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MotoGp, Marquez: "Non potevo permettere che Rossi vincesse il Mondiale 2015"

Lo spagnolo della Honda rivela: "Valentino era il mio idolo, il rapporto ha cominciato a guastarsi quando sono andato più forte di lui al Ranch".

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MotoGp, Marquez: "Non potevo permettere che Rossi vincesse il Mondiale 2015" Fonte: Getty Images

Nella serie Amazon 'All In' Marc Marquez si racconta a 360 gradi e tra i retroscena più succulenti c'è il progressivo incrinarsi del rapporto con Valentino Rossi, suo idolo d'infanzia assieme a Dani Pedrosa.

Che il pesarese fosse un idolo per il 30enne iberico è noto, e il sentimento che il Marquez ragazzino provava è confermato da un aneddoto che risale al 'fattaccio' del 2015: "Valentino Rossi per me è spettacolo, era un idolo, da piccolo tifavo lui e Pedrosa. Un idolo è più di un modello, un modello è ciò cui aspiri di essere. Nel 2014 andai dopo il GP di Misano al Ranch di Valentino e mi ospità un giorno: l'obiettivo era di superare il record della pista, cosa che feci. Gira voce che ci rimase male, da allora i rapporti si sono un po' raffreddati, non so come mai. Quando nella conferenza stampa d Phillip Island Valentino mi attaccò duramente, papà ordinò a mamma di togliere dalla mia camera i poster e le foto di Valentino".

Già, nel frattempo Marc Marquez e Valentino Rossi erano diventati rivali in pista; il 2015 è l'anno in cui la tensione cresce sempre più, al punto da condizionare l'esito della lotta iridata: "Una stagione folle e intensa, c'era sempre maggiore tensione tra noi, ci siamo scontrati in pista prima in Argentina e poi nei Paesi Bassi. Quando nella conferenza stampa che precedeva il GP della Malesia mi accusò 'Ho capito il gioco di Marc, ha rallentato in Australia per favorire Jorge, è il suo migliore alleato, vuole che vinca lui il Mondiale', fu rottura. Risposi: se sei veloce, non ti preoccupano le idiozie; se sei lento, ti senti inferiore e sei convinto di non essere in grado di vincere, rimesti nel torbido in cerca di scuse".

Sepang è l'epicentro del terremoto sportivo: "In griglia il pubblico comincia a fischiare quando annunciano il mio nome, a me non infastidisce, ma mi domandai che colpa avessi commesso. Qualcuno sostiene ancora che sono stato io a muovermi verso la Yamaha, che lui non abbia sferrato calci, ma solo aperto il piede verso me; Mi ha spinto volontariamente verso il margine della pista: mi ha guardato e ha allungato il piede, non avevo spazio per fare manovre. Sbagliò il direttore di gara: certi episodi implicano la squalifica automatica: se non si fosse chiamato Valentino Rossi, ci sarebbe stata una immediata bandiera nera".

Il 'calcetto' del NR.46 al NR.93 condiziona l'epilogo di Valencia, perché l'italiano sarà costretto a partire dall'ultima piazza e la rimonta nei confronti del compagno di squadra è infine 'stoppata' dai connazionali Marquez e Pedrosa, è l'ultima vera chancer per Valentino di laurearsi campione: "Non avevo un motivo per attaccare Jorge, le settimane che avevano preceduto Valencia erano state molto dure; mi dicevano che Valentino poteva fare pressione sui media, che in molti si sarebbero mossi contro me, avevo 22 anni, ma il carattere non mi mancava. Potevo cercare un sorpasso su Lorenzo all'ultima curva, ma non avrei mai potuto regalare il Mondiale a Valentino".

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