L’ambizione è il sale della vita, o forse quello è l’ottimismo, come era solito ripetere Tonino Guerra in un famoso spot. Solo che Gianmarco Pozzecco di quello slogan ha deciso di prendere la parte… sbagliata, nel senso che ha fatto capire di non nutrire poi tutto questo ottimismo pensando a quello che attende la nazionale italiana in vista dei prossimi appuntamenti internazionali. “Una medaglia olimpica italiana oggi non è realistica, perché il basket è cambiato e non c’è modo di poter contendere un simile obiettivo a nazionali più forte di noi”, ha spiegato in un’intervista a La Repubblica. Quasi a voler far sapere al mondo intero che non c’è modo di vedere l’orizzonte schiarito dopo le delusioni del recente passato.
- "Il basket è cambiato, noi dobbiamo accelerare"
- Il nuovo gruppo: "Andrò da DiVincenzo. E aspetto Gallinari"
- Credere nei giocatori italiani: "In pochi lo fanno"
“Il basket è cambiato, noi dobbiamo accelerare”
Certo Pozzecco una cosa l’ha sempre fatta, sin da quando era un ragazzino imberbe che sfidava quelli più grandi: dire la verità, e dirla senza utilizzare troppi tecnicismi o scorciatoie. “Rispetto ad Atene 2004, quando vincemmo l’argento, il mondo della pallacanestro è stato stravolto. Allora Team USA poteva finire dietro di noi, mentre la Germania era Nowitzki più undici giocatori. Oggi la Germania è composta da 12 super atleti, e anche il Sud Sudan che una volta veniva ai giochi a fare la comparsa, adesso può dire la sua contro chiunque. Con una concorrenza così, stare al passo è decisamente complicato”.
Insomma, un Poz “realista” che pure si gonfia il petto ricordando le ultime imprese mancate della sua nazionale. “A EuroBasket 2022 abbiamo regalato il finale di partita alla Francia nei quarti, altrimenti in semifinale saremmo andati noi dopo aver già battuto la Serbia. E al mondiale 2023 ci siamo fermati soltanto davanti a Team USA. Sulla carta, visti i valori in campo, non avremmo dovuto spingerci tanto in là, eppure lo abbiamo fatto, anche se sapere che avremmo potuto far meglio mi fa incazzare ancora adesso. Poi c’è chi parla di fallimento, ma qui è meglio che non rispondo…”.
Il nuovo gruppo: “Andrò da DiVincenzo. E aspetto Gallinari”
EuroBasket 2025 sarà con ogni probabilità l’ultimo appuntamento nel quale Pozzecco siederà sulla panchina della nazionale. E il processo di integrazione del nucleo “vecchio” con i giovani che si sono affacciati nel recente passato procede senza indugi. “La fusione va avanti, le idee le abbiamo e sono piuttosto chiare, anche se questo mi porterò a fare delle scelte che mi provocheranno dolore, perché non vorrei tagliare nessun giocatore.
Il cuore direbbe di portare quanti più elementi già presenti tre anni fa, poi però mi rendo conto che devo essere lucido nelle analisi e portare i migliori che attualmente sono sulla piazza. Dovrò fare le giuste valutazioni”.
Tra i possibili azzurrabili c’è Donte DiVincenzo: “Presto andrò a parlargli. So che ha voglia di venire a giocare in nazionale, ma non ha ancora il passaporto per farlo. Gallinari? Lo conto sempre, spero a giugno stia bene”.
Credere nei giocatori italiani: “In pochi lo fanno”
EuroBasket 2025 è una vetrina importante per un gruppo che ha mostrato di poter competere con le migliori nazionali del continente, e che soprattutto ha un nuovo nucleo piuttosto giovane composto dai vari Spagnolo, Procida, Sarr, Niang e altri ancora.
“Io devo aiutare ognuno di loro a vivere i loro sogni, perché se glieli censurassi partiremmo già battuti. Credo negli italiani, competitivi com’ero io quando cercavo di andare a sfidare il mondo intero. Purtroppo non molti allenatori italiano oggi credono nei giocatori italiani, e questo mi far star male.
Poi mi dico: anche uno come Van Gogh non ha ricevuto il rispetto dovuto al tempo in cui dipingeva, e può capitare anche a un povero coach di basket di non piacere. Tra essere rispettato e amato ho scelto da un pezzo, e basta guardarmi in campo per capirlo. Alla fine contano solo i tuoi giocatori e i risultati che porti a casa”.