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Sinner sulla scia di Tomba, Pantani e Rossi: la nuova icona dello sport italiano ha conquistato proprio tutti

I dati auditel testimoniano ormai come Sinner sia entrato in una nuova dimensione: solo Rossi, Pantani e Tomba hanno saputo catalizzare l'attenzione degli italiani come sta facendo Jannik

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

L’aspettavamo da tanto uno così. Di quelli in grado di fermare un intero Paese, trascinato letteralmente dentro la Sinnermania nel breve volgere di una manciata di partite. Perché tenere un milione e mezzo di spettatori incollati alla tv (peraltro a pagamento) la sera di Pasqua è davvero qualcosa che solo i grossi calibri sanno fare. Lo aveva fatto in una certa misura già a novembre, durante la Davis: ascolti record e osanna in tutte le salse. E chissà cosa potrebbe accadere se dovessero arrivare finali in serie tra Roma, Parigi e Wimbledon.

Tutti pazzi per Jannik: ormai è il nuovo mito dello sport italiano

Perché Jannik Sinner è il nuovo Re Mida dello sport italiano. Uno che tutto ciò che tocca trasforma in oro. Ormai anche i big del jet set vogliono farsi immortalare con lui: Laura Pausini l’ha fatto a Miami, durante i festeggiamenti per l’ennesima vittoria, e al suo cospetto sembrava davvero la ragazza che chiede una foto al proprio idolo: impossibile da immaginare solo qualche mese fa.

E chissà cosa accadrà a Roma, quando Sinner punterà a diventare per davvero l’ottavo re (in realtà saranno i tifosi stessi a incoronarlo, prima ancora di quel che dirà il campo). Uno sportivo che smuove le masse, una icona che lo sport italiano inseguiva da tempo.

Valentino Rossi, l’ultima vera icona

Per trovare l’ultimo predecessore di Sinner bisognerebbe citofonare a Tavullia. Piccolo paese al confine tra Marche ed Emilia Romagna, quello che ha dato i natali a Valentino Rossi. L’ultimo sportivo veramente iconico della storia italiana, di certo il primo del nuovo millennio. Quello che ha avvicinato milioni di curiosi alle moto, ammaliandoli prima per le sue gesta da guascone, poi soprattutto per le vittorie ottenute in pista.

In un’epoca in cui anche la Ferrari era vincente (grazie a Schumacher), Rossi ha rappresentato l’apice dello sport italiano, non soltanto quello legato ai motori. Ma c’è voluto più di un decennio per trovarne un degno successore.

Pantani, eroe tragico che ha segnato un’epoca

Gli anni ‘90 sono stati, invece, l’epopea d’oro di Marco Pantani. Uno che teneva incollati davanti alle tv milioni di italiani nei pomeriggi caldi e assolati di luglio, quando al Tour andava a mettere in riga tutti i rivali su salite mitiche e con azioni da leggenda.

Pantani, forse anche per la sua tragica fine, ha rappresentato una sorta di trade union con epoche lontane, rimembrando i fasti di Bartali e Coppi, che in tempo di guerra seppero dare speranza all’Italia, pur dividendo stuoli di appassionati quasi alla stregua di una contesa tra guelfi e ghibellini. Pantani sapeva mettere tutti d’accordo: impossibile non amarlo, impossibile non emozionarsi davanti ai suoi scatti. L’eroe maledetto, quello delle tante cadute e delle innumerevoli risalite, portato via da un destino che l’ha reso un eroe ancora più tragico agli occhi della gente.

Tomba la Bomba, capace di fermare anche Sanremo

Pantani arrivò sulla scena quando Alberto Tomba entrava nel rettilineo finale della sua carriera. Ma gli anni ‘90 sono anche affare suo: dovunque andasse, Tomba monopolizzava l’attenzione. E come il Pirata sapeva come tirar giù dal letto gli italiani di buon mattino, o magari fargli ritardare il pranzo domenicale per gustarsi la seconda manche e sperare in una vittoria.

Resta iconica la serata in cui fermò la diretta del Festival di Sanremo (27 febbraio 1998, Calgary, l’oro olimpico in slalom), ma sono state tantissime le gare che hanno fatto registrare ascolti record, portando lo sci in una dimensione mai raggiunta prima (e sostanzialmente mai più replicata, al netto dei trionfi recenti di Goggia e Brignone).

Icone che hanno saputo andare oltre il loro tempo, come fecero appunto Bartali e Coppi, o Moser e Saronni, o ancora Mennea e la nazionale di pallavolo di Velasco, quella della “generazione di fenomeni”. Storia applicata allo sport italiano di cui Sinner oggi rappresenta un’altra favolosa gemma.

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