Se l’Inter finora non si è ancora espressa ufficialmente sulle accuse di razzismo che avrebbe rivolto Acerbi a Juan Jesus, aspettando di conoscere lo svolgimento delle indagini, ecco che a prendere posizione è Marcus Thuram. Il bomber nerazzurro non si scaglia apertamente contro il compagno di squadra ma fa capire nitidamente la sua posizione.
- Papà Lilian un caposaldo nella lotta al razzismo
- Per Thuram giusto che Acerbi non sia in Nazionale
- Thuram solidale anche con Maignan
- Anche Tomori in prima linea contro il razzismo
Papà Lilian un caposaldo nella lotta al razzismo
Non poteva essere diversamente, peraltro. Il padre dell’attaccante nerazzurro, l’ex Parma e Juve Lilian Thuram, è da sempre in prima linea nella lotta al razzismo. Dal ritiro della nazionale Marcus dice: “In casi del genere non è il momento di andare in Nazionale”.
Per Thuram giusto che Acerbi non sia in Nazionale
La punta francese continua: “Quando c’è una procedura così grave in corso, il giocatore deve rimanere al club per difendersi o per dire ciò che è successo. Non è il momento di andare in nazionale in tali momenti”.
Thuram solidale anche con Maignan
Per meglio chiarire la sua posizione Thuram ricorda i casi di razzismo subìti dal suo compagno di Nazionale Maignan: “Sono d’accordo con lui quando dice che bisogna uscire dal campo. Bisogna sbattere il pugno sul tavolo per far capire a tutti che il razzismo è inammissibile”.
Thuram comunque fa pure mea culpa per il gesto fuori luogo (la strizzatina nelle parti basse) nei confronti di Savic, durante la gara Champions con l’Atletico: “Non dovevo farlo, ma non temo la Var. È stata una serata complicata perché non fa mai piacere essere eliminati dalla Champions. Ma adesso vogliamo vincere lo scudetto”.
Anche Tomori in prima linea contro il razzismo
Sulla vicenda Acerbi-Juan Jesus è intervenuto anche Tomori. Il difensore del Milan, a margine dell’evento “Tutti i colori dello sport”, organizzato da Fondazione Milan, ha raccontato la sua esperienza con il razzismo: “Fortunatamente non ho mai vissuto situazioni spiacevoli in prima persona, ma il problema esiste e va affrontato. È qualcosa che mi fa incazzare. Sono contento che tanta gente si impegni per far sì che gli episodi diventino sempre meno frequenti: in Inghilterra ci sono progetti che vanno avanti da decenni però, prima che sul campo, certi argomenti devono essere trattati soprattutto nella vita quotidiana”.