Non tutti gli azzurri hanno superato la prova Venezuela. Tra coloro che non sono stati all’altezza delle loro possibilità , figura anche il nome di Federico Chiesa. Lo juventino è stato schierato da Luciano Spalletti nel suo ruolo di esterno a sinistra: una sola fiammata dopo 14 minuti prima di scomparire completamente dalla gara. Il 26enne figlio d’arte sta attraversando un momento di forte involuzione, un sentiero imbeccato da quel terribile infortunio del gennaio 2022 dal quale non riesce più ad uscire.
- Chiesa da attaccante ad esterno, ma il risultato non cambia
- Nazionale e Juve, lo stesso difetto per Federico
- L'eterna diatriba tra allegriani e anti-allegriani
Chiesa da attaccante ad esterno, ma il risultato non cambia
“Chiesa è un attaccante, può fare 14-16 gol“. Parole e musica di Massimiliano Allegri che la scorsa estate aveva ipotizzato per l’esterno nato a Genova un ruolo differente da quello del passato. Seconda punta, accanto a Dusan Vlahovic. Al di là delle intenzioni del tecnico livornese, l’esperimento non ha ancora dato i suoi frutti: il bilancio della stagione di Federico recita 7 gol in 25 partite e un rendimento assai discontinuo. In tanti hanno ricercato proprio nell’assenza di un piano di gioco il grande problema dell’ex fiorentino.
Nazionale e Juve, lo stesso difetto per Federico
Ma gli stessi difetti juventini sono stati visti anche in Nazionale. Federico Chiesa vive di spunti, testa bassa e giocate individuali. Poi si spegne e per larghi tratti di match non si vede. Con il Venezuela la sua partita è durata 65 minuti prima di lasciare posto a Mattia Zaccagni. I voti? Insufficienti per tutti i principali quotidiani sportivi che valutano tutti la sua prestazione da 5,5. Il punto è che il calciatore della Juventus è probabilmente una delle speranze più grandi dell’Italia e recuperarlo al top è fondamentale per fare un buon Europeo in Germania.
L’eterna diatriba tra allegriani e anti-allegriani
Il punto è che Federico Chiesa è uno dei principali oggetti della contesa tra gli allegriani e gli anti-allegriani. Per chi sostiene quest’ultima tesi il rendimento del 26enne sarebbe frutto proprio della inadeguata gestione tattica e tecnica dell’allenatore livornese. Chi appoggia il tecnico, invece, mette in risalto la parentesi venezuelana a suffragio delle proprie convinzioni. L’importante è che tutto ciò non vada a discapito di un talento cristallino che si sta adombrando nella Juve e nell’Italia. A Max Allegri e Luciano Spalletti il compito di restituircelo sano, salvo e soprattutto performante.