Il libro dei record è fatto per essere aggiornato, e Federico Cinà ha impiegato poco per trovare penna e calamaio. Un concentrato di vitalità, tecnica ed esuberanza, perché non si vincono partite nei Masters 1000 come se fossero noccioline, specie quando si ha appena 18 anni (anzi, quando si avranno, cioè tra 10 giorni esatti) e quel mondo l’hai visto soltanto in televisione. Eppure “Pallino” in due set appena s’è regalato già la nomea di predestinato: per come ha vinto, per come ha saputo uscire dalle criticità del momento, per i margini che ha mostrato di possedere. Una vittoria che profuma di storia, attesa alla riprova contro Dimitrov in un secondo turno dove il palermitano poco o nulla avrà da perdere.
- La felicità, la fatica, l'emozione di sfidare Dimitrov
- Il confronto con Sinner, Alcaraz e Zverev nei Masters 1000
- Solo Nadal vinse due gare di fila al debutto in un Masters 1000
La felicità, la fatica, l’emozione di sfidare Dimitrov
Vederlo sorridente e felice, benché stremato dopo quasi due ore di partita, era il minimo sindacale. “Non sono abituato a giocare a questo ritmo, è stata veramente dura, ma alla fine volevo completare l’opera e mi sono detto che nemmeno i crampi avrebbero potuto fermarmi”, ha spiegato Cinà, che dalla settimana prossima sarà ufficialmente nei primi 400 giocatori del ranking (oggi è virtualmente alla 369, poi da qui a lunedì si vedrà).
“Sono stremato, perché la fatica s’è fatta sentire e i crampi non mi hanno aiutato. Quando ho avuto la palla per chiudere il match sul servizio di Comesana non riuscivo a muovermi bene, ma sono stato bravo a restare attaccato al match e a chiudere i conti al tiebreak. Ho dato tutto, proprio come sapevo che avrei dovuto fare per non rischiare di sprecare questa opportunità.
Avendo avuto poco tempo per allenarmi su questi campi, le incognite erano tante ma sapevo che con tanta dedizione ne sarebbe potuto scaturire qualcosa di buono. Sono felicissimo e anche contento di poter sfidare Dimitrov, un giocatore che ho sempre apprezzato tanto”.
Il confronto con Sinner, Alcaraz e Zverev nei Masters 1000
Dimitrov, giusto per rendere l’idea, un anno fa a Miami disputò la finale, battuto senza troppi fronzoli da Jannik Sinner. Col quale Cinà può dire già di condividere un particolare non di poco conto: sono tra i pochi tennisti ad aver vinto all’esordio vittorioso in un Masters 1000, ricordando quando Jannik batté Steve Johnson al suo debutto assoluto a Roma nel 2019 a 17 anni e 9 mesi.
A Carlos Alcaraz invece il primo match in un Masters 1000 restò indigesto, sconfitto al terzo set da Emil Ruusuvuori a Miami quando aveva 17 anni e 10 mesi. Era un po’ più giovane (17 anni e mezzo) Sascha Zverev quando debuttò nel 2014 a Cincinnati, sconfitto da Benoit Paire.
Anche Dimitrov perse nel 2011 a Miami al primo turno contro Sergiy Stakhovsky, sebbene fosse entrato nel main draw dopo i successi ottenuti nelle qualificazioni contro De Voest e Massu. Insomma, vincere all’esordio non è roba da tutti i giorni.
Solo Nadal vinse due gare di fila al debutto in un Masters 1000
Giusto per scomodare i fuoriclasse indiscussi della racchetta, vi basti sapere che anche Novak Djokovic al debutto assoluto in un Masters 1000 non riuscì a regalarsi una vittoria: il 18enne Nole perse a Cincinnati nell’estate del 2005 contro Fernando Gonzalez, che vinse in rimonta al terzo.
Un altro che non riuscì a spuntarla all’esordio fu nientemeno che Roger Federer: aveva 17 anni e mezzo quando debuttò a Miami nel 1999, sconfitto dal danese Kenneth Carlsen. Cinà, insomma, può dire aver fatto meglio di due icone già immortali della racchetta. E magari provare a spingersi oltre, con l’obiettivo magari di emulare quanto fatto da Rafael Nadal a Monte Carlo 2003, quando a 16 anni e 10 mesi superò ben due turni (contro Kucera e Albert Costa), prima di fermarsi contro Guillermo Coria agli ottavi.
Rafa era un predestinato, specie sulla terra, ma Federico può già sognare ad occhi aperti. Anche perché ha saputo atterrare con tutti e due i piedi in un mondo totalmente diverso rispetto a quello al quale era abituato: due settimane fa a Sharm el Sheik ha conquistato il suo secondo titolo Futures in carriera, lasciando per strada un solo set durante tutto il torneo, dopo che lo scorso settembre a Bazau, in Romania, aveva centrato il primo successo in un torneo ITF. Ora però si apriranno certamente nuove strade: Roma potrebbe strizzargli l’occhio, e chissà che cosa gli riserverà l’avvenire.