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Paralimpiadi, Valentina Petrillo replica a JK Rowling: "Si preoccupa solo se uso il bagno delle donne"

La surreale polemica a distanza tra l'autrice di Harry Potter e la transgender napoletana continua: l'atleta intervistata dal Times smonta punto per punto le tesi della scrittrice.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Non accenna a placarsi la surreale polemica a distanza tra JK Rowling, la scrittrice della saga di Harry Potter, e l’atleta transgender Valentina Petrillo. Visto che non poteva continuare a scagliarsi contro Imane Khelif, che l’ha tacitata a colpi di denunce al pari di Elon Musk, Donald Trump e altri personaggi di spicco schieratisi contro di lei, l‘autrice britannica ha assunto come simbolo del male e dell’imbroglio la 51enne podista napoletana, ipovedente e in gara tra gli uomini fino a sei anni fa. Poi l’inizio del processo di cambiamento e il debutto nella categoria femminile. Ha vinto imbrogliando? No, non ha vinto nulla. Anzi, l’uso massiccio di ormoni femminili l’ha rallentata.

Valentina Petrillo, l’intervista verità al Times

In un’intervista al Times Petrillo racconta finalmente la sua verità, smontando punto per punto le tesi di Rowling. “Le Paralimpiadi? Era la vita perfetta. Era bellissima. Sono stata accolta da tutti. Fuori, so che non sarà la stessa cosa”, dice svelando particolari dolorosi della sua vita. Valentina, nata Fabrizio, ha denunciato infatti nel corso dell’intervista di essere stata oggetto di molestie quotidiane a casa, prima che i riflettori si accendessero su di lei. Quanto alla partecipazione alle Paralimpiadi, ha rispettato le regole di World Para Athletics: il suo livello di testosterone, infatti, è stato inferiore a dieci nanomoli per litro di sangue per almeno un anno prima delle competizioni.

La replica a JK Rowling: “Altro che imbrogliona”

La testimonianza di Valentina continua: “Dal 2015, quando il Cio ha aperto le Olimpiadi alle persone transgender, c’è stata solo una persona che ha gareggiato, Laurel Hubbard. E c’è stata solo una persona apertamente transgender che ha partecipato alle Paralimpiadi, io. Quindi tutta questa paura che le persone trans possano distruggere il mondo dello sport femminile in realtà non esiste. La gente diceva che molti uomini sarebbero andati a gareggiare come donne solo per vincere, ma questo non è successo affatto. È solo transfobia. JK Rowling mi ha definita ‘imbrogliona dichiarata e orgogliosa?‘ È preoccupata solo del fatto che io usi il bagno delle donne, ma non sa nulla di me”.

Valentina Petrillo ipovedente: la malattia di Stargardt

Altro che rose e fiori, da diversi anni l’esistenza della Petrillo è un inferno. A 14 anni le è stata diagnosticata la malattia di Stargardt, male ereditario e incurabile che provoca delle aree scure permanenti al centro del campo oculare. Fatica a distinguere le persone, riesce a leggere un testo a malapena premendo una lente d’ingrandimento su uno schermo, distingue le linee della pista quando corre solo inclinando la testa e prendendo punti di riferimento paralleli per riconoscere il traguardo. Ha ripreso a correre a 41 anni, vincendo undici titoli nazionali nella categoria T12. Da quando gareggia tra le donne, i successi si sono azzerati. Un’imbrogliona al contrario. “Meglio essere una donna lenta e felice che un uomo veloce e infelice”, il suo motto.

La terapia ormonale e i secondi persi: da uomo era più veloce

Già, perché la terapia ormonale di fatto l’ha rallentata: “L’inizio è devastante. Ho preso dieci chili nel primo mese. Il mio metabolismo è cambiato completamente. Nel primo anno, il mio petto è cresciuto e, mentalmente, tutto era diverso. Ho iniziato ad avere una sensibilità molto maggiore. La più piccola cosa mi faceva venire voglia di piangere”. In sei mesi Petrillo ha perso più di dieci secondi nei 400 metri e due secondi e mezzo nei 200. Ma le ha fatto assai più male il divieto di utilizzare gli spogliatoi femminili durante una gara master ad Ancona: “Alla fine della gara ho detto alle ragazze: ‘Vi rendete conto che non ci vedo nemmeno?’. Tutti questi aspetti negativi erano nel mondo olimpico. Nel mondo paralimpico, non ho mai avuto problemi”.

La disforia di genere: Fabrizio Petrillo diventa Valentina

Ma quand’è che Petrillo, dopo un matrimonio e la nascita di un figlio, ha sentito di essere donna? Dopo la morte della madre. “Avevo sempre detto che era un segreto che avrei tenuto fino alla tomba. Significava distruggere tutto ciò che avevo creato. È stato molto doloroso. Abbiamo visto insieme (all’ex moglie Elena, ndr) uno psicologo sessuale. Dopo quattro mesi, hanno detto che avevo una disforia di genere. L’omosessualità è stata rimossa dalla Classificazione Internazionale delle Malattie dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1990, ma essere transgender è considerato un disturbo mentale. Non è bello“.

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