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Luigi Busà, oro della storia azzurra alle Olimpiadi: la lotta al peso

Il campione di karate, Luigi Busà, ha conquistato la medaglia che ha sancito un record per l'Italia e si è regalato il sogno che lo ha accompagnato a Tokyo

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La storia sportiva, e olimpica, di Luigi Busà da oggi 6 agosto in avanti verrà sempre legata a un primato importante, decisivo per i Giochi e l’Italia: quello delle medaglie. a questo ragazzo di Avola, 33 anni, e interprete di un karate pulito, dispendioso ma denso di significati il suo oro va riconosciuto come più che meritato in un incontro sul tatami contro l’amico e rivale azero Rafael Aghayev che, contrariamente alla filosofia di questa antica arte, non mostra particolare affetto nei confronti dell’avversario.

L’inizio della sua carriera sportiva

L’incontro con il karate e con il kumite (75 kg) in particolare avviene quando Busà è piccolissimo, complice un padre appassionato e convinto che nel suo bambino ci fossero le potenzialità giuste per riuscire in uno sport che all’epoca non godeva di grande seguito. Un contesto familiare di estrema serenità, sostegno e convincimento come viene raccontato nella sua biografia pubblicata sul sito ufficiale di Busà.

A 33 anni, in effetti, Luigi ha vinto già molto se non tutto: la sua prima medaglia internazionale al Mondiale 2006 a Tampere (oro). In mezzo un altro oro mondiale (più tre argenti e due bronzi), ma anche cinque titolo titoli europei (più due argenti e otto bronzi).

“Trentatré anni. Mi dicevano sempre ‘Peccato che il vostro sport non è olimpico’ e invece dopo una lunga attesa è arrivata questa grande occasione da cogliere. È stato difficilissimo, abbiamo girato tutto il mondo finché a Salisburgo è arrivato questo pass tanto ambito. Sono molto contento”, aveva detto alla vigilia di queste Olimpiadi come si legge sul suo sito ufficiale.

La lotta al peso di Luigi Busà

Durante l’adolescenza, l’incontro con lo sport, lo ha aiutato nella lotta all’obesità che rischiava di diventare un problema, come ha raccontato di recente Busà in un’intervista a Repubblica:

“È cominciata come un gioco, all’inizio ero un ragazzo obeso, chi poteva pensare alle Olimpiadi? Ero molto ciccione, mi piaceva mangiare, a 13 anni pesavo 94 chili, ed ero più basso di adesso. Solo mio padre vedeva in me qualcosa di speciale, lui è stato atleta, vedeva comunque che da piccolo vincevo campionati cadetti e qualcosa di serio potevo diventare. Il problema è che a 16 anni combattevo nei pesi massimi, e mi fecero capire che a livello internazionale non sarebbe stata una buona scelta: colpi e impatti troppo duri. Dovevo dimagrire, scendere nei medi a 75 chili. Ho fatto la dieta, e da quella categoria non mi sono più mosso. Dal gioco sono passato al lavoro, nel centro sportivo dei Carabinieri: sono appuntato”.

E ha coronato quell’ambizione, quell’ideale che sognava con la famiglia alle sue spalle: l’oro olimpico per quello sport che aveva scelto e che gli insegnato a guardare oltre.

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