Ci potrebbe essere un nuovo imputato nel caso del presunto ricatto nei confronti della famiglia di Michael Schumacher. A finire ora sotto la lente di ingrandimento della magistratura tedesca ci sarebbe l’infermiera che è stata accanto all’ex campione.
Il processo a Wuppertal
Il processo nei confronti di presunti ricattatori di Michael Schumacher è cominciato con una confessione. Nel primo atto che si è celebrato la scorsa settimana è stato il 53enne Ylmaz Tozturkan a dichiarare la sua colpevolezza: “Pensavo di guadagnare un po’ di soldi con la storia. La somma doveva essere divisa per tre. Doveva essere tra i 10 e i 15 milioni di euro. Ho scaricato i file e li ho copiati su quattro chiavette USB. Ho chiesto a mio figlio di creare un indirizzo mail non rintracciabile”. Insieme al 53enne sono indagati nel caso anche il figlio Daniel e l’ex esperto di sicurezza della famiglia Markus Fritsche.
L’unico a negare le accuse fino a questo momento è stato proprio quest’ultimo (per otto anni alle dipendenze della famiglia) che nell’udienza della scorsa settimana non ha testimoniato ma ha fatto leggere dall’avvocato una sua dichiarazione: “Il mio cliente nega di aver prodotto o copiato dati senza autorizzazione”. Ma secondo le indagini sarebbe proprio lui ad aver ideato il piano.
Le indagini della Procura
La lista degli imputati però potrebbe diventare più lunga visto che la Procura di Wuppertal ha aperto un fascicolo anche su una delle infermiere che è stata vicina a Michael Schumacher. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa DPA, la donna però sarebbe stata licenziata per “scarsa assistenza”. A rivelare il coinvolgimento della 30enne sarebbe stato proprio Tozturkan che ha raccontato che sarebbe stata proprio la donna a consegnare il materiale oggetto del ricatto (1500 foto, oltre a video e note mediche) perché aveva bisogno dei soldi. Inoltre l’avvocato di Tozturkan ha chiarito: “Abbiamo visto testimoni raccontare che l’infermiera e Fritsche erano molto uniti e sembravano avere un rapporto più stretto di quello che si potrebbe definire come di una normale collaborazione“. La donna oggetto ora di indagini era stata chiamata a testimoniare nel primo giorno del processo ma non si era presentata.