Di razzismo nel calcio, e non solo, si è tornato a parlare per la morte del giovanissimo talento di origine etiope Seid Visin, che aveva giocato nelle giovanili dell’Inter e del Milan, suicidatosi a soli 20 anni a Nocera Inferiore, provincia di Salerno, dove abitava con la famiglia che l’aveva adottato. Un evento indubbiamente tragico ma che, secondo i genitori e l’allenatore del ragazzo, non derivava da episodi razzisti: è vero che Seid si era sfogato su Facebook sulla sua difficoltà a integrarsi e sugli episodi di discriminazione di cui è stato oggetto, ma era un post risalente al 2019, e secondo l’allenatore, era perfettamente integrato.
L’ex juventino Claudio Marchisio, pochi giorni fa, aveva avuto un durissimo sfogo sulla questione del razzismo in Italia, e, da un’altra ottica, è tornato a parlarne l’attaccante dell’Inter Romelu Lukaku in un’intervista alla CNN. “Credo che, in questo momento, il razzismo nel calcio sia al massimo storico – ha detto Lukaku -. Il motivo? La colpa è anche dei social media. A essere onesto non vedo davvero progressi. Vedo molte campagne e tutto il resto, ma fino a quando non viene intrapresa una vera azione non cambierà nulla. In Italia, quando è successo a me direttamente, si è fatto qualcosa perché la Serie A ha parlato con la mia squadra”.
“Abbiamo cercato di educare le persone in Italia che non va bene, perché l’Italia è un paese bellissimo e sono stato accettato davvero bene da tutti, tifosi dell’Inter e non – ha continuato il bomber nerazzurro -. Penso che quando è successo, qualcosa è cambiato. È quello che dovrebbero fare tutte le leghe. Dovrebbero parlare con i giocatori e fondamentalmente cercare di fare le cose con i giocatori e con le loro squadre. Quando si è parlato della Superlega, la gente e i fan sono scesi in strada per protestare. Io stesso non volevo che accadesse. Ma perché non metti la stessa energia anche quando si tratta di razzismo?”.