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Morte Matilde Lorenzi, l'allenatore Angelo Weiss rompe il silenzio dopo la decisione della Procura: "Le reti non c'erano"

Il tecnico ha assistito alla morte della sciatrice il 28 ottobre: da testimone oculare della tragedia ha deciso di nuovo di fornire la sua versione dei fatti

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Mentre la Procura di Bolzano ha preso la sua decisione, in merito alla tragica morte di Matilde Lorenzi, il suo allenatore Angelo Weiss all’indomani di quanto reso noto ha avvertito l’esigenza di rompere un silenzio che durava da un tempo contratto ma dilatato. Un tempo enorme, per quanti hanno amato la giovane promessa dello sci italiano deceduta dopo una caduta sulla pista Grawand G1 in Val Senales, Alto Adige durante un allenamento con il suo allenatore presente.

Weiss, nome noto agli addetti ai lavori e non solo, ha assistito perché presente agli ultimi minuti della vita di una ragazza di 19 anni appena che aveva accompagnato in un percorso agonistico denso di soddisfazioni. E promesse, come quelle che si attendono quando l’esistenza è appena impostata e si ragiona solo al futuro.

Morte Matilde Lorenzi, l’allenatore parla da testimone

Angelo Weiss è un professionista che ha vissuto in prima persona la passione per lo sci e l’amore per la montagna. Ha deciso di proseguire e dedicarsi a Matilde Lorenzi, morta lo scorso 28 ottobre. Per lui la scomparsa di Mati “è una cicatrice che mi porterò dietro tutta la vita”. In un’intervista a La Stampa prova a ricostruire le fasi della discesa dell’atleta di quel terribile 28 ottobre quando Lorenzi in allenamento è rimasta vittima di un avvenimento orribile, definitivo nella sua tragicità.

“Un qualcosa di inimmaginabile. Ed oggi, ad un mese dalla tragedia, è ancora più complesso parlarne. È doloroso. Un dolore gigante. Sa cosa provo? Un dolore al cuore”, ricostruisce in questo accorato appello e testimonianza l’accaduto.

Fonte: ANSA

Matilde Lorenzi in gara

La dinamica della caduta di Mati

Weiss era presente quando Matilde “è caduta e ha sbattuto la faccia sul ghiaccio. Di incidenti e cadute, mi creda, da atleta e da allenatore ne ho viste molte. Mai così”. Secondo quel che spiega poi l’impatto e la dinamica sono state uniche, imparagonabile a quanto visto in precedenza: “Quando cadono, di solito le ragazze urlano dal dolore. Magari si sono rotte una gamba o un braccio. Può succedere. Invece Matilde era già incosciente. Non ha urlato. Era lì, ferma”.

A un mese di distanza dalla morte di Lorenzi, una cospicua parte dello sci italiano chiede che venga fatta chiarezza su quanto avvenuto e la riapertura delle indagini da parte della Procura di Bolzano appellandosi alla necessità, per rispetto nei riguardi della memoria di Mati e dei giovani atleti che si allenano su quella pista, che venga accertato il rispetto della sicurezza. “Tutto quello che so, l’ho raccontato ai carabinieri. E ho parlato anche con i genitori di Matilde”, dice Weiss. Che poi conferma che le reti di protezione in quel punto non c’erano: “Quella non è una zona pericolosa. Non ci sono rocce o alberi. Nulla. Matilde è scesa e ha battuto la testa”.

Fonte: ANSA

I funerali di Matilde Lorenzi

Le perplessità di De Chiesa e Gros

In particolare due ex sciatori come Piero Gros e Paolo De Chiesa hanno condiviso pubblicamente le loro perplessità sulle circostanze che hanno costituito il contesto in cui si è consumata la caduta: “Il caso dovrebbero essere riaperto perché dalla foto e dal video (girati da chi era sulla seggiovia in quel momento, ndr) si vede chiaramente che non c’erano le reti B, quelle che permettono di contenere in un metro la caduta di ogni sciatore che scende a 60-70 chilometri orari. Perché i carabinieri affermano il contrario”.

De Chiesa sottolinea: “Nel video si vede il volo che ha fatto Matilde, il suo corpo è stato recuperato nel recupero, quindi fuori dalla pista. E non capisco come si può dichiarare senza autopsia che le lesioni letali siano state provocate dall’impatto con la pista e non dal volo fuori pista?”.

Il dolore privato di Weiss

Weiss è uno sciatore esperto, ex campione a sua volta, e uomo attento e riservato che trattiene per sé la sofferenza causata dalla perdita di Matilde. E con difficoltà ha provato a ricostruire le fasi della caduta che ha provocato la morte della sciatrice:

“In qualche modo bisogna provare ad andare avanti. Certo, non è facile. Anzi, è davvero duro. Ma ci sono altre ragazze da seguire. E non è semplice nemmeno per loro. La morte di Matilde ha sconvolto un po’ tutti, non solo il mondo dello sci“. Ma, come osservato da alcuni, nessuno si è fermato dopo quanto accaduto.

Proprio oggi, 29 novembre, la sua famiglia ha ufficialmente dato vita alla fondazione che porta il nome di Matilde. Era una promessa di papà Adolfo e l’ha mantenuta. Le finalità sono promuovere, sviluppare e implementare la sicurezza sulle piste da sci all’aperto e indoor.

La posizione della Procura di Bolzano

“Si è ritenuto e si ritiene tutt’ora che l’evento mortale sia stato causato da un fatto meramente accidentale neppure astrattamente qualificabile come reato”. Secondo quanto anticipato dall’agenzia ANSA, nella giornata di ieri, la Procura di Bolzano è tornata sulla morte della sciatrice Matilde Lorenzi, avvenuta sulla pista “rossa”, Grawand G1 in Val Senales, ribadendo che si è trattato di un incidente.

Nei giorni scorsi Ernesto Carbone, consigliere laico del Csm aveva depositato la richiesta per l’apertura di una pratica per fare chiarezza sulla correttezza e sulla completezza delle indagini svolte dalla procura di Bolzano. Per questo motivo, ovvero l’accidentalità del fatto, spiega la Procura “il relativo fascicolo è stato iscritto a modello 45 (come fatto non costituente reato)” e non sono stati disposti “neppure accertamenti autoptici, ma questa Procura ha rilasciato il prima possibile il nulla osta alla sepoltura, anche per rispetto della famiglia”.

La Procura spiega inoltre che nel tratto dove si era verificato l’incidente “le stesse caratteristiche della pista erano tali da escludere qualsivoglia obbligo di attivazione da parte del gestore, non sussistendo alcuna insidia interna o esterna alla pista, che dovesse giustificare l’adozione di apposite cautele, e non ravvisandosi né da parte dei Carabinieri né da parte della Procura la violazione di alcuna regola cautelare“.

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