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La storia di Renato, bidone alla Roma ma beato tra 5000 donne

"Serie A campionato ridicolo".

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La storia di Renato, bidone alla Roma ma beato tra 5000 donne Fonte: ANSA

Uno dei bidoni storici della Roma anni ’80, Renato Portaluppi, torna a far parlare di sé in Italia con alcune dichiarazioni oltre il limite rilasciate all’inviato di ‘Extratime’ della ‘Gazzetta dello Sport’. Fresco dei suoi successi di allenatore spara a zero sul campionato nel quale è salito alla storia come uno dei bidoni più clamorosi: “La Serie A è un campionato ridicolo”, sono le parole dell’ex giallorosso, quando gli si chiede di Juventus e Inter. Sul suo passato nella Città Eterna:  “A Roma mi ha rovinato Giannini, mi si è messo contro, lui e Massaro non mi passavano mai la palla”.

Arrivato alla Roma nell’estate del 1988 per la cifra di 3 miliardi di lire, Renato Portaluppi doveva essere l’ala destra capace di scardinare le difese a suon di dribbling ubriacanti e di infilare le porte con il suo tiro al fulmicotone. In effetti in Brasile aveva vestito le maglie più prestigiose quelle di Gremio e Flamengo e soprattutto quella della nazionale verdeoro. E aveva segnato sempre con regolarità. Normale per i tifosi giallorossi immaginarselo ottavo re di Roma. E invece nella capitale Renato si rivelò un disastro totale. Sicuramente più famoso per le sue avventure fuori campo e per le trasferte in discoteca ai Parioli. Una delle sue frasi di benvenuto è diventata leggenda: “Ho avuto 5 mila donne, più che i difensori, di me dovevano preoccuparsi soprattutto le loro mogli”. Le cronache dell’epoca raccontano di avventure a ciclo continuo, di bionde e more esibite quasi come trofei a Trigoria. Di notte brave nelle discoteche romane e di avvistamenti con qualche litro di alcool di troppo in corpo. Le sue prestazioni in maglia giallorossa dopo un buon avvio estivo, furono sempre più imbarazzanti. Rarissimi i dribbling riusciti, quasi nessuna giocata degna della sua fama, nessun gol in campionato. Alla fine anche i tifosi più sfegatati dovettero arrendersi all’evidenza: Renato non era neanche lontano parente del bomber che tutti sognavano. O per meglio dire, si rivelò un bomber sì, ma soprattutto fuori dal campo.

Tornato in madrepatria Renato ha però ripreso a giocare su buoni livelli e, nonostante una vita non proprio monastica, riuscì a calcare i terreni verdi fino a quasi 40 anni. Poi una bella carriera di allenatore con successi importanti tra cui la Libertadores alla guida del Gremio nel 2017 (unico brasiliano a vincerla prima come giocatore e poi come allenatore).

Vittorie prestigiose che nel momento di massima ebbrezza l’hanno portato a sparare bordate contro il sistema e contro i colleghi più in auge: “Per quello che ho fatto al Gremio meriterei una statua, un giorno allenerò il Brasile. Vorrei vedere un giorno Guardiola e Mourinho allenare le squadre che ho allenato io. C’è chi tra gli allenatori il calcio va a studiarlo in Europa, io non ne ho bisogno: chi sa, sa. Chi non sa, studia. Il pallone è come andare in bici: non si scorda mai”.

Su Cristiano Ronaldo Pallone d’Oro: “Ronaldo ancora Pallone d’oro? Non ho dubbi, io ero più bravo di lui, avevo maggiore tecnica. Troppo facile nel Real Madrid: se Ronaldo avesse giocato nei miei club, senza prendere 4 mesi di stipendio, cosa avrebbe fatto?”.

 

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