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Khelif e Carini, il contrattacco: Imane risponde ad Angela e ai detrattori, è come il bullismo

Un match senza fine: quello tra la pugile algerina e l'italiana si arricchisce del tassella che mancava. Arriva la risposta di Khelif a Carini ma anche la nuova offensiva dell'Iba. Destinatario il Cio

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Imane Khelif, Angela Carini, l’Iba e il Cio. Nomi e cognomi – più un paio di acronimi: stanno per Associazione internazionale boxe e Comitato olimpico internazionale – per capire che la boxe ha scelto di restare a bordo ring e giocarsi un incontro che sa poco di pugilato.

Stavolta l’incrocio dei guantoni vede Khelif attaccare Carini e l’Iba – l’una cosa a poche ore di distanza dall’altra – rinfocolare le divergenze con il Cio.

La replica di Khelif a Carini

È il primo diretto che Imane assesta ad Angela fuori dal ring e arriva probabilmente a segno come i due che hanno suggerito all’azzurra di sospendere il match olimpico.

Le parole di Khelif sono la replica mediatica di cui l’algerina aveva deciso di non usufruire ancora a stavolta i tempi devono esserle parsi maturi. Intervistata dalla Somali National Television, la pugile ha manifestato contrarietà, sorpresa e determinazione.

Contrarietà e sorpresa. Derivano dal fatto che Khelif afferma di conoscere Carini da molto tempo e – per proprietà transitiva – diventa vero anche il contrario:

Carini mi conosce da anni: spesso sono andata ad allenarmi in Italia come membro della squadra nazionale. C’è anche lei tra le pugili con cui ho fatto allenamento e i suoi allenatori sanno chi sono: mi conoscono da quando ero più giovane.

Come il bullismo

Allargando l’orizzonte, Imane ha definito gli episodi subiti come una forma di bullismo nei confronti di chi si è guadagnata il ring olimpico con molti sacrifici:

Il bullismo ha conseguenze devastanti: può distruggere le persone, uccide i pensieri, lo spirito e la mente, divide i popoli.

Nessuno tra i detrattori ha prodotto alcuna prova ad avvallare la tesi strumentale secondo cui Khelif non sia una donna. Le critiche? Nessun dubbio per Imane: sono una forma coercitiva che attraverso la psicologia puntava a indebolirla prima di cominciare a combattere.

Iba, nessuna tregua

“Una campagna diffamatoria”, ha ribadito l’algerina, di tutto punto: costruzione artefatta, a detta di Imane, che a stretto giro di posta, tuttavia, l’Iba ha mostrato di voler perseguire attraverso le affermazioni del Ceo, Chros Roberts. Destinatario il Cio:

Lo scorso anno abbiamo condiviso i risultati di laboratorio: i dubbi su alcuni pugili insistono dal 2022, anno in cui sono stati effettuati esami del sangue e test di genere – poi ripetuti nel 2023 – su Imane Khelif e Lin Yu Ting. Entrambi non soddisfacevano i criteri di ammissibilità: ecco perché sono stati esclusi dai Mondiali.

La risposta definitiva è l’oro

Khelif torna determinata quando pensa all’intera vicenda ribaltando il punto di vista: agli odiatori si sono contrapposti gli estimatori:

Voglio ringraziarli. Tutti gli uomini e le donne algerini, tutte le persone del mondo arabo e il mondo intero che si è schierato dalla mia parte.

La risposta di Khelif alla campagna feroce di cui si è sentita vittima è quella che Imane sta preparando sul ring. La semifinale le ha garantito il bronzo ma la medaglia a cui ambisce è quella d’oro. Sarebbe la sua risposta definitiva per archiviare la faccenda.

Chiuderla no, per l’epilogo non basta Khelif né sarà sufficiente la fine dell’Olimpiade. Iba, Cio e chissà chi altro hanno un match apertissimo di non si sa bene quanti round. Come finirà? Iniziamo ad augurarci che finirà, il resto è grasso che cola.

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