Il fronte anti Sinner gode del contributo di personaggi insospettabili, probabilmente passati dall’altra parte senza soppesare con adeguata profondità di lettura l’impatto delle proprie risposte, delle dichiarazioni complice un effetto moltiplicatore legato all’avvicinarsi al rientro effettivo, nel circuito, del numero 1 del ranking ATP, fermato da una squalifica conseguenza dell’accordo con la Wada.
Un partito costituito da innumerevoli protagonisti della nuova scena tennistica, istituzionale e sportiva che, per ovvie ragioni, non avevano fino ad ora esposto alcuna opinione in merito a quanto e perché del caso Clostebol.
- Sinner, l'inaspettata dichiarazione di Serena Williams
- Federica Pellegrini non cede e rimane ferma
- Schieramento anti Sinner
Sinner, l’inaspettata dichiarazione di Serena Williams
L’ultima a sostenere il partito contrario è la tennista che più ha inciso nella storia recente per il suo talento, le scelte estreme e anticonformiste, la prima a vincere un torneo del Grande Slam incinta, una donna afroamericana che ha difeso le sue scelte, umane e professionali, rigettando stereotipi inevitabili, cliché e sovrastrutture che hanno tentato di erodere la sua qualità. Senza riuscire a intaccare quel tutto, costruito da Serena Williams nel tennis anche contro suo padre.
L’articolata intervista al Time, alla vigilia del già rinviato ritorno in campo di Jannik Sinner che ha scelto come sparring partner l’inglese Jack Draper, ha suscitato più clamore che interesse in virtù della profonda stima e amicizia che ha legato e che lega ancora adesso, di certo, Serena all’azzurro. Forse sarebbe bastato ribadirlo, approfondire e illustrare il senso di quelle affermazioni proprio perché a pronunciarle è stata una ex, un mito vivente del tennis americano e mondiale capace di superare ogni record precedente.
“E’ una personalità fantastica, lo adoro. Il tennis maschile ha bisogno di lui”, ha affermato Williams per poi sostenere: “Se lo avessi fatto io, mi avrebbero dato 20 anni. Siamo onesti. Mi avrebbero tolto i titoli del Grande Slam”.
Forse Serena intendeva sottolineare, ancora una volta, come sia stato complicato per altri e come sia stata ardua la strada per lei, così sensibile e diversa ma dotata di una determinazione che non conosce misura e quantità. Come lo è stato per Maria Sharapova, a suo tempo come ha ricordato, quando fu squalificata per due anni nel 2016, poi ridotti a 15 mesi in appello.

Federica Pellegrini e Serena Williams alle Olimpiadi di Parigi 2024
Federica Pellegrini non cede e rimane ferma
Invece ha rischiato, scivolando in una sintesi ingrata. E si è ritrovata nel partito di quelli che hanno criticato, nei mesi e nelle ultime settimane in particolare, Sinner per la vicenda scabrosa legata alla contaminazione da Clostebol così come accaduto, sebbene con contenuti differenti, quando a esprimersi sull’accaduto è stata, prima di Serena, Federica Pellegrini.
La Divina ha subito – suo malgrado – l’ondata incontrollata delle critiche da parte dei social da una parte e di chi invece ha rimarcato l’eccezionalità della vicenda rispetto ai precedenti per quel che è dato sapere, dalle cronache e dai comunicati.
Non ha ritrattato nulla, Federica e non intende rivedere quanto affermato malgrado le osservazioni, pertinenti o meno, avrebbero potuto indurla a smorzare i toni delle sue affermazioni e una certa sovrapposizione di temi. Invece nulla è cambiato e anche Pellegrini siede dalla parte dei detrattori.

Jannik Sinner con la Coppa AO 2025
Schieramento anti Sinner
Paradossale vedere sia Serena Williams sia la Divina vicine a Nick Kyrgios, che ha costruito un nuovo personaggio oltre il campo, attraverso i social, le continue allusioni e attacchi duri e puri a Jannik (che è stato legato a Anna Kalinskaya, un tempo fidanzata proprio del tennista australiano), e a Nole Djokovic che a modo suo rispetta il rivale e lo apprezza, ma non gli risparmia nulla.
Neanche le frecciatine che, con generosità, elargisce. A titolo personale e attraverso la PTPA che rischia di perdere adepti, adesso e non certo per via di ciò. Non sono i soli, ma vantano una certa continuità nell’essere contro un personaggio come lui che ha introdotto uno stile unico di relazionarsi con il pubblico, veicolato un messaggio – fino all’accordo con la Wada – nella comunicazione pubblica di correttezza, disciplina e perfetta sintesi di sacrificio e low profile.
Non si può piacere a tutti, anche se Sinner ci è andato vicino. E quando si tratta di una squalifica per una simile circostanze, ovvero contaminazione indiretta con sostanze proibite, è ancora più complesso riuscire a non uscirne intaccati. A constatare il numero di contratti gli è riuscita l’impresa, ardua, di rimanere testimonial e ambassador di brand che gli hanno confermato fiducia, più a lui che al sistema.
C’è da chiedersi se e in che misura il fuoco amico si placherà, una volta che Jannik tornerà a giocare e apparirà di nuovo in campo da campione quale è, a Roma. Manca poco, ma fino ad allora il versante dei critici insospettabili potrebbe rimpinguarsi.