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Milan, Raiola si difende e passa al contrattacco

Il potente agente si dice anche favorevole alla Superlega ma non in sostituzione della Champions

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Sì alla SuperLega ma senza rinunciare nè alla Champions nè ai campionati nazionali, sì ai procuratori sportivi (e ci mancherebbe) che difendono gli interessi dei calciatori, sì a riforme che possano far bene al calcio. Mino Raiola si confessa al quotidiano spagnolo As e risponde un po’ a tutto. Anche a chi, come i tifosi del Milan, gli rimproverano di essere avido nelle trattative come nel caso Donnarumma.

Raiola difende il suo ruolo

Dopo aver lanciato il primo amo (“Il Real Madrid può permettersi Haaland“) Raiola spiega: «Il compito di un agente è proteggere il più possibile gli interessi dei calciatori. E quello dei direttori sportivi difende gli interessi delle società. È come comprare una Rolls Royce e non pagare un autista. Oppure comprare un aereo e non assumere un pilota. È totalmente folle. Facciamo anche noi parte del calcio. Ovviamente non sono mai andato a una trattativa con una pistola sul tavolo. Se esistiamo è perché i giocatori hanno bisogno di noi e anche i club hanno bisogno di noi».

Raiola è favorevole alla Superlega

L’agente spiega quale è stato il vero errore dei promotori della SuperLega: «Gli organizzatori volevano fare a meno della Champions League per giocarci. Ed è un errore. La parola chiave qui è “anche”. La Ferrari può andare con una macchina in Formula 1 e con un’altra a LeMans. Perché il Madrid non può giocare in Champions League e in Super League? Sarebbe l’esperimento più meraviglioso nel mondo del calcio. Organizza due tornei, Champions e Super League. E lascia che sia il grande pubblico a decidere quale preferisce».

«I club oggi hanno un problema, che hanno più giocatori di quelli che possono entrare nella squadra. Ci penso da anni… e l’unica regola fissa dovrebbe essere che non puoi cambiare una stella da un torneo all’altro. L’obbligo dovrebbe essere quello di fornire l’elenco di chi gioca quella competizione prima dell’inizio. Ciò consentirebbe ai club di definire una strategia su quale sia competizione a cui vogliono dare più importanza e persino di assumere determinati giocatori per giocare ciascuna di quelle competizioni. Un club dovrà pensare: impiegherò Ibrahimovic per giocare la Champions o la Super League?».

«Se possedessi un club, vorrei che la mia squadra giocasse in Super League e anche in Champions League… E ovviamente nei campionati nazionali. Ho guardato con incredulità le proteste per le strade della gente. Erano proteste contro qualcosa che non era stato ancora spiegato. Ma la Superlega non dovrebbe essere un obbligo, eh? Se la odi, non acquistare i diritti o non pagare per vederla. Se vuoi vederla… vai avanti. Ma la chiave – conclude Raiola –  è la parola “anche”».

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