L’erba del vicino è sempre più verde, ma non pensiate che a casa Ingebrigtsen siano tutte rose e fiori. Perché qualche siepe è stata tagliata male, come dimostra la causa che il fuoriclasse del mezzofondo Jakob e sua sorella Ingrid hanno intentato nei confronti di papà Gjert, accusato di “violenza fisica e minacce” perpetrate quando erano poco più che bambini. Accuse che chiaramente hanno trovato vasta eco pensando anche alla strana coincidenza che ha visto Jacob conquistare (come da pronostico) la medaglia d’oro nei 1.500 e nei 3.000 metri ai mondiali indoor di Nanchino nel fine settimana, col ritorno a casa che è coinciso con una tappa processuale di cui avrebbe fatto volentieri a meno (almeno adesso).
- La spavalderia della difesa: "Smonteremo ogni accusa"
- Jakob e sua sorella Ingrid: "Un trauma che non se ne andrà mai"
- L'accusa chiama 34 testimoni. Ma Jakob vuole chiuderla in fretta
La spavalderia della difesa: “Smonteremo ogni accusa”
Papà Gjert, 59 anni, è stato per anni anche l’allenatore della famiglia Ingebrigtsen. E adesso deve rispondere di diversi capi d’accusa, passato sotto la lente come una persona molto “aggressiva e autoritaria”. Accuse che il legale del padre dei tre fratelli ha prontamente rispedito al mittente. “Il nostro cliente nega categoricamente di aver esercitato qualsiasi tipo di abuso fisico o psicologico”, ha ribadito John Christian Elden, avvocato che curerà gli interessi dell’allenatore.
Il processo si aprirà nelle aule del tribunale di Sandnes nella giornata di martedì, e si concluderà entro la metà di maggio. Elden s’è detto in verità abbastanza sicuro che tutto l’impianto accusatorio verrà facilmente disinnescato, dal momento che poggia su basi decisamente fragili. Ma intanto il processo verrà fatto, e questa per papà Gjert (che è padre di 7 figli) è già un’accusa abbastanza infamante, destinata a ripercuotersi anche sulle sue future collaborazioni.
Jakob e sua sorella Ingrid: “Un trauma che non se ne andrà mai”
La polizia norvegese nei mesi scorsi ha indagato su tutto il nucleo familiare degli Ingebrigtsen, anche se ha ritenuto che potessero esserci degli elementi per proseguire in sede giudiziale solo relativamente ai casi che vedono imputati Jakob (classe 2000) e sua sorella Ingrid, nata nel 2006. I procuratori ritengono che Gjert avrebbe sottoposto soprattutto Jakob a ripetute aggressioni verbali e fisiche tra il 2008 e il 2017, anno in cui l’attuale fuoriclasse del mezzofondo lasciò la casa di famiglia per andare ad allenarsi altrove.
Tra gli episodi citati dall’accusa, quello relativo a un calcio sullo stomaco sferrato da Gjert nei confronti di Jakob nel 2009, come “punizione” per una caduta da un motorino. Altre volte il papà avrebbe minacciato il figlio con frasi ad effetto (“Ti farò a pezzi”), mentre Ingrid sarebbe stata vittima di maltrattamenti tra il 2018 e il 2022. I due figli, difesi dall’avvocato Mette Yvonne Larsen, sperano di poter chiudere rapidamente questa triste e dolorosa parentesi di vita familiare, pur ribadendo che “il trauma e la paura che hanno segnato la nostra adolescenza non se ne andranno mai via”.
L’accusa chiama 34 testimoni. Ma Jakob vuole chiuderla in fretta
La testimonianza del mezzofondista è attesa nella giornata di martedì, con un’eventuale proroga a mercoledì nel caso in cui dovesse rendersi necessario proseguire con il dibattimento. In totale sono 34 i testimoni chiamati dall’accusa a testimoniare contro papà Gjert, e questo spiega perché i tempi di durata del processo potrebbero prolungarsi fino al 16 maggio.
Jakob a Nanchino ha dimostrato però di sapersi isolare eccome da un momento comunque tanto doloroso della sua esistenza: le quattro medaglie d’oro conquistate nelle ultime due settimane tra Europei e Mondiali dimostrano quanto fosse focalizzato sull’obiettivo.
Ora però la gara si sposta dalla pista alle aule dei tribunali, e chissà cosa passerà per la testa di un campione unico nel suo genere, ma con un peso enorme nel cuore e nell’animo. Quel peso che magari tra un paio di mesi potrebbe (in parte) sparire, oppure diventare ancora più pesante. Perché in una vicenda come quella degli Ingebrigtsen nulla può essere dato per scontato.