A tre settimane dalla celebrazione del talento leggendario di Gianfranco Zola, entrato nella Hall of Fame italiana del calcio, sua figlia Martina ha dimostrato quelle stesse qualità che hanno reso suo padre l’idolo irripetibile di un Chelsea incredibile tra i tifosi e gli appassionati della Premier e del bel calcio che fu.
La sua secondogenita ha ereditato la determinazione, la tenacia e la passione sportiva ed è indubbio. Dalla madre sicuramente l’acume anche nello scegliere la via più consona e adatta alle sue caratteristiche: così Martina ora veste quella medaglia vinta a Las Vegas, ai Mondiali Ibjjf Worlds No-Gi nell’ultimo weekend. Un bronzo che apre una carriera davvero illuminante per la figlia del campione sardo.
- Martina Zola, medaglia di bronzo a Las Vegas
- La scelta delle arti marziali
- L'evento a Cagliari
- La carriera di Martina
Martina Zola, medaglia di bronzo a Las Vegas
A dare riscontro del risultato incredibile conquistato negli Stati Uniti, al suo primo Mondiale, non è solo l’organizzazione ufficiale ma la stessa Martina che, con un post su Instagram che la ritrae con la medaglia di bronzo al collo, ha pubblicato un messaggio che riassume al meglio la filosofia della sua aderenza, in termini di filosofia e di prestazione, a questa disciplina.
Nel suo post celebra il risultato, forse non proprio atteso, e esprime il suo sentito ringraziamento nei riguardi di quanti hanno supportato il suo percorso sportivo.
“Medaglia di bronzo al mio primo Mondiale No Gi 🥉 So che partire con una medaglia a questo livello è sempre un grande risultato e c’è molto di cui sono orgoglioso di me stesso, ma so che posso fare ancora meglio. Nessuno vuole essere un campione del mondo in palestra e poi non esibirsi quando serve, quindi farò del mio meglio per raggiungere la mia massima prestazione da ora in poi e so che ce la farò ❤️ semmai questo risultato mi ha dimostrato che, anche se non sono ancora del tutto arrivato, finalmente ho la conferma di essere sulla strada giusta per raggiungere il mio livello più alto ✨️ Voglio ringraziare tutte le persone che mi sono state accanto e hanno creduto in me”.
La scelta delle arti marziali
Il suo cammino sportivo, in una disciplina distante anni luce dalla fama e dalla visibilità che il calcio dona e preserva come per suo padre Gianfranco, si lega alle arti marziali e a un bronzo che vuol dire tanto, troppo per la figlia del campione italiano più amato in terra d’Inghilterra.
Nel giugno scorso, scorrendo la rassegna stampa internazionale a lei dedicata, fu già chiaro quanto potesse dare Martina Zola a questa disciplina e anche alla Sardegna che nel luglio scorso è stato scenario di uno degli appuntamenti con il Jiu-Jitsu sulle tavole dei teatri di Cagliari.
L’evento a Cagliari
A Teatro Doglio, poco distante dal tappeto-ring anche il vicepresidente della Lega calcio serie C, Gianfranco Zola con la moglie Franca, presenti soprattutto per seguire il combattimento della figlia Martina.
La secondogenita del campione di Oliena e Sir, Baronetto della Regina, iscritta all’Accademia 10th Planet Londra, è uscita a testa alta dalla manifestazione, sconfitta solo in finale e ai punti da un’avversaria, Gamila Kanew, 27 anni, tedesca di Berlino con sei chili di muscoli in più. Una premessa di quel che si è visto a Las Vegas e di quella medaglia di bronzo, nella sua categoria da festeggiare senza riserve.
La carriera di Martina
A differenza di suo fratello Andrea, che vanta nel suo curriculum una carriera calcistica di nota ma che non gli ha consentito di replicare i successi paterni, Martina ha intrapreso una strada diversa, che l’ha avvicinata alle arti marziali senza l’ansia – forse – di inevitabili confronti con la figura di un padre dotato di un talento tecnico raro, nel calcio contemporaneo.
E così mentre suo fratello ha comunque un passato nell’Academy del club londinese che fece le fortune di Zola in Premier come per l’indimenticabile Gianluca Vialli, Martina si è dedicata principalmente ad altro per scoprirsi capace di conquistare una medaglia al suo primo Mondiale. Anche negli archivi fotografici, sono rarissime le foto che la vedono in campo per unirsi all’esplosione delle feste seguite ai risultati eccellenti del padre che, si apprese poi, sarebbe stato al centro di un inquietante piano criminale finalizzato al rapimento che – fortunatamente – non ebbe poi luogo.
E scrivere una storia tutta sua, edificata sui risultati e sull’assenza di pressioni che la sua assoluta e specifica unicità nel panorama sportiva le hanno consentito di traguardare un successo immediato, che da quel che ha scritto, è una conferma.