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La rivincita di Nicolò Melli: l'Eurolega a 34 anni è uno schiaffo (anche) all'Olimpia. Che intanto dice addio a Mirotic

Nicolò Melli ha vinto la sua prima Eurolega: a 34 anni, dopo che Milano l'ha "scaricato" la scorsa estate, s'è preso la soddisfazione più grande. E intanto Mirotic se ne va al Monaco

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

S’è chiuso un cerchio a casa Melli, ed è perfetto proprio come quello che aveva disegnato Giotto qualche buon secolo fa. Perfetto come la stagione di Nick, che dopo il brusco addio con Milano ha ritrovato “casa” al Fenerbahce, che in sorte gli ha portato quella “maledetta” Eurolega che in passato aveva visto sfuggire sempre a un passo dal traguardo. Così, a 34 anni, il reggiano s’è preso la soddisfazione più grande: diventare campione d’Europa, e farlo da protagonista in una squadra che alla vigilia della stagione, al netto di un roster di assoluta qualità, in pochi avrebbero pronosticato in cima al continente.

Finalmente l’Eurolega: a 34 anni coronato il grande sogno

Per Melli, questa è stata molto più di una semplice rivincita. Lui che aveva accettato di tornare in Italia e provare a far fare il definitivo salto di qualità all’Olimpia, senza sapere che il salto in realtà sarebbe stato all’indietro, come ha dimostrato la storia recente (tre stagioni senza play-off per Milano: mercato alla mano, uno scenario che nessuno avrebbe osato immaginare).

Quando in estate Messina l’ha messo alla porta (con la dirigenza che non ha battuto ciglio), la chiamata dalla Turchia è sembrata salvifica, e in effetti lo è stata: ha ridato lustro e voglia di combattere a Nick, ha rimesso soprattutto al centro del progetto del Fener un giocatore funzionale e importante. Con la masterclass di difesa mandata a referto nelle due gare della final four di Abu Dhabi a coronare un sogno inseguito una vita intera.

E quelle lacrime scovate dalle telecamere nelle battute conclusive della partita vinta contro il Monaco stavolta erano lacrime di gioia: un pianto liberatorio col quale Melli ha ripercorso tutte le tappe che l’hanno portato a diventare ciò che è diventato, e che a 34 anni gli hanno dato le chiavi della gloria.

L’emozione di Nick: “Una stagione di sfide, il finale perfetto”

L’emozione è stata grande, così come la sensazione di aver centrato un titolo che (forse) non sarebbe più tornato a disposizione. “C’ero andato vicino due volte, ma dal 2018 ad oggi non avevo avuto più l’opportunità di lottare per vincere. Anche il mio amico Gianluca Basile prima del match mi aveva scritto dicendo che avrei dovuto giocare bene, perché cominciavo ad essere vecchio e le porte si stavano chiudendo.

Sapevo che aveva ragione, ma alla fine quella che per me era diventata una specie di ossessione s’è rivelata alla stregua di una meravigliosa liberazione. Ho passato tante fasi nella mia carriera da sportivo, e certo quelle delle ultime stagioni sono state molto particolari.

Nella mia testa è passato di tutto e per questo alla fine ho pianto. Ho pensato alla mia famiglia, ai miei amici, al mio agente che è stato sempre dalla mia parte. Erano tutti qui per una ragione, e quella ragione si è finalmente realizzata. È stata un’annata piena di sfide, di infortuni e di risalite, ma siamo stati resilienti e ci siamo meritati questa Eurolega”.

L’Olimpia si consola con i giovani (che però andranno in NCAA)

Melli è la conferma che nel basket italiano c’è tanto talento, e che forse il problema rimane quello di sempre, cioè l’incapacità di saperlo sfruttare a dovere. Ad Abu Dhabi peraltro l’Italia s’è presentata anche con l’Olimpia Milano nella sua versione giovane, con la selezione che ha partecipato alla fase finale Next Gen di Eurolega, cedendo soltanto nell’atto conclusivo allo Zalgiris Kaunas.

Ma elementi come Achille Lonati, Luigi Suigo e Diego Garavaglia hanno dimostrato al mondo intero di avere un potenziale enorme: tutti andranno a giocare in NCAA, nei college americani (ormai la moda è dilagante da quando sono state “liberati” i contratti di sponsorizzazione per gli atleti universitari), con la “promessa” di tornare in Italia per rendere la nazionale molto più di una semplice comprimaria nell’attuale panorama cestistico internazionale.

Mirotic ha detto si al Monaco: due anni senza alcun lieto fine

Mentre l’Olimpia dei grandi, che nel frattempo ha steso Trento e s’è presa la semifinale scudetto (domani sera scoprirà se contro Bologna o Venezia, che ha spinto la serie a gara 5), il prossimo anno non avrà più Nikola Mirotic: praticamente fatto il passaggio del montenegrino al Monaco, che saluta dopo due stagioni dove è sembrato solo di passaggio, con lampi di classe che non hanno prodotto alcun risultato di squadra tangibile.

E una convivenza complicata con lo stesso Melli che ha finito per mettere alla porta quest’ultimo. Che alla lunga è quello che c’ha guadagnato più di tutti.

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