Una lacrima solca il viso, perché quello che s’è visto oggi sul Chatrier potrebbe non avere più un seguito. Difficile pensare a un 61esimo atto della saga tra Novak Djokovic e Rafael Nadal, che sul campo che più di ogni altro gli ha dato gloria e onore cede con onore al serbo, implacabile nel corso del primo set e un po’ meno preciso e continuo (ma comunque efficace) nel corso della seconda partita. Il 6-1 6-4 finale è il commiato col quale Nadal saluta Parigi: avrà una chance (bella grande) di tentare un’altra scalata alle medaglie nel torneo di doppio, in coppia con Carlos Alcaraz, ma intanto la corsa nel singolare s’è chiusa al secondo turno, come logica voleva. Perché contro questo Djokovic, questo Nadal poco avrebbe potuto.
- Avvio shock: Djokovic non deve neanche faticare
- L'orgoglio del campione: Nadal recupera da 0-4
- L'epilogo: Nole "senza cuore", poi solo lacrime ed emozioni
Avvio shock: Djokovic non deve neanche faticare
C’ha provato Rafa, che pure ha dimostrato di essere ormai lontano parente di quello che da queste parti ha dominato per più di due lustri. Djokovic non ha dovuto nemmeno dannarsi troppo l’anima: partita lineare, quella del serbo, intelligente nel provare a marciare sugli attuali punti deboli del maiorchino. Che ha mostrando un po’ di naturale fatica negli scambi prolungati, specie subendo le variazioni di ritmo di Nole.
Che è partito bene al servizio e che ha trovato subito il break nel secondo gioco, sfruttando la capacità di entrare bene con il dritto. Nadal ha provato a resistere, ma ogni volta che s’è presentato alla battuta ha faticato a trovare la giusta continuità. Merito però di Djokovic, che ha saputo ottenere un altro break in un gioco nel quale lo spagnolo ha servito solo prime (della serie: cosa debbo fare di più?). Quando Rafa trova il modo per arginare l’ondata del serbo, il pubblico capisce che è il momento di sostenerlo: non basta per volgere a proprio favore l’inerzia di un set ormai andato, chiuso sul 6-1 senza apparenti difficoltà, ma almeno serve per mandare un piccolo segnale.
L’orgoglio del campione: Nadal recupera da 0-4
Nadal non gioca male, anzi da fondo a tutte le proprie risorse. Solo che Djokovic viaggia a una velocità differente: il secondo set è la fotocopia del primo, col serbo che fa incetta di palle break e lo spagnolo che non ha armi per difendersi.
Sul 4-0 però l’orgoglio del campione viene fuori: Rafa trova il primo game del parziale e poi, nel sesto gioco, si spinge ancora oltre, ottenendo la prima palla break dell’intero incontro, sulla quale a Djokovic viene il braccino (doppio fallo e 4-2). Un altro turno di servizio convincente scalda l’atmosfera dello Chatrier, tutto a trazione Nadal: nell’ottavo gioco il serbo fatica a servire con continuità e si ritrova il rivale di sempre addosso, lesto ad approfittare della seconda delle due palle break avute a disposizione. Sul 4-4 tutti sognano un favoloso finale al terzo set, anche perché dieci minuti prima c’era chi era pronto a lasciare gli spalti, convinto che il bagel fosse ormai a un tiro di schioppo.
L’epilogo: Nole “senza cuore”, poi solo lacrime ed emozioni
Il nono gioco però dimostra ancora una volta che se Nole decide di essere Nole per il resto del mondo non c’è molto da fare. Nadal prova a tenere botta, alza i giri del motore al servizio, ma arriva a concedere ben 4 palle break al serbo, che proprio alla quarta trova la forza per piazzare il quinto break di giornata.
Sugli spalti in molti si portano le mani al volto: quello che si andava prefigurando era il finale perfetto della saga, ma Djokovic è l’unico in tutto lo stadio a pensarla diversamente. E da buon rapace qual è non si fa prendere dalla foga: due ace nel decimo gioco condannano Nadal, che pure almeno un tiebreak se lo sarebbe meritato, eccome, quantomeno per il modo col quale è riemerso dalle sabbie mobili dove s’era andato a ficcare.
Finisce con una stretta di mano e un abbraccio che è già leggenda: tutti sanno che non ci sarà più un momento simile nella storia del gioco, ma tutti sentono che è come se un pezzo di sé se ne sia andato nel medesimo istante in cui il giudice di sedia ufficializza la vittoria (scontata) di Djokovic, che si diletta a suonare il classico violino. Nadal saluta il “suo” Chatrier: occhi lucidi, ma tanta gratitudine. E un torneo di doppio per spingersi ancora verso un ultimo grande sogno a cinque cerchi.