte si impara tanto. La mancata qualificazione dell’Italia va analizzata con una riflessione ad ampio raggio. Dobbiamo metterci al pari delle altre nazioni. Quasi tutte ci hanno superato in termini di strutture di infrastrutture, ma non solo. Per tornare in carreggiata serve aggiornarci, crescere e migliorarci. Pensavamo di essere i migliori dopo aver vinto l’Europeo ma mentre noi vincevamo e restavamo gli stessi, gli altri perdevano e miglioravano”.

Quale squadra secondo lei è favorita per la vittoria finale?

“Il Brasile, la Francia, la Spagna e l’Argentina. Credo, però, che il Brasile ha qualcosa in più e subito dopo c’è la Francia. Detto ciò possono arrivare in fondo anche le meno attrezzate sulla carta. Quando noi abbiamo vinto nel 2006 non eravamo la Nazionale più forte, forse la Francia in finale aveva il favore del pronostico, ma il calcio è bello perché sa essere imprevedibile. Vedremo se il Brasile riuscirà a imporre la sua forza. La Germania? Nessuno si aspettava che perdesse la prima con il Giappone, ma se in un girone a 4 squadre perdi una partita poi diventa dura”.

Quale può essere la sorpresa?

“Non credo che ci saranno grandi sorprese. Se proprio devo ipotizzarne una dico il Marocco, la Corea del Sud e le altre africane”.

Quale giocatore sarà ricordato come la stella di Qatar 2022?

“Chi farà gol in finale. Faccio un esempio. Se l’Argentina dovesse uscire, il gol di Messi con il Messico verrà dimenticato. Resta nella storia chi scrive la storia”.

Qual è il Mondiale che ricorda con maggiore piacere, oltre quello che ha vinto nel 2006?

“Ovviamente quello del 1982. Ricordo, seppur in maniera non nitida, le riunioni in famiglia quando giocava l’Italia”.

E lei dov’era nel 1982 quando l’Italia ha trionfato. Qual è il ricordo più emozionante che porta dentro di sé dopo il trionfo nel 2006?

“Per quanto riguarda il 1982 i ricordi sono legati alle fotografie. La scena madre del Mondiale in Spagna è il gol di Tardelli e la sua esultanza. Ecco, quella è la prima cosa che mi viene in mente. Oltre all’adrenalina provata a Berlino del 2006 non dimenticherà mai, invece, la nostra entrata da vincitori al Circo Massimo”.

Per quale squadra tiferà? Quale “guferà”?

“Vado a simpatia al di là del gioco e di quello che si propone. Sto tifando Marocco, Senegal e Camerun. Le africane hanno tutto per arrivare più avanti di quanto hanno mai fatto finora e lo meriterebbero. Gufare mi viene difficile”.

Quale giocatore, che ritiene quindi anche possibile rivelazione, seguirà con maggiore attenzione?

“Pedri della Spagna è un talento incredibile. Occhio anche a Musiala, vedremo se avrà la possibilità di continuare il suo Mondiale con la Germania”.

Marco Festa

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