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Sinner, la PTPA e Nassar fanno retromarcia sul caso doping: “Trattato ingiustamente”. Wawrinka costretto a spiegare il suo tweet

La PTPA e il suo ceo Nassar intervengono nuovamente sul caso doping di Jannik Sinner per spiegare il senso delle parole nel documento presentato alla corte di New York. E Wawrinka ritratta

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Sinner ha scelto la strada del silenzio. Dopo la sospensione per tre mesi per la vicenda clostebol, il tennista azzurro e numero 1 del ranking mondiale si è concesso pochissime uscite ufficiali e ancora meno dichiarazioni. Tutto segreto al momento ma del suo caso doping si continua a parlare, a maggior ragione dopo la causa presentata dalla PTPA di Djokovic.

La retromarcia della PTPA

Ai più attenti e a quelli che hanno avuto la pazienza di spulciare la causa presentata dalla PTPA alla Corte di New York non è sfuggito un passaggio che riguardava Jannik Sinner e il suo caso doping. Affermazioni che più che chiedere una seria revisione del sistema antidoping nel mondo del tennis, sembravano l’ennesimo attacco all’altoatesino.

Ora su quelle parole arriva un nuovo intervento del ceo della PTPA, Ahmad Nassar: “Sono sempre stato coerente e chiaro riguardo il caso di Jannik. E’ stato trattato ingiustamente da un programma antidoping non controllato, illegale e inappropriato. Allo stesso tempo altri hanno notato che è stato trattato meno ingiustamente di altri giocatori. La soluzione è non trattare lui più ingiustamente di altri, o almeno trattare gli altri tennisti nello stesso modo”.

La proposta sul sistema antidoping

L’intento di Nassar con le sue dichiarazioni è quello di provare a mitigare le polemiche scaturite dalla causa presentata a New York, che più che mettersi dalla parte dei giocatori è sembrata in alcuni casi (Sinner e Rune) solo un atto di accusa. Ma il risultato finale non è estremamente convincente così come non è convincente neanche la proposta di riforma del sistema antidoping: “La nostra soluzione è avere lo stesso trattamento nei confronti d tutti i giocatori. Se qualcuno non è nel torto, come deciso detto da ITIA e Wada, come è possibile che serva oltre un anno per decidere con il risultato di una sentenza di tre mesi. Il sistema non funziona e bisogna cambiarlo”.

Wawrinka costretto a spiegare il suo tweet

A distanza di tempo, anche lo svito Stan Wawrinka torna a parlare del caso doping di Sinner. Lo svizzero nel corso di un’intervista ha provato a chiarire il suo tweet “Non credo più in uno sport pulito”, e sembra addolcire un po’ le sue parole: “Nell’ultimo anno due numeri 1 sono risultati positivi. E noi giocatori lo abbiamo saputo soltanto dopo mesi. Quello che chiediamo è trasparenza e che le cose migliorino per il tennis. Ci auguriamo solo dei grandi match e non vogliamo vedere nessuno fuori dal nostro sport, figuriamoci i numero 1 al mondo. Vogliamo trasparenza, è l’unica cosa che conta”.

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