C’erano una volta SuperPippo e Inzaghino. Il primo era il campione affermato, goleador di Juventus, Milan e Nazionale. L’altro era il fratello minore, solo Simone per quasi tutti perchè l’Inzaghi vero era l’altro. Un dualismo durato fin quando i due hanno giocato ma che ha finito con l’invertirsi nelle carriere da allenatori. Lo scudetto conquistato da tecnico dell’Inter è la ciliegina sulla torta del sorpasso. Inzaghi ora è lui, Pippo è diventato invece il fratello di Simone.
- Simone e Pippo Inzaghi, dai tornei estivi ai trionfi
- Simone Inzaghi e quel gol il 5 maggio
- Il primo sorpasso di Simone a Pippo
- I modelli dell'Inzaghi allenatore
- Il siparietto a fine gara in diretta tv
Simone e Pippo Inzaghi, dai tornei estivi ai trionfi
Una soddisfazione dalle mille sfaccettature per il ragazzo di Piacenza, che da piccolo viveva con la mamma Marina e papà Giancarlo nella splendida villa a San Nicolò, il paese da dove hanno iniziato a tirare entrambi i loro primi calci da bambini. Il mondo per tutti e due allora era un pallone e la “buca” un campetto di cemento(senza porte tra le scuole elementari e medie su cui giocare giornate intere, insieme ad altri coetanei; e poi i tornei estivi di Ferriere dove Pippo e Simone con i genitori soggiornavano in estate e vincevano partite e segnando gol a raffica; si aggiudicavano coppe e trofei in quella località che ancora ricordano come il loro luogo dell’anima. La gente li ammirava già allora prima che sfondassero entrambi nel calcio.
Prima dei successi da allenatore con la Lazio e poi con l’Inter, Simone Inzaghi ha giocato per 12 anni in Serie A tra Piacenza (il primo anno) e soprattutto Lazio, club nel quale ha militato per quasi tutta la carriera, vincendo anche lo scudetto nel 2000, tre Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, più alcune parentesi in prestito alla Sampdoria e all’Atalanta. Con i biancocelesti ha messo a segno 55 reti in 196 partite: tra le più importanti ci sono sicuramente le quattro segnate in una sola notte il 14 marzo del 2000 in Champions League contro il Marsiglia, ma anche quella segnata il 5 maggio 2002.
Simone Inzaghi e quel gol il 5 maggio
Bella nemesi al rovescio per Simone: fu tra coloro che strapparono dal petto dell’Inter un tricolore che sembrava già cucito sul petto di Ronaldo e della squadra all’epoca allenata da Cuper tra le lacrime di Materazzi e di tutto il mondo nerazzurro. Oggi è lui ad appuntarsi lo scudetto interista, il primo da allenatore.
Il primo sorpasso di Simone a Pippo
Da giocatore l’aveva invece strappato a Pippo, nel 2000. Mentre il fratello annegava nel diluvio di Perugia, con la Juve sconfitta 1-0 dopo la sospensione per pioggia, Simone segnava alla Reggina su rigore il primo dei tre gol che avrebbero laureato la Lazio campione d’Italia all’Olimpico. Il primo “sorpasso” a Superpippo. “Per i miei genitori è stato un pomeriggio difficile – disse lui all’epoca – Sapevano che uno dei due sarebbe diventato campione d’Italia. Mi ricordo subito che chiamai i miei genitori e da loro percepivo solo felicità. Pippo la prima cosa che mi disse fu: ‘cosa abbiamo combinato’, buttarono lo scudetto a Perugia”.
Uguali e diversi i due Inzaghi: Pippo più frenetico, meticoloso, maniacale, attento all’alimentazione e soprattutto concentrato sulla partita già due giorni prima dell’incontro; Simone all’apparenza più tranquillo caratterialmente e Roma sembrava fatta apposta per lui, al contrario di Milano che non si ferma mai. Da bomber hanno sempre detto di ispirarsi a Van Basten, Paolo Rossi e all’ex nerazzurro Altobelli. Ora che sono entrambi allenatori, però, si è invertito il destino dei due fratelli. Filippo, dopo la disastrosa stagione d’esordio sulla panchina del Milan, si è calato con umiltà in contesti più modesti, accumulando esperienze dissonanti tra serie maggiore e serie cadetta, l’anno scorso la Reggina prima del fallimento, quest’anno ha preso in corsa la Salernitana per poi essere esonerato. Simone, invece, sfiorò già lo scudetto con la Lazio nell’anno del Covid, poi all’Inter dopo essersi visto sfuggire di mano il tricolore per colpa del Milan, ha prima centrato una finale di Champions e poi ha vinto lo scudetto con Zhang presidente.
I modelli dell’Inzaghi allenatore
Mancini, Eriksson e Simeone sono invece i tre suoi allenatori a cui Inzaghi ha sempre guardato, per trarre spunti e insegnamenti nel suo percorso da tecnico. Tra gli hobby che coltiva il suo preferito è il padel, ma quando può pratica anche il padbol, un curioso mix tra calcio e padel. Se Pippo ha sempre mangiato breasola e insalata con olio crudo, Simone non ha mai rinunciato alla pizza fritta col prosciutto crudo, un piatto che la nonna gli preparava quando era piccolo. Oggi l’Inzaghi vero si chiama Simone. Inzaghino non c’è più.
Il siparietto a fine gara in diretta tv
Ieri a Dazn, dopo lo scudetto, c’è stato un simpatico siparietto live tra i due fratelli. Simone Inzaghi appena è scattato il collegamento in tv ha detto: “Dove è Pippo?”. Ed ecco inquadrato l’ex bomber del Milan che era ospita in studio e che ha iniziato ad elogiare l’allenatore nerazzurro: “Simone ha una grandissima qualità, nei momenti di difficoltà, anche quando l’anno scorso gli sono piovute addosso critiche ingenerose, ha avuto la serenità di andare per la sua strada, senza alzare mai la voce, con poche persone che lo aiutavano, senza alzare mai la voce. Questa è una grandissima qualità per un allenatore, che a me manca. Lui non è solo un gestore di giocatori, sa allenare benissimo e si vede da quello che fa l’Inter in campo. Si è visto anche quando sono andati via giocatori importanti, come Brozovic, Perisic, Lukaku: non si è mai lamentato e ha fatto molto bene con quelli che ha avuto”.
“L’ho detto anche in un’altra intervista, lui è una persona perbene che fa bene al calcio. Penso che queste persone, come Ancelotti, quando vincono, ci rendono sempre contenti, al di là della maglia”, ha aggiunto Pippo Inzaghi parlando di Simone. per me era già Super mio fratello quando vinceva alla Lazio. Questa è la sua consacrazione. Già però come aveva giocato la finale di Champions… è tutto meritato per come vive la professione”.