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Olimpiadi Parigi 2024, i tuffatori britannici su OnlyFans fanno esplodere la polemica

Scoppia una polemica sui tuffatori britannici, da Jack Laugher a Noah Williams, che per sostenersi economicamente si sono iscritti su OnlyFans. Un giornalista chiede l'intervento della Federazione olimpica britannica

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Potrebbe sembrare una polemica pruriginosa, ma in realtà la questione è forse più profonda e seria di quanto possa sembrare: ci riferiamo al dibattito infuocato che si sta scatenando su alcuni atleti, segnatamente i tuffatori britannici, in competizione alle Olimpiadi di Parigi 2024 e che, fuori dai centri acquatici, sono proprietari di profili OnlyFans (da diverso tempo).

Cos’è OnlyFans, dove sbarcano anche gli sportivi

Per chi non fosse avvezzo al mondo dei social, parliamo di una piattaforma come potrebbero esserlo Instagram o Vero, solo che come in quest’ultima si possono postare dei contenuti osé. Anzi, diciamola tutta: OnlyFans nasce come social per mostrare “lati inediti di sé” (è il refrain che usano un po’ tutti quando ci sbarcano, prima di mostrare letteralmente i lati inediti, ma del proprio corpo), che tradotto significa nudità, con foto e video che sconfinano nel porno. Il tutto a pagamento perché si sa, nulla vende come il sesso.

OnlyFans è diventato un ammortizzatore social per vip in disarmo, finiti ai margini dello spettacolo e con questo mezzo trovano un modo per rilanciare almeno le loro finanze. Ma c’è posto per tutti, da chi semplicemente si trova a suo agio nell’esporsi a sportivi.

Ma se negli Stati Uniti atleti come i fighter dell’UFC utilizzano OnlyFans per mostrare contenuti esclusivi del tenore di allenamenti o semplici momenti di vita quotidiana (da Charles Oliveira a ex lottatori come Luke Rockhold), da noi in Europa un gruppo di tuffatori britannici è sbarcato su OnlyFans per abbracciare anche l’aspetto più provocante della piattaforma.

Da Laugher a Williams: i tuffatori britannici su OnlyFans

Tra essi il pioniere (sbarcò sul social nel 2021) Jack Laugher, oro nel sincro 3 metri a Rio 2016 assieme a Chris Mears, Noah Williams, che condivide con il portabandiera della Gran Bretagna Tom Daley la specialità del sincro, e ancora Matty Lee, Daniel Goodfellow e Matthew Dixon. Tutti che propongono abbonamenti intorno ai 10 euro mensili, con contenuti che spesso li vedono con pochi vestiti addosso ed altri extra con costi maggiori. Da quanto risulta, non dovrebbero esserci nudi frontali, almeno nel caso di Laugher.

Questo perché non intendono superare un certo confine che OnlyFans permette invece di oltrepassare. Lee ha ricordato sul suo profilo ai propri followers: “Ricordate che sono un tuffatore del Team GB, non una porno star. Quindi tutto sarà SFW [sicuro per il lavoro, ovvero contenuti non espliciti, ndr] e un posto dove potrò interagire con tutti voi”.

Perché i tuffatori si sono iscritti ad OnlyFans

Non si tratta però di mero esibizionismo, per quanto non ci sarebbe nulla di male. Il The Sun riporta il commento di una sua fonte, che parla della necessità di atleti di sport non di primo piano di raccogliere qualche soldo extra per sostenere la propria attività, soprattutto in mancanza di sponsor. “Non è il genere di cosa che il Team GB promuoverebbe, ma c’è poco che possano fare per fermarlo. E diciamocelo, hanno bisogno di soldi”, prosegue la non specificata fonte.

Parole che comunque non sarebbero lontane dalla realtà. Laugher al Telegraph aveva infatti ammesso che si tratta di un modo per avere qualche soldo in più, traendo profitto da ciò che la gente vuole vedere. E i suoi compagni di squadra lo hanno seguito a ruota intravedendo l’opportunità.

Il giornalista del Daily Mail contro i tuffatori su OnlyFans

In tempi in cui il sex working (servirebbe una dicitura italiana per evitare la traduzione letterale, un po’ troppo scolastica, “lavori del sesso”) viene considerato anch’esso un mestiere con una propria dignità contro il moralismo imperante, c’è però qualcuno che in patria, ovvero in Gran Bretagna, non vede di buon occhio il fatto che atleti olimpionici condividano il proprio privato su OnlyFans.

Jonathan McEvoy sul Daily Mail ha redatto un editoriale di fuoco contro questa scelta, citato anche dall’edizione online del Corriere della Sera. Il giornalista cita il giuramento olimpico, che parla di uno sport pulito e puro, che a suo avviso non lo è più, almeno ai Giochi.

Dopo questa premessa, McEvoy ha affondato il colpo: “Non bisogna essere troppo antiquati per guardare con disprezzo lo spettacolo del tuffatore ventinovenne Jack Laugher, così come del compagno di sincro di Tom Daley, Noah Williams, e degli altri suoi compagni di squadra, che si pavoneggiano su OnlyFans, piattaforma pornografica per eccellenza”.

“Bisogna osservare un certo senso del decoro”

Il giornalista è una furia: “Un collega mi ha risparmiato l’imbarazzo di iscrivermi […] condividendo con me alcune immagini di questi atleti olimpici seminudi. Certo, è improbabile che i tuffatori siano vestiti come giocatori di snooker. Ma è davvero sensato per un rappresentante della squadra britannica posare seminudo con le mani nei pantaloni, per un abbonamento di 7,75 sterline al mese su un sito usato dalle prostitute?”

Per McEvoy il fatto che questi atleti fatichino a sbarcare il lunario non è un buon motivo per fatturare su OnlyFans: “In un’epoca in cui la disponibilità di pornografia su Internet per i giovani vulnerabili è tale, è questo il miglior esempio da dare? Chiaramente no”, si risponde. E invoca l’intervento della British Olympic Association, che deve fare in modo che “venga osservato un certo senso di decoro“, anche se la piattaforma non è illegale. Il ragionamento di McEvoy lo porta a considerare l’esibizione su OnlyFans un discredito per lo sport non troppo diverso dal doping.

I tuffatori britannici intanto si preparano per le loro gare alle Olimpiadi di Parigi. In barba a chi vorrebbe trascinarli sul patibolo, rei di aver voluto valorizzare le proprie qualità lontano dai trampolini e dalle vasche e di aver sconvolto il moralismo di chi considera un corpo nudo un prodotto demoniaco.

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