Ci ha creduto, Lorenzo Musetti, ma alla fine s’è dovuto piegare una volta di più a quel fuoriclasse immenso che risponde al nome di Novak Djokovic. Che per un paio d’ore abbondanti s’è visto scaraventato giù dal trono di numero uno al mondo, che pure continuerà a vacillare nei prossimi giorni, perché la figura resta incombente e in generale la condizione del serbo non offre tutte le garanzie dovute. Alla fine però contro Musetti è Nole a spuntarla in coda alla partita più “notturna” della storia del Roland Garros. Nella quale Lorenzo ha sognato ad occhi aperti, salvo poi risvegliarsi quando il più sembrava fatto. Come succede spesso contro i campioni.
- La partita dei sogni, pure con i rimpianti iniziali
- La reazione del campione: Musetti sembra Djokovic
- Il momento propizio: nel terzo set Nole sull'orlo del precipizio
- L'incredibile reazione del numero uno del mondo
- L'epilogo più razionale: Musetti chiude in riserva
La partita dei sogni, pure con i rimpianti iniziali
La partita più incredibile della carriera di Lorenzo Musetti comincia quando in Italia sono le 22,40. L’attesa è grande al Philippe Chatrier: Djokovic sa di giocarsi tanto, ma pure Lorenzo sa che questa è un’occasione che nella vita chissà quante altre volte ricapiterà. Che il serbo non sia più la macchina da guerra di un tempo è opinione diffusa, e allora tanto vale tentare la sorte. E il fatto che (un po’ a sorpresa) il pubblico francese si schieri da subito dalla parte del carrarino aiuta a pensare che l’impresa possa essere realmente possibile.
Musetti però si aiuta soprattutto da solo: con uno strettino e un passante d’autore si prende subito il break nel terzo gioco, anche se in quello successivo subisce l’immediata reazione del serbo, che impazza con la smorzata. Il botta e risposta però fa capire a Nole che stasera (anzi, stanotte) ci sarà da sgobbare. La partita va avanti all’insegna dell’equilibrio e al servizio nessuno sembra dare segni di cedimento. Il primo set però è già di per sé una maratona: si chiude dopo ben 55’ con Djokovic che, seppur esausto, trova la forza per convertire la prima di due palle break procurate nel dodicesimo game, con Musetti che si butta via a un passo dal tiebreak.
La reazione del campione: Musetti sembra Djokovic
Il serbo però denota preoccupanti segnali di stanchezza fisica. E questo Lorenzo lo intuisce a chiare lettere. Di più: Djokovic alla pausa va negli spogliatoi e riemerge dopo oltre 6’, che a norma di regolamento sono troppi, ma nessuno si prende la prima di sanzionarlo. Il problema è che Nole, anche quando sembra morto, sa sempre trovare il modo per reagire: si procura tre palle break nel quarto gioco e riesce a sfruttare proprio la terza, salvandosi poi due volte ai vantaggio nel game successivo, col quale sale sul 4-1.
In un mondo “normale” la pratica sarebbe già avviata verso la naturale conclusione, ma questo Musetti ha la pellaccia dura: nel settimo gioco aumenta il numero dei colpi e il serbo spedisce in rete la prima delle due palle break concesse. I turni di servizio di Lorenzo sono meno sofferti di quelli a cui è costretto l’avversario, che pure in un modo o nell’altro riesce a portare la questione al tiebreak.
Dove però Musetti scatta sul 3-0, prima di vedersi raggiunto da due vincenti al servizio di Nole, più un dritto senza senso che non dà scampo al carrarino. Che subisce di nuovo l’iniziativa dell’avversario e che sul dritto spedito in rete sul 5 pari consegna il set point che potrebbe chiudere virtualmente la partita. Ma due errori non forzati di Djokovic ribaltano la situazione e consegnano il primo set point al toscano, che non si fa pregare e con una meravigliosa volee ottiene il punto che vale la nuova parità dopo quasi due ore e mezza di gioco.
Il momento propizio: nel terzo set Nole sull’orlo del precipizio
Il Chatrier prende freddo (temperatura sotto i 10 gradi), ma il calore che si respira attorno a Musetti è di quelli che scaldano vertiginosamente tutta l’aria attorno. L’italiano adesso fiuta il colpo: il break assestato a zero nel quarto gioco testimonia però che Djokovic è al gancio, falloso e nervoso, ma soprattutto irretito di fronte alla solidità del toscano. Le cui gambe girano che è una meraviglia, col pubblico che si schiera apertamente dalla sua aperta. La partita è piena di colpi a sensazione, ma Nole è in balia delle onde: i turni di servizio sono un supplizio (appena il 30% di punti con la seconda nel set) e l’ottavo si rivela ancora una volta dannato, con Musetti che brekka a zero e scappa sul 2-1.
L’incredibile reazione del numero uno del mondo
Per capire chi è davvero Novak Djokovic basta guardare quel che accade nel quarto set. Dopo nei primi giochi il serbo è palesemente in difficoltà, ma comunque in grado di difendersi con le unghie e con i denti, trovando sempre una via d’uscita per evitare di finire nuovamente sotto. Così nel quinto gioco, complice anche un doppio fallo di Musetti, ecco che si presentano due opportunità per strappare di nuovo il servizio al toscano. Che sulla prima si salva con un servizio vincente, ma che sulla seconda non riesce a tenere in campo una palla che consegna a Nole il carburante necessario per ripartire.
La partita cambia di nuovo padrone all’istante: adesso è Musetti che rincorre da una parte all’altra del campo, e il dritto di Djokovic si fa sentire pesante. Altro break nel settimo gioco, che pure non affossa del tutto il toscano, che nell’ottavo gioco trova il modo per recuperarne almeno uno, salvo poi consegnarsi nuovamente al serbo nel gioco successivo per il 6-3 che spedisce la partita al quinto set.
L’epilogo più razionale: Musetti chiude in riserva
Sono le 2,30 passate, e mai una partita al Roland Garros s’era chiusa così tardi. Le forze sono quelle che sono: Musetti adesso sente la fatica e la maggior caratura tecnica e di esperienza di Djokovic fa tutta la differenza del mondo. Tenere il servizio si rivela essere impresa troppo ardua per il toscano, che cede la battuta per il terzo gioco di fila nel secondo game del parziale, di fatto alzando bandiera bianca senza porre condizioni (perderà anche gli altri due game, quindi 6 turni consecutivi). Il treno buono era passato nel set precedente, ormai è solo una rapida discesa verso l’inevitabile epilogo: chiude 6-0 Djokovic che si salva per il rotto della cuffia, un po’ come fatto da Zverev contro Griekspoor, e la scalata di Sinner alla numero uno deve ancora attendere.