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Pozzecco "promuove" Poeta a suo successore in azzurro: "Sarebbe perfetto". E intanto stasera parte Virtus-Brescia

Il CT azzurro a ruota libera in vista di EuroBasket 2025. "Bisogna credere nei sogni, ma anche nei giocatori italiani. Con DiVincenzo andrò a parlare"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Da stasera si fa sul serio: Bologna che punta alla 17esima conquista del tricolore, Brescia che spera di farlo per la prima volta, ma la sostanza poco cambia, perché di mezzo c’è uno scudetto e Segafredo e Germani non vogliono lasciare nulla d’intentato. “Sarà una finale incerta, equilibrata e avvincente. E non mi dispiacerebbe se ci fosse qualche italiano protagonista”, chiosa Gianmarco Pozzecco. Che in testa ha soprattutto EuroBasket, forse l’ultimo capitolo della sua vita sulla panchina azzurra. Ma che di certo uno sguardo a quel che succederà tra Bologna e Brescia dovrà pure buttarlo.

Il dilemma dei “passaportati”, la voglia di costruire “una squadra”

Sarebbe bello capire a quali italiani si riferisce il Poz quando dice che vorrebbe vederli protagonisti. Perché uno di questi è Amedeo Della Valle, che pure della sua nazionale non ha mai fatto parte. E se dovesse portare la Germani al titolo? Di sicuro, più d’uno chiederebbe a Pozzecco di farci un pensierino sopra. Anche perché, aspettando che si risolva la vicenda legata a Donte DiVincenzo (per ora tutto tace), non è che la coperta sia poi tanto lunga.

“Se DiVincenzo o Darius Thompson saranno o meno disponibili non dipende né dal sottoscritto, né tantomeno dalla FIP, ma solo dalla burocrazia. Mi piacerebbe avere un ventaglio di scelta maggiore, ma non so ancora se potrò averlo”. Di sicuro quel che vorrebbe Pozzecco è vedere una nazionale diversa rispetto a quella ammirata al preolimpico lo scorso anno.

“Dove feci scelte sbagliate, e che non hanno pagato. Per EuroBasket 2025 torneremo a fare esattamente quello che avevamo fatto nel 2022 e nei mondiali del 2023: mi focalizzerò su alcune scelte imprescindibili, cercando il giusto mix tra talento e costruzione di un’identità di squadra. Una volta bastava chiamare i giocatori migliori, quelli venivano e ti risolvevano i guai. Oggi non è più così: serve costruire un gruppo unito e coeso, che vada oltre le individualità”. E un nome spendibile c’è già:Nick Melli sarà della partita”.

L’elogio a Poeta: “Più avanti di me, merita solo lodi”

Il futuro incerto è una spada di Damocle che pure non sembra distogliere più di tanto l’attenzione dal lavoro quotidiano. “Se a fine Europei il presidente Petrucci riterrà opportuno cambiare, allora sappiate che io sarò il primo sostenitore del cambiamento. Per il momento non ho ricevuto alcuna offerta sul tavolo, neppure da squadre di club, ma le valuterò dovessero arrivare perché sento di essere portato per fare questo lavoro”.

Proprio come ha dimostrato di esserlo Peppe Poeta, pronto a giocarsi la sua prima finale scudetto nell’anno del debutto da allenatore. “Sta dimostrando che è un grandissimo coach, oltre ad essere una persona straordinaria e molto empatica. Peppe è già più avanti di me rispetto a quanto ho cominciato ad allenare: con lui ogni giocatore prende i suoi tiri, e ha un grandissimo rispetto di se stesso, della squadra e degli avversari. Farei volentieri il suo secondo, e lo stesso dicasi di Casalone, Fucà, Fois, tutti quei ragazzi che lavorano nel mio staff ma che meriterebbero di avere l’opportunità di essere head coach. Poeta mio successore in azzurro? Perché no, sarebbe la persona più indicata”.

Il grido d’allarme: “Tuteliamo gli italiani”

EuroBasket dovrà rappresentare un momento di riscatto per un’Italia uscita con le ossa rotte dal preolimpico 2024. “Però ormai con tutti questi “passaportati” che arrivano all’ultimo le gerarchie e valori cambiano continuamente. Non illudiamoci: fare previsioni oggi è azzardato, pensiamo solo a fare il nostro e a creare la nostra identità. Tenere alta l’asticella è una necessità, ma ripeto, non facciamoci illusioni.

Spero soprattutto che il sistema basket riscopra e tuteli il concetto di “italianità”: bisogna far crescere e responsabilizzare i nostri giocatori, perché più italiani consentono alla gente di identificarsi maggiormente nei propri beniamini. È una cosa che vale per il basket, così come per il calcio. Prendete Spalletti: paga per tutti, ma cos’altro avrebbe potuto fare?”.

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