La situazione del calcio italiano è da anni in profondo rosso. I numeri riflettono la situazione del campo e la scarsa competitività a livello europeo, palesata dall’assenza di squadre italiane ai quarti di Champions League e dai risultati economici presentati con gli ultimi esercizi.
Un miliardo di perdite e 3,4 miliardi di debiti al netto dei crediti: sono questi i numeri presentati da La Gazzetta dello Sport che analizza i risultati economici e finanziari dei club di Serie A della stagione 2020/2021, la prima totalmente segnata dagli effetti del Covid.
Come spesso sottolineato, la pandemia ha dato un colpo (si spera non definitivo) certamente importante all’industria del calcio italiano.
Un settore troppo spesso non trattato come vero e proprio settore industriale ma di puro entertainment, come se non necessitasse di gestione manageriale e di supporto considerata l’importanza che ricopre a livello socio-economico nel tessuto industriale del Belpaese.
Se è vero che nella stagione in corso possono essere evidenziati segnali di ripresa, dovuti soprattutto al ritorno allo stadio dei tifosi e relativi introiti per le società, i due anni appena passati riflettono una situazione allarmante per il calcio italiano sotto il profilo economico. Entriamo nel merito dei numeri.
Il debito aggregato in Serie A
Le stagioni 2019/2020 e 2020/2021 necessitano di un’analisi completa e aggregata.
Il lockdown, e conseguente stop dei campionati, della primavera 2020 ha infatti creato un disallineamento dei dati contabili per via dello slittamento di ricavi e costi rispetto alla competenza contabile.
Lo slittamento delle gare del campionato 2019/2020 ai mesi estivi ha comportato infatti la registrazione di alcuni ricavi in un momento successivo, andando ad impattare sull’analisi dell’andamento anno per anno.
Nel 2020/21 la Serie A ha registrato un deficit aggregato di 1.025 milioni, mentre nella stagione precedente, solo parzialmente influenzata dalla pandemia, lo stesso dato presentava un valore di -754 milioni nel 2019/20
Nel 2018/2019 la perdita aggregata era stata di 292 milioni rendendo tangibile e sostanzioso il peggioramento dei conti dei club del massimo campionato italiano.
La motivazione è da ricercare non solo in minori ricavi caratteristici e nella diminuzione delle plusvalenze realizzate (900 milioni in meno di ricavi totali nei due anni), ma anche in un aumento dei costi pari a 450 milioni di euro tra stipendi e ammortamenti.
Meno ricavi e più costi
Il peggioramento del conto economico, come detto, è riconducibile a due fattori: meno ricavi e più costi.
I ricavi caratteristici nel 2018/2019 erano stati pari a 2,7 miliardi, mentre nelle due stagioni influenzate dall’emergenza pandemica si sono ridotti di 450 milioni.
A questo si sommano le minori plusvalenze realizzate in sede di calciomercato, con una perdita aggregata nei due esercizi di circa 450 milioni alla voce “plusvalenze”.
Un discorso, quello relativo al player trading, che tocca particolarmente il nostro calcio che negli ultimi anni aveva fatto grande affidamento sulla capacità di realizzare importati ricavi in sede di calciomercato.
Dall’altro lato, i costi sono addirittura cresciuti per 450 milioni durante le stagioni 2019/2020 e 2020/2021, con maggiori stipendi per 200 milioni e maggiori ammortamenti per 300.
Un valore, quello del costo del lavoro allargato, che influenza particolarmente l’andamento economico e strutturale dei club di Serie A, oltre a rappresentare un indice di bilancio valutato dalla FIGC in sede di controllo.
Vale la pena ricordare come alcuni club (Genoa, Sampdoria e Udinese) abbiano anche optato per la sospensione di una quota degli ammortamenti, come previsto dalle normative a sostegno delle aziende in periodo Covid, per un totale aggregato di circa 100 milioni di euro.
Oltre questo, anche la possibilità di rivalutare i beni iscritti tra le immobilizzazioni ha conseguenze sull’analisi delle perdite aggregate.
Delle squadre partecipanti alla Serie A 2020/2021 sono state otto le società che hanno usufruito di questa normativa: Cagliari, Crotone, Genoa, Inter, Napoli, Sampdoria, Torino e Udinese.
La sospensione degli ammortamenti e la rivalutazione dei beni immobili iscritti a bilancio hanno dunque prodotto effetti positivi sui conti dei club e calmierato quelli negativi.
Le società più virtuose
La situazione illustrata a livello aggregato per la Serie A deve far conto anche con alcuni esempi virtuosi che il nostro campionato può mettere in mostra.
Su tutti Atalanta ed Hellas Verona che rappresentano due modelli di sostenibilità economica e finanziaria a livello italiano.
L’Hellas Verona ha realizzato un utile nel 2020/2021 di circa 1 milione di euro che va a sommarsi agli 8 milioni del 2019/2020. Una situazione che ha permesso ai veneti di concedere i dividendi agli azionisti per il secondo anno di fila.
L’Atalanta, invece, ha accumulato 129 milioni di euro di profitti negli ultimi 5 anni e anche il prossimo bilancio si prevede si chiuda con risultato positivo. I bergamaschi nella scorsa stagione hanno fatto registrare un utile di 51,7 milioni di euro (record in Serie A) e con l’Hellas Verona è l’unico club che ha mantenuto il bilancio con segno positivo nel 2020/2021.
Se dal lato economico la Dea e l’Hellas sono le società modello del campionato, sotto il punto di vista finanziario anche Fiorentina, Napoli e Spezia rappresentano un buon esempio per il fatto di non avere debiti bancari iscritti a bilancio.
La società più indebitata verso finanziatori esterni è l’Inter, seguita dalla Roma (270). Mentre la Juventus presenta un valore di 215 milioni, in decremento grazie alle recenti ricapitalizzazioni.
La classifica dei debiti della Serie A 2020/2021:
- Inter – 698,1 milioni di euro
- Juventus – 611 milioni di euro
- Roma – 523,4 milioni di euro
- Lazio – 204,4 milioni di euro
- Milan – 157,1 milioni di euro
- Genoa – 152,8 milioni di euro
- Parma – 139 milioni di euro
- Napoli – 135,5 milioni di euro
- Udinese – 106,1 milioni di euro
- Sampdoria – 104,8 milioni di euro
- Sassuolo – 88,1 milioni di euro
- Bologna – 82 milioni di euro
- Cagliari – 77,3 milioni di euro
- Torino – 67,6 milioni di euro
- Atalanta – 60 milioni di euro
- Fiorentina – 57,8 milioni di euro
- Verona – 45,5 milioni di euro
- Benevento – 30 milioni di euro
- Spezia – 15,4 milioni di euro
- Crotone – 10,1 milioni di euro
Articolo a cura di Marco Pino