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Sinner, lacrime e silenzi negli spogliatoi dopo la finale con Alcaraz: "Ho tenuto il telefonino lontano"

In un'intervista a Der Spiegel, Jannik spiega come ha superato il trauma del ko e dei tre matchpoint non sfruttati: "Non credo di aver sbagliato così tanto, ora ci ho fatto pace".

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

I retroscena più toccanti li aveva rivelati Darren Cahill, ospite del podcast di Andy Roddick. Le lacrime negli spogliatoi, gli abbracci coi membri del team, i lunghi silenzi che avevano accompagnato il post ko con Carlos Alcaraz nella finale del Roland Garros. Ma sono interessantissimi pure i dettagli forniti dallo stesso Jannik Sinner. Che indicano come il rosso di San Candido abbia superato – o almeno, così assicura – il trauma di una vittoria sfuggita via quando sembrava ormai a portata di mano. Con quei tre matchpoint a disposizione nel quarto set che sembravano l’anticamera del Paradiso e che invece si sono trasformati nell’inizio di un incubo. Sportivo, s’intende.

Sinner, il cellulare e gli highlights dei matchpoint

Der Spiegel, storica e autorevole testata tedesca, ha approfittato della presenza del numero 1 della classifica ATP ad Halle per intervistarlo. Per fargli raccontare in che modo ha reagito a una sconfitta che avrebbe steso chiunque altro. “Ho tenuto il telefonino lontano, abbastanza lontano da non poterlo raggiungere. Ma ho guardato gli highlights e i tre matchpoint che ho avuto“, l’ammissione franca del campione azzurro. “Certo, non si dimentica una cosa del genere. Ma non la vedo come una cosa negativa, a volte anzi fa bene ricordare situazioni come questa. La prossima volta che mi ci troverò, saprò cosa devo fare diversamente”.

Roland Garros: poco o nulla da rimproverarsi per il numero 1

A dire il vero, non è neanche che Jannik abbia tanto da rimproverarsi. “Sul 15-40 ho tirato la risposta troppo lunga, il che mi ha dato fastidio”, è il dettaglio rivelato all’intervistatore. “Carlos ha semplicemente giocato bene per il resto della partita, sempre molto vicino alla linea, con molta potenza. Io invece ho tirato la palla in rete, è una conseguenza di ciò. Non credo di aver sbagliato poi così tanto. Sono successe cose che non posso cambiare, ma ci ho fatto pace. Ovviamente, all’inizio è stato doloroso per me: vedevo solo il lato negativo. Poi, lentamente, sono arrivati i pensieri positivi”.

Sinner e Alcaraz dominatori del tennis? Jannik non si fida

Il concetto, già espresso, è che in ogni caso Sinner ha giocato la miglior partita in carriera sulla terra: “Io e Alcaraz siamo riusciti a giocare cinque ore e mezzo di livello mondiale. Uno di noi due ha dovuto perdere, ma è stato anche bello che sia stata una finale così degna. Non capita spesso che la partita migliore sia anche la finale e l’atmosfera era straordinaria. La vedo così adesso”. E a proposito del duello con Alcaraz: “Abbiamo condiviso gli ultimi sei Slam, è già un piccolo segno. Molto dipende dalla forma fisica e dal talento ma alla fine è tutta una questione di mentalità. Al momento Carlos e io ce la stiamo cavando bene, ma le cose possono cambiare rapidamente. C’è già una nuova generazione che sta arrivando”.

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