Mal comune mezzo gaudio? Forse. L’ondata giustizialista è partita – ironia della sorte – dalla sollevazione popolare di molti tifosi della Juventus. “Perché solo noi? Perché solo la Juve?”, le domande sollevate dagli stessi legali del club bianconero subito dopo la stangata della Corte d’appello federale, che ha comminato 15 punti di penalizzazione dopo aver esaminato gli atti dell’inchiesta Prisma. Subito da Torino si è invocata altrettanta durezza nei confronti delle altre. Sampdoria, Empoli, Genoa e gli altri club minori coinvolti nel procedimento e assolti? Macché. Il riferimento è soprattutto al Napoli, per il caso Osimhen.
- Osimhen, i giovani inseriti come contropartite dal Napoli
- Plusvalenza Napoli, chiesti altri sei mesi per le indagini
- Niente intercettazioni, pochi rischi per De Laurentiis
Osimhen, i giovani inseriti come contropartite dal Napoli
Piccolo riassunto delle puntate precedenti. Nell’estate del 2020 il bomber nigeriano, grande trascinatore della squadra di Spalletti nella fantastica cavalcata di questa stagione, fu ingaggiato dal Lille per circa 70 milioni, di cui poco meno di 20 rappresentati dalla cessione del portiere Karnezis e di tre giovani del vivaio: Manzi, Palmieri e Liguori. Un caso più che sospetto di possibile plusvalenza gonfiata, già giudicato dalla Procura Figc ad aprile. Il Napoli, come le altre società coinvolte, fu prosciolto da ogni accusa. Ma il procuratore Chiné, come si legge su Repubblica, è pronto a chiedere gli atti alla Procura di Napoli, che indaga sul caso. A quanto pare, dovrà aspettare un bel po’.
Plusvalenza Napoli, chiesti altri sei mesi per le indagini
Le indagini del pm napoletano De Falco, il magistrato che, coordinato dal procuratore aggiunto Amato, ha iscritto De Laurentiis e quattro membri del CdA azzurro nel registro degli indagati, sono infatti lunghe e accurate. Tanto che è appena partita una richiesta di proroga di sei mesi. Se ne riparlerà a luglio, insomma, per chiudere la fase istruttoria e decidere per l’archiviazione o la richiesta di rinvio a giudizio (falso in bilancio e dichiarazione fraudolenta tra gli eventuali capi d’imputazione). Fino ad allora i magistrati napoletani possono riservarsi di non inviare nulla a Chiné. E nel frattempo il campionato sarà finito.
Niente intercettazioni, pochi rischi per De Laurentiis
Il Napoli, dunque, è tranquillo. Primo perché si tratterebbe, eventualmente, di un singolo caso a modesto impatto sui bilanci, sanissimi, della società partenopea. Secondo: perché dalle carte non emergerebbe nulla di compromettente. Terzo: perché intercettazioni, a differenza dell’inchiesta Prisma, non ce ne sono. E sarebbero state quelle a fare la differenza in favore dell’accusa nel processo sportivo alla Juve, con le ammissioni di illeciti degli stessi dirigenti bianconeri. L’avvocato Fulgeri, che assiste De Laurentiis in sede penale, ha dichiarato a Repubblica: “Il Napoli è convinto di poter dimostrare la regolarità dell’operazione, peraltro l’unica sulla quale ci sono accertamenti investigativi”. Non solo in serie A: anche in tribunale il Napoli ha una signora difesa.