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Rugby, Mondiale a 24 squadre e nuova Nations Cup: scatta la rivoluzione, Sei Nazioni più compresso

Deciso l'allargamento del Mondiale a 24 squadre a partire dall'edizione del 2027 in Australia: sei gironi e poi ottavi, quarti, semifinali e finale. Nasce una nuova coppa.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Una rivoluzione è alle porte: World Rugby, la federazione che governa il mondo della palla ovale, ha approvato a maggioranza durante la seduta del consiglio internazionale tenuta a Parigi a ridosso della conclusione della Coppa del Mondo la tanto agognata riforma del calendario internazionale, che entrerà in vigore a partire dal 2026. La vera grande novità è rappresentata dalla creazione di una nuova competizione, denominata Nations Cup, che vedrà al via le 12 migliori nazionali secondo quanto previsto dal ranking.

Rugby Nations Cup: l’Italia con le più forti

In campo quindi le sei europee che partecipano al Sei Nazioni (Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Italia e Scozia) più le quattro dell’emisfero Sud che fanno parte del The Rugby Championship (Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica) e ulteriori due nazionali selezionate tra quelle che hanno dimostrato di potersi confrontare al meglio con le dieci già citate (Fiji in primis, in virtù anche della qualificazione ai quarti di finale ottenuta nel mondiale francese, e probabilmente il Giappone, tra le prime otto nella rassegna del 2019).

E parallelamente partirà anche una competizione denominata Challenge Series (anche se il nome è da confermare) che vedrà al via le successive 12 formazioni che nel ranking internazionale occupano le posizioni comprese tra la 13esima e la 24esima, che soltanto a partire dalla terza edizione in programma nel 2030 potranno dar vita a un meccanismo di retrocessioni e promozioni dalla Nations Cup.

World Rugby, addio vecchi Test Match

L’idea di World Rugby è di sfruttare le finestre dei test match estivi e autunnali per far disputare le gare, e la cadenza delle manifestazioni sarà a carattere biennale, prendendo cioè in esame gli anni pari. Negli anni dispari resterebbero in vigore gli abituali test match che potranno contemplare anche sfide con formazioni che fanno parte dell’altra competizione (cioè tra una delle prime 12 e una delle seconde 12 del ranking).

Queste novità vanno anche nella direzione di una nuova “chiarezza” nei rapporti tra le nazionali e le squadre di club, con particolare riferimento anche al rilascio degli atleti per l’attività internazionale, che spesso e volentieri è stata al centro di numerose critiche tanto dall’una, quanto dall’altra parte. Questo anche allo scopo di ottenere una complementarità tra calendari, tale da consentire a ogni singolo giocatore di gestire i carichi di gioco in maniera appropriata, a beneficio del cosiddetto player welfare.

Della cosiddetta Challenge Series ad oggi farebbero parte Portogallo, Georgia, Samoa, Tonga, Uruguay, Stati Uniti, Spagna, Romania, Namibia, Cile, Canada e Hong Kong, ma da qui al 2026 non è escluso che si possa assistere a qualche novità.

Mondiale a 24 squadre e Sei Nazioni compresso

L’altra grande novità, anche questa nell’aria da tempo, riguarda invece la prossima Coppa del Mondo, quella in programma in Australia nel 2027: sarà la prima aperta a 24 squadre, e non più alle canoniche venti come avvenuto a partire dal 1999. Probabilmente la formula prevederà una ripartizione in sei gironi da quattro squadre ciascuno, dove le prime due e le quattro migliori terze andranno a comporre il quadro degli ottavi di finale, proseguendo poi con quarti, semifinali e finali.

Tutto questo in nome di una crescente richiesta arrivata da più continenti, che premono per allargare il novero delle nazionali presenti in quella che, a livello di audience tra gli appassionati e in generale nei media (anche tradizionali), è la maggiore vetrina di cui gode l’universo della palla ovale. Una rivoluzione che pure non andrebbe a intaccare la durata del torneo, che addirittura potrebbe essere ridotta da sette a sei settimane (se ne parlerà più avanti).

Chi rischia invece di veder stravolto il proprio calendario canonico è il Sei Nazioni, che per effetto della nascita della Nations Cup potrebbe effettivamente essere accorciato di una settimana: anziché il solito schema spalmato sulle sette settimane (le prime due in campo, la terza di riposo, la quarta di nuovo in campo, la quinta di riposo e le restanti due per chiudere) verrebbe compresso in due trance da tre giornate consecutive, una di riposo e le restanti due nuovamente accorpate. Ma da qui al 2026 ci sarà tempo e modo per parlarne. Nel frattempo l’attenzione è tutta concentrata sulla super finale tra Springboks e All Blacks.

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