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Olimpiadi, Sinner replica agli haters da campione. Stavolta ha ragione Bertolucci

Una tonsillite ferma Sinner: la rinuncia alle Olimpiadi scatena gli haters. Fanno male tutte queste critiche gratuite, forzate, in malafede? Certo che sì

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Il giorno dopo l’annuncio del ritiro di Sinner dalle Olimpiadi di Parigi per una tonsillite è quello in cui Jannik – esemplare – ignora e sceglie il silenzio. L’ha sempre fatto: la miglior medicina contro gli haters è lasciare che si perdano nel metaverso. Il web è micidiale e immediato anche nella capacità di spegnere e smorzare: pochi minuti di (vana)gloria, poi l’evaporazione. Premessa d’obbligo. I Giochi perdono di attrattiva? Manco per niente, ci mancherebbe altro. Sono piani di dibattito differenti. L’Italia olimpica resta grande Italia e l’assenza di Sinner non sposta nulla. A proposito di Sinner.

Fanno male tutte queste critiche gratuite, forzate, in malafede? Certo che sì. Tanto a quelli che si sono fatti una corazza quanto a chi non ha la pelle dura. Feriscono in ogni caso.

Tanto talento e un carattere di ferro

Jannik è forte di testa: il numero 1 del ranking dice soprattutto questo. Tanto talento al servizio di un carattere di ferro: è una delle virtù che lo avvicina a Nole Djokovic ed è forse anche il motivo principale per cui l’altoatesino sta in cima alla classifica dell’Atp. Se prendi i risultati di Alcaraz, tanto per dire, o li confronti per potenzialità, forse lo spagnolo resta un passo avanti all’italiano ma quando entrano in gioco volontà e abnegazione, il talento cristallino e puro incide fino a un certo punto. Anche per questo Sinner è arrivato al numero 1 e Alcaraz l’ha tolto dal radar.

Jannik non va alle Olimpiadi per una tonsillite e la fenomenologia dell’odiatore medio fa pronti, via. Il manuale del perfetto imbecille, tanto, è sempre quello: lo studi una volta, lo affini all’occorrenza e lo riprendi appena capita l’occasione. Stavolta – ancora una volta – nel mirino ci è finito Pel di Carota. Lui e Anna Kalinskaya, ovvero la nuova compagna di Sinner. Perché? Ha ragione Paolo Bertolucci che la tocca pianissimo: “Una volta c’era lo scemo del paese, ti facevi due risate e andavi via”. Ora no. C’è un libero mercato virtuale aperto h24. Polemiche e veleni in un etere di immondizia.

La colpa di Sinner? Sorridere, essere felice

La colpa di Sinner sarebbe quella di viversi l’età e l’extra campo, di fare vacanza, di sorridere, di avere una relazione, andare al mare, svagarsi. E quella di Anna? Anna diventa la classica figura che sfianca il campione, lo debilita: è la distrazione che fa andar fuori corsia, lo zucchero in più che scombussola il corpo, il vezzo che fa perdere di vista l’obiettivo, l’evasione di chi si monta la testa.

Un atleta mette al collo l’oro olimpico nel corso della carriera: il sogno più grande di uno sportivo. Roba che mica riesce a tutti: magari. Ce la fa una marginalissima parte tra il novero dei partecipanti. E, tanto per restituire il senso dell’impresa: sono molti di più i grandi campioni di specialità che quell’oro non l’hanno mai indossato rispetto a chi se l’è incorniciato in bacheca.

Quattro Olimpiadi in una dozzina d’anni

Gareggi e ti alleni anni per qualificarti ai Giochi, poi entri nella gara, la studi nei dettagli ma c’è sempre qualcosa per cui non ti trovi. L’imprevisto, l’avversario, l’exploit inatteso, un errore maledetto che non avevi mai fatto in precedenza. Oppure l’emozione che all’improvviso ti porta al braccino, alla gamba che trema, alla testa che va in black out.

A essere fortunati e bravi – voglio dire, a essere tra i migliori in una particolare disciplina – ogni sportivo ha quattro possibilità nell’arco della vita professionale: quattro Olimpiadi in una dozzina d’anni. Tanto gli concede il fisico se gli gira bene. Ecco: quanto ci tenesse Sinner a Parigi 2024? Così tanto che anche solo restituirgli una misura tangibile è complicato.

Jannik e Anna, poi la tonsillite

Accade a Sinner quello che tocca in dote ai campioni: gli odiatori crescono naturalmente ma a fare da contrappeso c’è la schiera di fan. Mentre Jannik sta zitto e ignora, a fargli da scudo sono i tifosi. Nel suo caso, poi: quelli che lo adorano sono dannatamente di più. Gioiscono con Jannik quando si vive l’età e l’extra campo, fa vacanza, sorride, ha una relazione, va al mare, si svaga.

E Anna? Anna diventa una di casa perché valorizza il campione, lo rafforza: è l’energia che tiene in vita, il cibo che sostiene, il privilegio che supporta ogni grande obiettivo, l’evasione che calza a pennello coi 22 anni.

Quanto ci mette a guarire una tonsillite? Qualche giorno o qualche settimana. Va curata anche evitando gli sbalzi di temperatura. Riposo e sole. E dico sole non perché sia un medico né per avventurarmi in competenze che non ho ma perché mia nonna continua a dire che il sole è come l’antibiotico, come gli amori quando girano alla grande. Anna e il mare: potrebbe essere la medicina più efficace.

Qualche giorno ancora di stacco e poi a tutta. C’è la spedizione in America che reclama un Sinner in forma. Ci sono Montreal, Cincinnati e subito dopo gli Us Open. Per il resto, avanti così: Sinner ignora e sceglie il silenzio. Lascia che gli haters si perdano nel metaverso. Stavolta Bertolucci ha ragione: “Prima c’era lo scemo del paese. Ti facevi due risate e andavi via”.

Attenzione, interesse e nevrosi

Troppa attenzione intorno a Sinner? Perché mai un interesse tanto manifesto dovrebbe essere negativo? No, non è un problema di attenzione, semmai di nevrosi. Troppa nevrosi intorno a Sinner: per i siti sportivi e generalisti è diventato argomento da “articoli più letti del giorno”.

Per essere chiari: più di quanto restituisca l’attualità di Juventus, Inter, Milan e compagnia cantante. Non è un dato da poco e misura il grado di coinvolgimento che esiste tra Jannik e l’utente. Che tutto ciò si porti dietro anche l’altro lato della medaglia è inevitabile: sguardo e cannocchiale puntati nel buco della serratura per entrare nei meandri di un privatissimo che non c’entra nulla. Di un retroscena privo di fondamento (e di significato). Di una ossessiva caccia al tesoro alla scoperta di quello che non si sa (semplicemente perché non esiste).

Per gli effetti speciali ci vediamo a Los Angeles

Ma il tesoro è già svelato: Sinner, un ragazzo che fa il tennista da Dio e ha un potenziale enorme per scrivere la storia del tennis. Va solo rispettato. Con la medesima decenza con cui Sinner ha mostrato di rispettare il suo talento, la sua professione, i suoi tifosi, la sua crescita e il suo privato.

Un po’ di riposo e di cura, magari gli ultimi sprazzi di sole con Anna e poi verso l’America, verso il prossimo futuro. Nell’estate del 2028 Sinner sarà a cavallo tra i 26 e i 27 anni: la XXXIV edizione dei Giochi olimpici è in programma a Los Angeles. Per gli effetti speciali, caro Jannik, ci si vedrà là.

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