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Motogp, Valentino Rossi: durissimo attacco alla Direzione Gara

Non si placa la rabbia dei piloti per la passività della Direzione Gara nel corso del Gran Premio di Barcellona. Valentino Rossi non le manda certo a dire.

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Dopo le polemiche scatenatesi ieri attorno alla Motogp, nella giornata di oggi si sono svolti alcuni test sulla pista di Barcellona, anche se, come era ampiamente prevedibile, il dibattito in merito alla sicurezza del Motomondiale si è tutt’altro che placato. Molti piloti hanno infatti detto la loro su ciò che è successo ieri in gara, scagliandosi soprattutto contro la Race Direction.

La questione è stata fondamentalmente una: dopo che il centauro della Yamaha Fabio Quartararo si è trovato a correre gli ultimi giri con la tuta completamente aperta e senza Chest Protector, sarebbe stato da fermare immediatamente, mostrando la bandiera nera? Al di la del se sia stato giusto o sbagliato, quello che ha sorpreso tutti, piloti e addetti ai lavori, è stata la francamente imbarazzante passività della Direzione Gara, che con ogni probabilità senza le proteste di Ducati e Suzuki se ne sarebbe rimasta tranquillamente in silenzio. 

Ma non è finita qui, perchè anche sulla Moto 3 si sta discutendo molto: questa categoria del mondiale sta diventando sempre più pericolosa ogni anno, e anche ieri si sono viste manovre che hanno ampiamente superato i limiti consentiti, soprattutto considerando che è passata appena una settimana dalla tragica morte di Jason Dupasquier.

I temi sono molto delicati e vanno presi con le pinze, ma se c’è qualcuno che non si è fatto problemi ad esprimere il proprio pensiero, quello è stato Valentino Rossi. Il centauro della Yamaha Petronas, finito nella ghiaia a pochi giri dal termine, è andato decisamente all’attacco, soprattutto per quanto riguarda il tema Moto 3, anche se la sua analisi è partita da quanto accaduto con Quartararo:

“C’è sempre troppa confusione, nelle situazioni più complicate non è mai chiaro cosa può succedere nelle due ore dopo la gara. Le regole non sono abbastanza precise e in molte cose sono lasciate al giudizio dello Steward Panel. E a volte vediamo reazioni diverse per la medesima situazione, a seconda dei piloti o delle categorie. Questo crea molta confusione”.

Una volta passati a parlare della Moto 3, apriti cielo. The Doctor era veramente un fiume in piena, attaccando di petto la Race Direction e il modo in cui la categoria viene gestita anche, e soprattutto, dal punto di vista mediatico:

“Io ho paura quando guardo le gare di Moto3. Penso che ora sia troppo pericolosa, non riesco a godermela perché sono preoccupato. Non è un problema facile da risolvere, ma l’organizzazione dovrebbe parlare con i piloti e farlo seriamente. Dovrebbe parlare uno per uno con quelli che fanno delle cose pericolose, fargli rivedere le immagini e minacciarli di squalificarli se rifacessero una cosa del genere. Questo mi sembrerebbe il modo giusto di agire […] Poi mi sembra che ci sia una spettacolarizzazione eccessiva della Moto3, anche sui social, con frasi tipo: ‘what a race’, ‘unbelievable, last lap with 25 riders’. Addirittura spingono per farla diventare ancora di più. E non mi sembra la scelta giusta. Questo però è un lavoro grande, nel quale la gente deve stare lì a guardare le gare e a parlare con i piloti. Però di lavorare molto non è che son tutti contenti”.

Per finire Rossi non resiste più, e lancia un vero e proprio attacco diretto sia la Race Direction che lo Steward Panel:

Mi sembra che siano concentrati principalmente sulla MotoGP e dovrebbero impegnarsi di più anche con la Moto3, ma probabilmente non è abbastanza importante. C’è molta confusione nelle regole, ci sono cose che si fanno perché le chiedono le Case. Anche l’anno scorso hanno aspettato una settimana per parlare con Zarco in Austria. Dipende anche da che ora hanno l’aereo per tornare a casa domenica pomeriggio. Se ce l’hanno alle 4, allora è difficile con Zarco. Bisognerebbe prenderlo più seriamente questo tema della sicurezza”.

Per quanto riguarda i test (come detto, sì, ci sono stati anche dei test oltre alle polemiche e alle invettive), Rossi si dice soddisfatto, avendo provato alcune soluzioni che potrebbero essergli molto utili nelle prossime gare, tuttavia senza aspettarsi miracoli:

“Questo test non è stato male. La Yamaha non aveva portato troppe cose da provare, ma abbiamo lavorato bene sulla moto. Abbiamo provato una sospensione diversa, una gomma per la Michelin ed anche il disco freno più grande per l’Austria, ma l’obiettivo era cercare di ritrovare il feeling che avevo perso ieri. Fin dall’inizio ho ritrovato il passo di sabato e poi siamo riusciti a migliorare l’assetto. Abbiamo chiuso nella top 10, quindi sono contento perché sono stato abbastanza veloce”.

Non è ancora riuscito invece a darsi una spiegazione del calo di ritmo accusato nella gara di ieri con la gomma dura al posteriore:

“Sembra che per qualche motivo le tre Yamaha che hanno usato la gomma dura (lui, Quartararo e Morbidelli) abbiano perso sei o sette decimi di passo in gara. Le altre moto invece non li hanno persi, perché le KTM e le Ducati sono arrivate davanti con la hard, quindi la scelta non era male. Vinales, che invece ha usato la media, ha mantenuto più o meno il ritmo di sabato. Ne abbiamo parlato anche con la Michelin, ci hanno detto che controlleranno, ma io sinceramente il perché non me lo spiegare”.

Insomma, non si sta 20 anni nel Motomondiale senza poi prendersi delle responsabilità quando è necessario dire le cose come stanno. Effettivamente, le categorie inferiori alla Motogp (quindi Moto 2 e Moto 3) sono davvero molto pericolose, spesso piene di manovre anche al limite della pazzia (qualcuno si ricorda della “pinzata” di Fenati, poi giustamente punita?). 

Il modo in cui queste categorie vengono gestite, a partire dalle qualifiche, dovrebbe essere rivisto in toto, senza dimenticare comunque un fatto importantissimo: negli ultimi due decenni, la sicurezza nel motorsport ha fatto passi da gigante, ma si può sempre fare meglio, soprattutto quando riguarda l’incolumità dei piloti.

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